NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

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venerdì 3 dicembre 2021

Quintessenze delle tragedie terza parte

Quintessenze di Eschilo

 

Lotta tra i sessi (le Supplici).

 

Attualizzazione e utilizzazione del mito. Dalla preistoria alla storia.

 Dal mu'qo" al lovgo".

 

(Pelasgo nelle Supplici; Oreste, argivo nell’Orestea).

Nelle Supplici di Eschilo il mito delle Danaidi è attualizzato: ad Argo c’è una “monarchia democratica”: il re Pelago fa dipendere da un voto popolare  la decisione di aiutare le 50 figlie di Danao inseguite dai 50 cugini i figli di Egitto che vogliono sposarle.

Le Danaidi quindi raccontano in breve la loro storia e chiedono al sovrano protezione dai tracotanti cugini che vorrebbero ghermirle. A questo punto Eschilo adatta il mito alla Costituzione ateniese, pur se il dramma è ambientato ad Argo dove   Pelasgo, sebbene re, rende omaggio alla democrazia affermando solennemente:"io non posso fare promesse prima- di avere reso questo problema comune (koinwvsa") a tutti i cittadini"(vv. 368-369).

 E quando le  Danaidi ribattono:"tu sei la città, tu incarni il potere del popolo,- signore che non subisce giudizi (a[krito", vv. 370-371), il monarca ribadisce:"te l'ho detto anche prima: senza il popolo (a[neu dhvmou) non posso agire neppure con il potere che ho"(vv. 398-399).

Il mito dunque viene attualizzato, come avverrà anche nelle successive Eumenidi (del 458)

Poi  Pelasgo aggiunge che occorre  un pensiero profondo, in grado di dare salvezza[1] (dei' toi baqeiva" frontivdo" swthrivou), e  capace di scendere nell’abisso, simile a un tuffatore (divkhn kolumbhth'ro"), con occhio vigile e non ebbro (vv. 407-409).

Del resto anche la democrazia vigente ad Atene era un regime popolare retto da uno stratego, Pericle, che di fatto era un re: “a parole si trattava dunque di una democrazia, ma in realtà del governo del primo cittadino” (ejgivgneto te lovgw/ me;n dhmokrativa, e[rgw/ de; ujpo; tou' prwvtou ajndro;" ajrchv, Tucidide II, 65, 9).

 

Oreste nelle Eumenidi  (del 458) è un personaggio positivo siccome è di Argo che dopo l’ostracismo di Cimone (461) e la rottura di Atene con Sparta, aveva stretto alleanza con Atene e aveva trasformato il suo regime in democratico come si vede nelle Supplici.

Invece nell’Andromaca di Euripide databile nei primi anni della guerra del Peloponneso (431-404) Oreste è un personaggio negativo in quanto recuperato dagli Spartani come figlio di Clitennestra e nipote di Elena.

 

 

Scontri tra civiltà: mitiche tra dei olimpici e Titani (Prometeo incatenato), preistoriche (matriarcato-patriarcato nell’Orestea) e storiche (  Persiani).

Eterno conflitto tra caos e cosmo, tra dispotismo e libertà, tra u{bri~ e swfrosuvnh. Cfr. Il maestro di Olimpia, il Partenone, l’Altare di Pergamo.

 

Titanomachia e Gigantomachia. Nella scultura e nella filosofia.

La lotta dell’ordine contro il caos è il tema di tutta la cultura greca arcaica e classica: non solo di quella letteraria, ma pure dell'arte figurativa: le sculture del maestro di Olimpia con la lotta tra Centauri e Lapiti del frontone occidentale del tempio di Zeus;  le metope  del Partenone con centauromachia, amazzonomachia, gigantomachia, ora in gran parte nel British Museum  di Londra; la Gigantomachia, fregio dell'altare di Pergamo[2] che ora si trova a Berlino, esprimono la stessa idea .

 "Non esiste…una vita nobile ed elevata senza la conoscenza dei diavoli e dei demoni e senza la continua battaglia contro di essi"[3], contro "giganti e titani, miticamente, gli eterni nemici della cultura"[4].

 E Prometeo, se da un lato è inventore di una tecnologia  del resto falsamente benefica, dall'altra fa parte di quelle creature caotiche  le quali formavano il corteggio della Magna Mater  mediterranea, che infatti viene invocata spesso nella tragedia di Eschilo dal titano sofferente.

Il fregio maggiore dell'altare di Pergamo (fatto costruire da Eumene II tra il 181 e il 160) riprende il tema dello scontro caos-cosmo con la gigantomachia che simboleggia la sconfitta dei Galati

 

Nel dialogo Sofista di Platone lo straniero di Elea segnala una gigantomaciva...peri; th'" oujsiva" (246a), una battaglia di giganti sull'essere. I due eserciti sono schierati così:"OiJ me;n eij" gh'n ejx oujranou' kai; tou' ajoravtou pavnta e{lkousi  tai'" cersi;n ajtecnw'" pevtra" kai; dru'" perilambavnonte". Tw'n ga;r toiouvtwn ejfaptovmenoi pavntwn diiscurivzontai tou'to ei\nai movnon o} parevcei prosbolh;n kai; ejpafh;n tina, taujto;n sw'ma kai; oujsivan oJrizovmenoi, tw'n de; a[llwn ei[ tiv" ti fhvsei mh; sw'ma e[con ei\nai, katafronou'nte" to; paravpan kai; oujde;n ejqevlonte" a[llo ajkouvein"(Sofista, 246a-b), gli uni dal cielo e dall'invisibile trascinano a terra tutto, acchiappandolo con le mani proprio come se si trattasse di rocce o di querce. E infatti attaccandosi a tutte le cose siffatte affermano che soltanto è, ciò che offre un contatto  e una presa manuale, e stabiliscono che l'essere e il corpo sono la stessa cosa, e  se qualcuno degli altri dirà che c'è qualche cosa senza corpo, lo disprezzano completamente  e non vogliono ascoltare nient'altro.

