Forza dei legami di sangue
Antigone entra in scena all’inizio del dramma di cui è eponima e si rivolge alla sorella Ismene dicendole
v. 1:"O capo davvero fraterno di Ismene, sangue mio" (Sofocle, Antigone, 1) .
-koinovn: "è termine ricchissimo nella storia della lingua, del pensiero e delle istituzioni religiose, dell'antropologia. Una fertile duplicità impregna la parola che significa "comune" nel senso di "solito", "generale", "largamente diffuso" (come in koinhv, cioè "lingua comune" o "vulgata"). Significa anche "imparentato per sangue", "genericamente legato"[1].-
aujtavdelfon:"del fratello proprio", cioé della sorella mia, del mio sangue. "Sorella della sorellanza" potrebbe corrispondere, come sentiva Goethe, ad aujtavdelfon...Una volta di più, la "provocazione" di Antigone, poiché ogni sillaba di questo discorso iniziale è insieme un appello e una sfida, mira allo scandalo irripetibile e alla santificazione della parentela nella stirpe di Edipo. Antigone e Ismene sono figlie di Edipo e di Giocasta. Sono, allo stesso tempo, nipoti di Giocasta. Ugualmente sono sorelle del figlio di Laio. Il triplice legame rende impareggiabile la forza di essere sorelle.
"La più sororale delle anime", parafrasava Goethe. Collegato a koinovn, aujtavdelfon rende il legame di sangue tra Antigone e Ismene concretamente iperbolico"[2].
“La sorella per antonomasia, la sorella “assoluta”, “autadelfa”, come dice il testo di Sofocle”[3].
Quando Creonte le domanda: "E tu non ti vergogni se la pensi in maniera diversa da questi?" (Antigone, 510) La propaganda di ogni tirannide tende a inculcare la necessità del conformismo. Creonte sa che i più sono capaci soltanto di un'identità gregaria basata su un sentimento di appartenenza alla massa. Ma Antigone è di altra stoffa, e, ben lontana dal vergognarsi, è fiera della sua diversità. Per lei anzi è inconcepibile che ci sia gente pronta "a rinunciare alla libertà, a far sacrificio del proprio pensiero, per essere uno del gregge, per conformarsi e ottenere così un sentimento di identità, benché illusorio"[4].-
Ebbene, Antigone risponde: "No perché non è per niente vergognoso onorare quelli nati dalle stesse viscere" (511) .--oJmosplavgcou": formato da oJmov", "uguale" e splavgcnon, generalmente usato al plurale, come l'italiano "viscere". L'aggettivo, di un crudo realismo, rende l'idea della forza con cui Antigone sente il legame di sangue. Del resto "il realismo, in arte, è greco, l'allegorismo è ebraico"[5].
Questo termine si trova già nei Sette a Tebe di Eschilo (v. 890). I due fratelli si ammazzano a vicenda colpiti nelle viscere uguali, della medesima origine.
Superiorità delle leggi non scritte, divine, rispetto ai codici umani
Creonte domanda alla nipote: :"E allora osavi trasgredire queste leggi?- ejtovlma" tousd j uJperbaivnein novmou" ; " (Antigone, vv.449) .-
Antigone risponde:"Sì, infatti secondo me non è stato per niente Zeus il banditore di questo editto oj khruvxa" tavde-/né Giustizia che convive con gli dei di sotterra/determinò tali leggi tra gli uomini,/né pensavo che i tuoi bandi-khruvgmaq j avessero tanta/forza che tu, essendo mortale, potessi oltrepassare/i diritti degli dei, non scritti e non vacillanti a[grapta kajsfalh' qew'n novmima, " (450-455) .
Leggiamo la prima strofe del secondo stasimo dell’ Edipo re: "Oh, mi accompagni sempre la sorte di portare/ la sacra purezza delle parole/e delle opere tutte, davanti alle quali sono stabilite leggi/sublimi-novmoi uJyivpode"- procreate/attraverso l'etere celeste di cui Olimpo è padre da solo né le/generava natura mortale di uomini/né mai dimenticanza/potrà addormentarle:/grande c'è un dio in loro e non invecchia" (vv. 863-872)
Le leggi divine sono uJyivpode"-hanno piedi che procedono verso l’alto mentre il tiranno prima poi cade in basso nell’abisso della necessità dove non si avvale di valido piede.
e[nq j ouj podi; crhsivmw/- crh'tai" 878- 879.
Bologna 4 dicembre 2021- ore 11, 28
Giovanni ghiselli
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