NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

Ciclo di incontri alla biblioteca «Ginzburg». Protagonisti della storia antica

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venerdì 3 dicembre 2021

Quintessenze delle tragedie seconda parte

 


 

L’ u{bri~ come dismisura demenziale, peccato morale,

difetto mentale, e pure errore politico e militare.

Eschilo: nei Persiani (del 472)  troviamo  un anatema dell' u{bri" maledetta come la mala pianta che"quando fiorisce dà per frutto una spiga di accecamento, donde si falcia una messe tutta di lacrime"(" u{bri" ga;r ejxanqou's j ejkavrpwse stavcun--a[th", o{qen pagklauvton ejxama'/ qevro"", vv.821-822).

 

 Sofocle dà un'interpretazione del tutto politica dell' u{bri", quando nell'Edipo re (vv.873-877) scrive:"La prepotenza fa crescere il tiranno u{bri" futeuvei tuvrannon, la prepotenza/se è riempita invano di molti orpelli/che non sono opportuni e non convengono,/salita su fastigi altissimi,/precipita nella necessità scoscesa...". Il contrario della prepotenza è la Giustizia (divkh) e i suoi profeti sono, oltre Solone, Esiodo ed Eschilo.

 

Nesso pavqo~ -mavqo~ (cfr. Agamennone, 177 tw`/ pavqei mavqo~). Può esserci resipiscenza (Alcesti, 940-a[rti manqavnw di Admeto e anche il Duskolo~ anemone di Menandro che prosegue sulla linea euripidea, e così pure gli  jEpitrevponte~  dove Carisio dice: “  ejgwv ti" ajnamavrthto", eij" dovxan blevpwn"(v. 588)

Dove non c’è ravvedimento, o il ravvedimento è tardivo, c’è la catastrofe cfr la conclusione dell’Antigone e vedi quella delle le Baccanti dove un  Dioniso spietato dice: “ troppo tardi ojyev ci avete riconosciuti, e quando era necessario non volevate saperne. (v. 1345)

 

 

Codice quadripartito: venerare gli dèi, onorare i genitori  accogliere gli ospiti (Supplici, Eumenidi di Eschilo), poi seppellire i morti (Antigone, Aiace).

Cfr. l’aggiunta oscena di Aristofane nelle Rane e quelle di Virgilio che nel VI canto dell’Eneide  menziona il peculiare vitium dell’italica gente, il clientelismo, e, tanto per non cambiare, asseconda la volontà di Augusto che lo proteggeva,

 

La democrazia come bene e il tiranno come figura negativa ( Serse nei Persiani di Eschilo; Edipo re e Antigone di Sofocle; Creonte di Tebe nelle Supplici di Euripide. Tebe come anticittà).

 “Nel secondo stasimo dell’ Edipo re di Sofocle, il Coro prega gli dèi di conservare “la nobile gara benefica per la città” (to; kalw`~ d j e[con- povlei pavlaisma, 866-867). Si può pensare che alluda alla competizione politica.

 

 

Il mito di Atene. Il poeta scrive per il popolo che per tutto il tempo dei tre autori vive in un regime democratico caratterizzato dalla libertà, a partire dalla irrinunciabile  parrhsiva.

La tragedia greca del V secolo è arte per il popolo.

Atene è celebrata da tutti e tre i tragediografi come la polis che accoglie i supplici, la città della paideia, dell’arte, sede di armonia, delle Grazie, delle Muse, del cielo e dell’aria luminosa.

Cfr Cicerone: “omnium doctrinarum inventrices Athenas” (Orator, I, 4).

Se ne ricorda Dante che nel  Purgatorio  XV, 97-105, presenta un esempio di mansuetudine facendo dire alla moglie di Pisistrato:"Se tu se' sire della villa,/del cui nome ne' dei fu tanta lite,/e onde ogni scienza disfavilla,/vendica te di quelle braccia ardite/ch'abbracciar nostra figlia, o Pisistrato"./E 'l segnor mi parea, benigno e mite,/risponder lei con viso temperato:/"che farem noi a chi mal ne disira,/se quei che ci ama è per noi condannato?".

 

 

Condanna della stupidità che coincide con l’empietà

Nell'Agamennone[1] di Eschilo il protagonista quando  esita a calpestare il tappeto di porpora dice:" to; mh; kakw'" fronei'n-qeou' mevgiston dw'ron[2]" (vv. 927-928);

Le parole conclusive dell’Antigone contengono la morale del dramma e presentano una  quintessenza presente in tutti e tre gli autori  : "il comprendere (to; fronei'n[3]) è di gran lunga il primo requisito/della felicità; è necessario poi non essere empio/ in nessun modo negli atti che riguardano gli dèi (crh; de; tav  g j ej" qeou;" mhde;n ajseptei'n)" [4].

Lo stesso Creonte alla fine lo capisce:"mh; fronei'n pleivsth blavbh" (v. 1051), non comprendere è il danno massimo. Ma è tardi (ojyev, 1270).

Luogo simile nelle Baccanti[5] :" Essere equilibrati e venerare gli dèi /è la cosa più bella (To; swfronei'n de; kai; sevbein ta; tw'n qew'n-kavlliston"), e credo che questo sia anche il bene/più saggio per chi sa farne uso (vv.1150-1151).

 

Condanne della guerra

Nel primo Stasimo dell’Agamennone (del 458) Ares viene definito "oJ crusamoibo;" d' j  [Arh" swmavtwn"(v.437), il cambiavalute dei corpi, nel senso che la guerra distrugge le vite e arricchisce gli speculatori.

Secondo Gaetano De Sanctis, Eschilo con questa tragedia ha voluto mettere in guardia gli Ateniesi"contro le guerre ingiuste, pericolose e lontane, onde tornano, anziché i cittadini partiti per combattere, le urne recanti le loro ceneri. La lista dei caduti della tribù Eretteide mostra quale eco dovesse avere nei cuori tale monito durante quella campagna d'Egitto (anni 459-454) in cui fu impegnato il fiore delle forze ateniesi"[6].

"invece di uomini

urne e cenere giungono

alla casa di ciascuno"(434-436).

Euripide nell’Elena, nell’Oreste e nell’Elettra sostiene che la guerra di Troia è stata fatta per un fantasma.

Nelle Troiane fa dire al dio Poseidone:

E’ stolto tra i mortali chi devasta le città mw'ro" de; qnhtw'n oJvsti" ejkporqei' povlei""

consegnando al deserto templi e tombe, luoghi sacri

dei morti: egli stesso dopo è già morto (94-96)

 

Bologna 3 dicembre 2021 ore 11, 49

p. s.

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[1] Del 458 a. C.

[2] Il non capire male/ è il dono più grande di dio.

[3] "Con fronei'n, "saggezza", il coro non allude a qualità teoretiche, come la conoscenza o la sapienza, ma a un modo di pensare, di sentire e di agire misurato, equilibrato, improntato al rispetto degli dèi. Allude a qualità morali" , G. A. Privitera, R. Pretagostini,  Storie e forme della letteratura greca, p. 281.

[4] Vv. 1347-1349.

[5] Rappresentate postume

[6] Storia dei Greci , II vol., p.91

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