domenica 30 agosto 2020

Lucano XXXI. Introduzione a Lucano. "Pharsalia". Libro V (vv 702-815)

Charles-Antoine Coypel:
Adrienne Lecouvreur nel ruolo di Cornelia
(Corneille, La morte di Pompeo 1642)

Lucano XXXI. Introduzione a Lucano. "Pharsalia". Libro V (vv 702 alla fine del V libro 815)

Argomenti
La separazione dei coniugi Pompeo e Cornelia che è misera come tutte le amanti rimaste sole, e come pure sono miseri gli amanti (citazioni da Catullo)

Arrivò l’alba e un serenus cum sole dies, e anche il mare stanco di infuriare si calmò con il permesso dei vènti: pelagus fessum composuit tumentes undas ventis patientibus (702). Antonio e Caleno, i suoi generali, sciolsero la nave che si mossero in ordine come un esercito in marcia.

Poi però il vento, alzatosi, scompigliò le navi come fa con le gru che partono dal gelido Strimŏne in Tracia quando emigrano verso sud per bere l’acqua del nilo, grues poturae, te, Nile (712).
 Esse partono in formazione che ha l’aspetto di una lettera, poi vengono mescolate dal vento et turbata perit dispersis littera pinnis (716) scompare la lettera confusa da quelle ali sparpagliate.

Pompeo vedendo che il momento decisivo di Marte spietato incombeva sugli accampamenti decise di nascondere la moglie Cornelia procul a saevi strepitu belli (726) mettendola al sicuro Lesbo remota (724)
Heu, quantum mentes dominatur in aequas - iusta Venus! (727 - 728) quanto potere ha una Venere legittima su menti concordi!
Pompeo non volle lasciare sua moglie sub ictu - Fortunae (729 - 730) cui era sottoposto il mondo intero. Ma indugiava a congedarla: iuvat tempus subducere fatis (732 - 733), fa piacere rubare tempo al destino. La mattina Pompeo parla e gemens e si rivolge alla sposa: Non nunc vita mihi dulcior, inquit - cum taedet vitae, laeto sed tempore coniunx (739 - 740). Le dice che dovrà andare a Lesbo - tibi tuta latĕbra (743), nascondiglio sicuro per te.
Desiste preces temptare: negavi - iam mihi (744 - 745). La guerra si risolverà presto: properante ruina - summa cadunt (746 - 747) le vette cadono con un crollo affrettato. Se perderò la guerra - maneat pars optima Magni (757) rimanga la parte migliore di Magno.
Cornelia che aveva già perduto Crasso, il primo marito, lamenta che questa volta non è diri fax summa rogi (764) l’ultima torcia del rogo crudele a separarla, ma careo dimissa marito (765) ripudiata resto senza marito
Noi siamo appesi a un unico rischio. Mandandomi lontano assuescis fatis ti abitui al destino 776 e mi insegni a sopportare un così grande dolore.
Cornelia sviene dal dolore labitur infelix - 799 - e devono portarla a braccia dentro la nave. Di notte, sola nel letto, cercava il marito deceptis manibus con le mani ingannate (809). Caruisse timebat Pompeio, temeva di restare a lungo priva di Pompeo; sed non superi tam laeta parabant (814)
Instabat miserae, Magnum quae redderet hora (815), l’ora che doveva restituire Pompeo la incalzava, infelice!

Miser è l’aggettivo che nella poesia amorosa qualifica l’amante infelice.
A partire da Catullo assume il significato di persona infelice per l'amore non contraccambiato.
 Nel carme del discidium (8), miser è la prima parola che qualifica l'autore (Miser Catulle, v. 1) quale amante infelice poiché tradito.
 Miser è comunque chi cade vittima della passione d'amore : lo è Catullo stesso quando è affascinato da Lesbia nel c. 51: "misero quod omnis[1] / eripit sensus mihi" (51, vv. 5 - 6) il che a me infelice porta via tutti i sensi.
 Il poeta potrebbe smettere di essere miser solo allontanandosi dalla donna che ama:"Quin tu animo offirmas atque istinc teque reducis/et deis invitis desinis esse miser? (76, vv. 11 - 12) perché tu non ti irrobustisci nel carattere e non ti ritrai di qui/e non smetti di essere infelice contro la volontà degli dei?
Ma deporre d'un tratto un lungo amore è difficile (difficile est longum subito deponere amorem, v.14) poiché questo è diventato come una peste o un cancro, malattie dalle quali non si guarisce senza l'aiuto degli dèi:"O di, si vestrum est misereri, aut si quibus umquam/extremam iam ipsa in morte tulistis opem,/me miserum aspicite et, si vitam puriter egi,/eripite hanc pestem perniciemque mihi,/quae mihi subrepens imos ut torpor in artus/expulit ex omni pectore letitias" (vv. 17 - 22), O dei, se vostre forza è avere misericordia, o se ad alcuni mai/portaste l'estremo aiuto già dentro la morte stessa,/guardate me disgraziato e, se ho passato la vita senza tradire,/strappatemi questa peste e rovina,/che strisciando, come paralisi, in fondo alle mie membra,/ha cacciato da tutta l'anima la gioia di vivere. Pestem perniciemque in nesso allitterante significano la rovina totale. Pernicies è imparentata etimologicamente con neco, uccido, nex, uccisione, noceo, nuoccio, nonché con le parole greche nekrov" , nevku" , morto, nevkuia, evocazione dei morti.
L'infelicità dell'amore deluso dunque ha la forza negativa di una malattia mortale ed è necessario liberarsi da quel morbo deleterio , e dalla donna, per salvarsi la vita: "Non iam illud quaero, contra me ut diligat illa,/aut (quod non potis est) esse pudica velit;/ipse valere opto et taetrum hunc deponere morbum./O di, reddite mi hoc pro pietate mea" (vv. 23 - 26) Non chiedo più quel miracolo, che quella là contraccambi il mio affetto,/o (cosa di cui non è capace) che voglia essere pudica;/io desidero stare bene e mettere via questo male oscuro./O dei, datemi questo in cambio della mia devozione.
Invero una infelicità amorosa altrettanto grave può riguardare anche le donne poiché l'amore è sempre insidiato da un fondo di inquietudine: chi ama è vittima della passione che lo assoggetta, e in quanto tale è infelice. Misera è Arianna abbandonata da Teseo. Ricorre diverse volte nel carme 64, l'opus maximum di Catullo.

Pesaro 30 agosto 2020
ore 10, 40 giovanni ghiselli


p. s.
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[1] Omnis=omnes.

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