Questo è l’anno della ejpochv, arresto, fermata, sospensione.
Arresto e sospensione di che? Di quasi tutto.
Ho saputo poco fa che sono sospese le conferenze di Artecento dove sarei dovuto andare sabato prossimo a presentare Kafka. Dal 17 febbraio a ieri ho potuto fare solo sei conferenze, mentre nei dieci anni precedenti ne tenevo almeno una alla settimana. Di grazia che la Primo Levi per ora non è sospesa.
La cultura è stata in gran parte sospesa e arrestata : nei cinema nei teatri chiusi, nella scuola statale fatta in qualche modo.
Abbiamo dovuto sospendere per diversi mesi, e ora un’altra volta, le cene con gli amici, le conversazioni, gli abbracci, le strette di mano.
Anche Eros ha subito un arresto almeno quello tra gli amanti lontani, il più vivace.
Personalmente resisto bene poiché posso soddisfare ancora l’amore per lo studio, per la scrittura, per la bicicletta, per la corsa e per il sole quando viene a toccarmi l’anima come fa il plettro di Apollo con le corde della sua cetra.
Ora sto per andare alla Pimo Levi per tenere il mio corso sulle donne nell’epica greca e in quella latina. Sono arrivato alle Argonautiche di Apollonio Rodio e racconterò commentandolo l’innamoramento di Medea colpita da Eros e fulminata da Giasone. Voglio anticipare qui il commento di alcuni versi del IV canto, tanto per allenarmi poiché ogni conferenza è una prova, un vero e proprio agone davvero olimpico. Chi parla, supera la prova se ottiene l’attenzione ammirata del pubblico, perde miseramente e tristissimamente la gara se i presenti lo seguono con scarso interesse. La vittoria può ricevere borse di studio varie. Ve le lascio immaginare una per una.
Ma veniamo al poema di Apollonio Rodio
La Luna, come vide Medea correre verso Giasone, gioì con malizia e disse tra sé: non solo io brucio per il bell’Endimione, io che ho dovuto obbedire ai tuoi riti: ora il daivmwn ajlginoveiς (Argonautiche, IV, 64), il dio del dolore ti ha dato il penoso Giasone per la tua angoscia. Vai a sopportare dolori infiniti.
Altra apostrofe contro Eros si trova più avanti nello stesso canto: “atroce amore-scevtlie [Erwς, grande sventura mevga ph'ma, grande abominio per gli uomini, mevga stuvgoς ajnqrwvpoisin (Argonautiche IV, 445), da te nascono travagli e dolori. Vieni armato sui figli dei miei nemici a gettare rovina come hai fatto con Medea”
A queste calunnie su Eros ne aggiungerò altre assai numerose, di altri autori antichi e moderni, poi però a queste contrapporrò doverosamente gli encomi che riabilitano e rendono giustizia all’Amore, da cui
“nasce il piacer maggiore
che per lo mar dell’essere si trova”
Buona lezione dunque ai miei allievi e a me. Ora devo uscire
giovanni ghiselli
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