Charles-Antoine Coypel: Adrienne Lecouvreur nel ruolo di Cornelia (Corneille, La morte di Pompeo 1642) |
Lucano XXXI. Introduzione a Lucano.
"Pharsalia". Libro V (vv 702 alla fine del V libro 815)
Argomenti
La
separazione dei coniugi Pompeo e Cornelia che è misera come
tutte le amanti rimaste sole, e come pure sono miseri gli
amanti (citazioni da Catullo)
Arrivò
l’alba e un serenus cum sole dies, e anche il mare stanco di
infuriare si calmò con il permesso dei vènti: pelagus fessum composuit
tumentes undas ventis patientibus (702). Antonio e Caleno, i suoi generali,
sciolsero la nave che si mossero in ordine come un esercito in marcia.
Poi però il
vento, alzatosi, scompigliò le navi come fa con le gru che partono dal gelido
Strimŏne in Tracia quando emigrano verso sud per bere l’acqua del nilo, grues
poturae, te, Nile (712).
Esse
partono in formazione che ha l’aspetto di una lettera, poi vengono mescolate
dal vento et turbata perit dispersis littera pinnis (716)
scompare la lettera confusa da quelle ali sparpagliate.
Pompeo vedendo
che il momento decisivo di Marte spietato incombeva sugli accampamenti decise
di nascondere la moglie Cornelia procul a saevi strepitu belli (726)
mettendola al sicuro Lesbo remota (724)
Heu, quantum
mentes dominatur in aequas - iusta Venus! (727 - 728) quanto potere ha una Venere
legittima su menti concordi!
Pompeo non
volle lasciare sua moglie sub ictu - Fortunae (729 - 730) cui era
sottoposto il mondo intero. Ma indugiava a congedarla: iuvat tempus
subducere fatis (732 - 733), fa piacere rubare tempo al destino. La
mattina Pompeo parla e gemens e si rivolge alla sposa: Non
nunc vita mihi dulcior, inquit - cum taedet vitae, laeto sed
tempore coniunx (739 - 740). Le dice che dovrà andare a
Lesbo - tibi tuta latĕbra (743), nascondiglio sicuro per te.
Desiste
preces temptare: negavi - iam mihi (744 - 745). La guerra si risolverà presto: properante
ruina - summa cadunt (746 - 747) le vette cadono con un crollo
affrettato. Se perderò la guerra - maneat pars optima Magni (757)
rimanga la parte migliore di Magno.
Cornelia che
aveva già perduto Crasso, il primo marito, lamenta che questa volta non è diri
fax summa rogi (764) l’ultima torcia del rogo crudele a separarla,
ma careo dimissa marito (765) ripudiata resto senza marito
Noi siamo
appesi a un unico rischio. Mandandomi lontano assuescis fatis ti
abitui al destino 776 e mi insegni a sopportare un così grande dolore.
Cornelia
sviene dal dolore labitur infelix - 799 - e devono portarla a
braccia dentro la nave. Di notte, sola nel letto, cercava il marito deceptis
manibus con le mani ingannate (809). Caruisse timebat Pompeio,
temeva di restare a lungo priva di Pompeo; sed non superi tam laeta
parabant (814)
Instabat
miserae, Magnum quae redderet hora (815), l’ora che doveva restituire Pompeo la
incalzava, infelice!
Miser è l’aggettivo che nella poesia
amorosa qualifica l’amante infelice.
A partire
da Catullo assume il
significato di persona infelice per l'amore non contraccambiato.
Nel
carme del discidium (8), miser è la prima parola
che qualifica l'autore (Miser Catulle, v. 1) quale amante infelice
poiché tradito.
Miser
è comunque chi cade vittima della passione d'amore : lo è Catullo stesso
quando è affascinato da Lesbia nel c. 51: "misero quod omnis[1] / eripit sensus mihi" (51,
vv. 5 - 6) il che a me infelice porta via tutti i sensi.
Il
poeta potrebbe smettere di essere miser solo allontanandosi
dalla donna che ama:"Quin tu animo offirmas atque istinc teque reducis/et
deis invitis desinis esse miser? (76, vv. 11 - 12) perché tu non
ti irrobustisci nel carattere e non ti ritrai di qui/e non smetti di essere
infelice contro la volontà degli dei?
Ma deporre d'un tratto un lungo amore è difficile (difficile est longum
subito deponere amorem, v.14) poiché questo è diventato come una peste o un
cancro, malattie dalle quali non si guarisce senza l'aiuto degli dèi:"O
di, si vestrum est misereri, aut si quibus umquam/extremam iam ipsa in morte
tulistis opem,/me miserum aspicite
et, si vitam puriter egi,/eripite hanc
pestem perniciemque mihi,/quae mihi subrepens imos ut torpor in
artus/expulit ex omni pectore letitias" (vv. 17 - 22), O dei, se
vostre forza è avere misericordia, o se ad alcuni mai/portaste l'estremo aiuto
già dentro la morte stessa,/guardate me disgraziato e, se ho passato la vita
senza tradire,/strappatemi questa peste e rovina,/che strisciando, come
paralisi, in fondo alle mie membra,/ha cacciato da tutta l'anima la gioia di
vivere. Pestem perniciemque in nesso allitterante significano
la rovina totale. Pernicies è imparentata etimologicamente
con neco, uccido, nex, uccisione, noceo,
nuoccio, nonché con le parole greche nekrov" , nevku" , morto, nevkuia, evocazione dei
morti.
L'infelicità
dell'amore deluso dunque ha la forza negativa di una malattia mortale ed è
necessario liberarsi da quel morbo deleterio , e dalla donna, per salvarsi la
vita: "Non iam illud quaero, contra me ut diligat illa,/aut (quod non
potis est) esse pudica velit;/ipse valere opto et taetrum hunc deponere
morbum./O di, reddite mi hoc pro pietate mea" (vv. 23 - 26) Non chiedo
più quel miracolo, che quella là contraccambi il mio affetto,/o (cosa di cui non è capace) che voglia essere pudica;/io desidero stare
bene e mettere via questo male oscuro./O dei, datemi questo in cambio della mia
devozione.
Invero una infelicità amorosa altrettanto grave può riguardare anche le
donne poiché
l'amore è sempre insidiato da un fondo di inquietudine: chi ama è vittima della
passione che lo assoggetta, e in quanto tale è infelice. Misera è Arianna
abbandonata da Teseo. Ricorre diverse volte nel carme 64, l'opus maximum
Catullo.
Pesaro 30
agosto 2020
ore 10, 40
giovanni ghiselli
p. s.
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