La cena
del 4 agosto con "Brina"
Il
menadismo nero senza ditirambi di gioia
Non
avevo smaltito le impressioni ricevute dal menadismo nero e dallo
spettro di Ifigenia che si aggirava lungo quella valle. Per farlo
avrei dovuto tambureggiare ditiranbi di gioia in un’orgia santa con
Bacco e con la grande madre Cibele, insomma con il vino e con una
bella donna, piena di significato, invece mi trovai seduto a cena
vicino a una finnica esangue, quasi diafana e fredda come
una mansarda esposta a nord.
Si
presentò dicendo che si chiamava Kirsi che significa “brina” ma
precisò che il suo nome era un presagio rovesciato. “Brina
bollente” le dissi per assecondarla. “Esatto – fece - tu mi
capisci al volo”.
“Sì
– replicai - ti vedo volare eterea e candida come se fossi nata da
un incontro tra un uccello dalle piume d’argento e una divinità
iperborea fecondata sul tappeto muschioso dei vostri boschi. Le
tue origini devono avere la sorgente nel mito e
possedere una dignità divinamente ornitologica.”
Colei
sorrideva probabilmente compiaciuta, ma io, mentre dicevo tali
insulsaggini, avevo l’anima ancora invasa dall’
ei[dwlon cupo di
Ifigenia.
Intanto
sentivo piovere sul tetto del ristorante “Casamatta”, un locale
tra il bunker a la cantina. Quando ne uscimmo però le pozzanghere
riflettevano le stelle del cielo rasserenato. Durante il ritorno, in
corriera le finniche esangui cantavano canzoncine dolci e
malinconiche con voci di miele. La loro lingua piena di vocali
raddoppiate sembra primitiva e infantile. “Bambine con poca
coscienza e scarsa innocenza” pensai, malignamente e ingrata
mente.
Ero
inacidito e incupito dal comportamento poco chiaro di Ifigenia.
Mi
ero isolato per rimuginare pensieri cattivi su una donna assente che
mi infliggeva angoscia, invece di mescolarmi a quelle creature che in
un tempo meno malsano mi avevano reso del tutto felice.
“Il
telegramma – pensavo - non è ambiguo nelle parole amorose, però
non è frutto dell’applicazione seria cui spinge l’amore, come
una lettera dove colei avrebbe potuto descrivere i suoi sentimenti e
raccontarmi le azioni, gli eventi pubblici e privati. Dice che
l’epistola arriverà. Vedremo. Intanto il messaggio pervenuto non
vale granché: l’ha composto in pochi minuti e l’ha spedito non
da Rimini dove poteva distrarsi sulla spiaggia affollata di
avventurieri erotici, ma da Bologna che in agosto è deserta e offre
scarse possibilità di tresche amorose”.
Poi
mi dicevo: “Sai bene che una donna scrive quando e se ama, e colei
in due settimane di lontananza dal carnaio di Rimini nemmeno una
cartolina illustrata ti ha scritto. Chi ama si comporta con chiarezza
che toglie ogni dubbio. D’inverno ti cercava a tutte le ore, anche
troppo. Quando, annoiata o tormentata dal marito scendeva in garage o
si chiudeva in bagno per telefonarmi e quell’energumeno bussava
alla porta con mani frenetiche. Ora che quello è lontano, lei non
ha più bisogno di te come consolatore.
Ora
anche tu sei lontano. Ora ti manda un telegramma pieno di enfasi
erotica perché non si sa mai, però i suoi pensieri buoni o cattivi
non te li fa conoscere e tanto meno le sue azioni probabilmente non
proprio virtuose. Ifigenia ha le menbra diritte, perfette, ma la sua
mente è obliqua e contorta”.
Pesaro
27 agosto 2020, ore 11, 50
giovanni
ghiselli
p.
s.
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