Già docente di latino e greco nei Licei Rambaldi di Imola, Minghetti e Galvani di Bologna, docente a contratto nelle università di Bologna, Bolzano-Bressanone e Urbino. Collaboratore di vari quotidiani tra cui "la Repubblica" e "il Fatto quotidiano", autore di traduzioni e commenti di classici (Edipo re, Antigone di Sofocle; Medea, Baccanti di Euripide; Omero, Storiografi greci, Satyricon) per diversi editori (Loffredo, Cappelli, Canova)
NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica
Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica
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mercoledì 1 settembre 2021
Telemachia IV parte
La poetica del canto nuovo e il dilettevole della poesia.
Telemaco, prima di rivendicare a sé il diritto al comando, scagiona gli aedi da ogni possibile taccia di essere cause dei casi luttuosi che narrano e dà indicazioni sia di poetica sia sui gusti del pubblico: il cantore deve dilettare ("tevrpein", v. 347), e gli uomini apprezzano maggiormente il canto che suoni più nuovo a chi ascolta (vv. 351-352). L'epos degli aedi dunque, come abbiamo già detto per la storiografia tucididèa, preferisce occuparsi di fatti recenti:"
La stupefazione dunque fa capire a Penelope che Telemaco è cambiato, ma i proci, tesi al piacere e al potere invece che all'apprendimento, rumoreggiarono nella sala ombrosa: tutti bramarono giacere nel letto accanto a lei (vv. 365-366).
Quindi Telemaco parlò a quei parassiti provocando, questa volta, stupore anche in loro con la sua determinazione. Infatti li invitò a non schiamazzare ma ad ascoltare l'aedo, simile agli dèi nella voce (v. 371). Qui Omero fa propaganda, per non dire pubblicità, alla sua categoria e a se stesso, dato che i suoi uditori non potevano non identificarlo con il personaggio omologo. Dobbiano notare però una differenza tra gli aedi dell'Odissea , Femio e Demodoco, e Omero "che si tiene rigorosamente nei limiti di un passato concluso e remoto.... Esiodo, che pure è un poeta della vita contemporanea, dice che l'aedo "celebra le gesta gloriose degli uomini antichi e gli dèi beati che abitano l'Olimpo" (Teogonia 99-100)" .
Poi Telemaco indice l'assemblea per la mattina seguente e dà un avvertimento ai pretendenti della madre: se non se ne andranno, invocherà i numi eterni (v. 378) contro l'ingiustizia che subisce da loro, ed essi la sconteranno. E' questa la linea etica che prosegue in Esiodo secondo il quale chi apparecchia i mali per un altro li prepara per se stesso (Opere , v. 265).
Così i proci sono avvisati. Antinoo, il pretendente che cadrà per primo sotto i colpi di Ulisse, risponde in maniera che suona ironica alle orecchie dell'ascoltatore, e si tratta di un’affermazione vera, della cui verità chi parla non è consapevole, come quella dei personaggi di Sofocle: infatti il caporione rinfaccia al ragazzo la verità sconosciuta al pretendente della madre: che un dio gli ha insegnato a parlare (vv. 384-385). In effetti è stata Atena ma Antinoo non lo sapeva.
Poi aggiunge un'imprecazione: che il Cronide non lo faccia re ("basilh'a", v. 386) di Itaca come è suo diritto d'erede per nascita ("geneh'/ patrwvïovn ejstin", v. 387).
Telemaco dunque va a letto assistito da Euriclea, e il primo canto si chiude con il giovane che pensa al viaggio ispirato da Atena.
giovanni ghiselli
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