 Chi sono questi non miti giganti del materialismo? Secondo A. E. Taylor  Platone non allude agli atomisti ma al "crasso, ottuso materialismo dell'uomo medio"[5].

Il Giasone della Medea di Euripide, l'uomo che cerca l'utile, può entrare bene in questa categoria.

Altrettanto Labano, zio di Giuseppe e padre di Rachele nel grande romanzo biblico di T. Mann: “le mani erano larghe, calde, ugualmente pelose, mani da proprietario, di uomo tutto chiuso e limitato nei suoi pensieri cupamente terrestri: un vero grumo di terra, come pensò Giacobbe”[6]. Sono tali fin da bambini.

 

E gli avversari dell’altra razza, chi sono? "oiJ pro;" aujtou;" ajmfisbhtou'nte" mavla eujlabw'" a[nwqen ejx ajoravtou poqe;n ajmuvnontai, nohta; a[tta kai; ajswvmata ei[dh biazovmenoi th;n ajlhqinh;n oujsivan ei\nai " (246b), quelli che nel dibattito si oppongono loro, molto cautamente si difendono, appoggiandosi a regioni superiori e all'invisibile e sostenendo con forza che il vero essere consiste in alcune forme pensabili e immagini incorporee. I secondi sono più miti ("hJmerwvteroi" 246c).  I primi furono seminati nella terra e dalla terra sono sorti ("spartoiv te kai; aujtocqovne"", 247c), gli altri sono amici delle forme"tou;" tw'n eijdw'n fivlou"", 248a).

 

 

Conciliazione finale delle collisioni (Eumenidi). Alla fine dell’Orestea le Erinni ricevono da Atena il contentino dovuto a divinità minori e inferiori, dei meteci.

La trilogia si conclude con le terribili Erinni che diventano Eumenidi, un poco alla volta sempre più benevole appunto, e lanciano benedizioni:"salve, siate felici nel fortunato possesso della ricchezza, siate felici cittadini di Atene, che state vicino a Zeus, cari alla vergine cara, rimanendo saggi nel tempo: il padre ha sacro rispetto per chi sta sotto le ali di Pallade (vv. 996-1002).

Atena contraccambia l'augurio mentre si forma una processione che deve accompagnare le dèe venerande alla loro dimora sotterranea dove saranno ospiti; la parola greca è mevtoikoi (v.1011), meteci, che indica una condizione la quale non gode della piena cittadinanza e dell' optimum ius; questi infatti erano stranieri  che, pur coabitanti, non godevano dei diritti politici e subivano restrizioni anche nel campo dei diritti civili.

Nel compromesso tra le due religioni dunque, quella olimpica prevale.

Alla fine dell’Orestea di Eschilo le Erinni sopravvivono come Eumenidi: “Dopo l’intervento razionale di Atena, le Erinni-forze scatenate, arcaiche, istintive, della natura-sopravvivono: e sono dee, sono immortali. Non si possono eliminare, non si possono uccidere. Si devono trasformare, lasciando intatta la loro sostanziale irrazionalità: mutarle cioè da “Maledizioni” in “Benedizioni”. I marxisti italiani non si sono posti, ripeto, questo problema”[7].

Eliminato no, ma controllato sì. Sentiamo Freud: “Tiriamo quindi le conclusioni: l’intenzione degli sforzi terapeutici è quella in definitiva di rafforzare l’Io, di renderlo più indipendente dal Super-io, di ampliare il suo campo percettivo e perfezionare la sua organizzazione, così che possa annettersi nuove zone dell’Es. Dove era l’Es, deve subentrare l’Io. E’ un’opera di civiltà, come ad esempio il prosciugamento dello Zuiderzee”[8].   

 

Il segno sinistramente ominoso del tappeto rosso e il nomen omen di Elena (Agamennone)

 

Bologna 3 dicembre 2021 ore 16, 34

giovanni ghiselli

p. s.

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[1] Servirebbe anche oggi, 25 aprile 2015.

[2] 180-160 a. C.

[3] H. Hesse, Il giuoco delle perle di vetro, p. 293.

[4] J. Hillman, L'anima del mondo e il pensiero del cuore , p. 144.

[5] Platone, p. 597. Vedi la scheda “Il borghese” dopo il v. 621.

 

[6] T. Mann, Giuseppe e i suoi fratelli, La storia di Giacobbe, p. 272.

[7] P. P. Pasolini, Le belle bandiere, p. 54.

[8] S. Freud,  Introduzione alla psicoanalisi, in Sigmund Freud, Opere, 1930-1938, p. 190.

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