Altri personaggi negativi: il politicante: Agamennone nell’Ifigenia in Aulide. Poi gli araldi Troiane, Eraclidi, Oreste
Sentiamo le accuse che Menelao indirizza al fratello Agamennone, grande capo della spedizione panellenica contro Troia, nell'Ifigenia in Aulide :
"lo sai, quando volevi ottenere il comando dei Danai contro Troia, senza ambirvi in apparenza, ma aspirandovi con la volontà, come eri umile, toccando ogni destra e tenendo aperte le porte per chi lo volesse tra i popolani, e dando udienza successivamente a tutti, anche se uno non la chiedeva, cercando con modi affettati di comprare dalla piazza l'oggetto dell'ambizione. Poi, quando ottenesti il potere, assunti altri modi, non eri più amico come prima agli amici di prima, inaccessibile e introvabile dentro i luoghi chiusi. L'uomo buono quando si trova in auge non deve cambiare i costumi[1], anzi, soprattutto allora deve essere costante verso gli amici, quando, con la buona fortuna, è in grado di far loro del bene"(vv. 337-348).
Negli Eraclidi, il coro dei vecchi ateniesi afferma che gli araldi ingrandiscono quanto è accaduto raddoppiandolo e innalzandolo come una torre (pa`si khvruxi novmo~ di;~ tovsa purgou`n, v. 293). Si tratta dell’araldo di Euristeo che ha minacciato Demofonte il re di Atene il quale lo ha cacciato. Così fanno oggi i giornalisti
Cassandra, nelle Troiane , introduce un discorso diretto a Taltibio[2] iniziando con queste parole :" davvero è tremendo il servo (h\/ deino;~ oj lavtri~).
Perché mai hanno questo nome gli araldi, oggetto di comune odio a tutti i mortali?" (vv.424-425).
Anche nell'Oreste l'araldo Taltibio fa una brutta figura nel racconto del messo che riferisce a Elettra i discorsi dell’assemblea di Argo: "Ed ecco si alza Taltibio che con tuo padre saccheggiava i Frigi. E parlò, lui che è da sempre sottoposto ai potenti, doppiamente, mostrava ammirazione per tuo padre, ma non approvava tuo fratello, intrecciando parole buone e cattive e dicendo che il figlio aveva istituito usanze non buone verso i genitori: e sempre rivolgeva occhiate ammiccanti agli amici di Egisto. Siffatta è questa genia: sul carro di quello che ha buona fortuna, saltano sempre gli araldi: ed è loro amico colui che nella città ha cariche e poteri"(vv. 888-897).
Di nuovo come i giornalisti di oggi, quasi tutti.
La teoria della classe media. Il galantuomo dell’Oreste. Teseo nelle Supplici
Nell'Oreste c'è un galantuomo che difende i figli di Agamennone per i quali il demagogo aveva proposto la lapidazione:"Un altro, però, alzatosi, diceva cose contrarie a quello; era un uomo di aspetto non bello, però animoso, uno che di rado bazzica la città e il cerchio della piazza, un lavoratore in proprio (aujtourgov~ ), di quelli che, soli, salvano il paese, e pure intelligente, quando vuole scontrarsi con le parole, integro, che conduce una vita irreprensibile" (vv.917-922).
Di Benedetto da questi versi ricava una "teoria della classe media"[3] secondo la quale la solidarietà di Euripide va verso i piccoli proprietari terrieri
Nelle Supplici di Euripide, Teseo propugna la teoria della classe media.
Tre sono le classi dei cittadini: i ricchi sono inutili e desiderano avere sempre di più, quelli che non hanno mezzi di sussistenza sono temibili ("deinoiv", v. 241) poiché si lasciano prendere dall'invidia e, ingannati dalle lingue dei capi malvagi, lanciano strali contro i possidenti.
Questa parte della teoria che vede nei poveri dei potenziali delinquenti si trova anche nella Costituzione degli Ateniesi dello Pseudo Senofonte. L’anonimo autore chiamato “il vecchio oligarca”, da August Boeck identificato con Crizia, cervello e capo politico dei “Trenta tiranni”, sostiene che nel popolo c’è il massimo di ignoranza , di disordine e malvagità: la povertà infatti spinge piuttosto alle turpitudini, come la mancanza di educazione e l’ignoranza che in alcuni nasce dall’indigenza (1, 5).
In conclusione:"Triw'n de; moirw'n hJ jn mevsw/ sw/zei povlei"-kovsmon fulavssous j o{ntin j a]n tavxh/ povli"", ( Supplici, vv. 244-245), delle tre parti quella che sta in mezzo salva le città, custodendo l'ordine che essa dispone.
Bologna 5 dicembre 2021 ore 17, 14
giovanni ghiselli
[1] Seneca nell’Epistola 120 scrive:"maximum indicium est malae mentis fluctuatio (20)... Magnam rem puta unum hominem agere " (22), il massimo segno di un animo volto al male è l'ondeggiare...Considera grande cosa rappresentare sempre la stessa parte.
[2] Questo personaggio nell'Iliade godeva di rispetto e autorità (cfr. 7, 276)
[3] Euripide: teatro e società , p. 193 e sgg. Ne riferirò commentando la Medea dopo il v. 125.
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