mercoledì 19 agosto 2020

Un bel libro di Ivano Dionigi V, "Parole che allungano la vita". 5

Parole che allungano la vita. edito da Raffaello Cortina (2020)

36. Il veleno delle fake news (pagina 60)
In questa riflessione l’autore pone il problema della nostra attualità rispetto ai classici. Dionigi cita Giuseppe Pontiggia che ha scritto: “Loro lo sono sempre, basta leggerli, noi non sempre, basta sottoporsi alla stessa prova”.
La prova che a me sta a cuore e che mi piace associare a questa pagine è quella della buona salute che si vede nell’aspetto delle persone: nel colore, nel vigore, ne snellezza, potremmo sintetizzare con “nella bellezza”.
Vengo dunque a Dionigi il quale dopo Pontiggia ricorda Lucrezio: “Queste considerazioni mi sono tornate alla mente rileggendo quel passo di Lucrezio dove l’autore del De rerum natura contrappone i tempi passati a quelli presenti  e denuncia il parallelismo inverso tra il progresso materiale e il regresso morale dell’umanità”.
Tale “progresso materiale” retrogrado rispetto a quello morale corrisponde allo “sviluppo” di Pier Paolo Pasolini:" E' in corso nel nostro paese (…) una sostituzione di valori e di modelli, sulla quale hanno avuto grande peso i mezzi di comunicazione di massa e in primo luogo la televisione. Con questo non sostengo affatto che tali mezzi siano in sé negativi: sono anzi d'accordo che potrebbero costituire un grande strumento di progresso culturale; ma finora sono stati, così come li hanno usati, un mezzo di spaventoso regresso, di sviluppo appunto senza progresso, di genocidio culturale per due terzi almeno degli italiani"[1].
Aggiungo Morin: ““Concepito in modo solo tecnico-economico, lo sviluppo a breve termine è insostenibile. Abbiamo bisogno di un concetto più ricco e complesso dello sviluppo, che sia nello stesso tempo materiale, intellettuale, affettivo, morale (…) Il XX secolo non è uscito dall’età del ferro planetaria, vi è sprofondato”[2]
L’umanesimo non dovrebbe più essere portavoce dell’orgogliosa volontà di dominare l’Universo. Diviene essenzialmente quello della solidarietà fra umani, la quale implica una relazione ombelicale con la natura e con il cosmo”[3].

Ora torniamo a Dionigi che cita Lucrezio: “Allora (tum) gli uomini primitivi morivano per mancanza di cibo (penuria cibi), adesso (nunc) noi moriamo per eccesso (copia) di cibo: quelli morivano avvelenati per ignoranza (imprudentes), adesso (nunc) noi avveleniamo gli altri con ogni mezzo (5, 1007-1010). Non è forse la rappresentazione esatta dei nostri giorni?”

Sì, lo è. Sulla spiaggia di Pesaro le persone snelle sono un’esigua minoranza. Genitori obesi mangiano a tutte le ore in compagnia di figli obesi anche di pochi anni.

Dionigi conclude così: “Noi, supernutriti, ricorriamo alle cure dimagranti e avveleniamo il prossimo con le fake news sparse a piene mani. Sollertius dice il latino, ricorrendo a “qualunque tecnica, stratagemma, inganno”.

Io chiudo citando alcuni versi della prima satira di Giovenale:
Poena tamen praesens, cum tu deponis amictus,
turgidus et crudum pavonem in balnea portas:  
hinc subitae mortes atque intestata senectus  (vv. 142-144, però la punizione è presente, quando deponi le vesti gonfio e porti nel bagno il pavone non digerito: di qui morti improvvise e la vecchiaia senza testamento.
Ovviamente non le auguro a nessuno ma scongiuro i genitori di educare i figli alla frugalità.

Pesaro  19 agosto 2020, ore 17, 40. giovanni ghiselli

p. s.
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[1] Scritti corsari, p. 286.
[2] E. Morin, I sette saperi, p. 70.
[3] E. Morin, La testa ben fatta, p. 101.

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