Parole
che allungano la vita. edito
da Raffaello Cortina (2020)
36.
Il veleno delle fake news (pagina 60)
In
questa riflessione l’autore pone il problema della nostra attualità
rispetto ai classici. Dionigi cita Giuseppe Pontiggia che ha scritto:
“Loro lo sono sempre, basta leggerli, noi non sempre, basta
sottoporsi alla stessa prova”.
La
prova che a me sta a cuore e che mi piace associare a questa pagine è
quella della buona salute che si vede nell’aspetto delle persone:
nel colore, nel vigore, ne snellezza, potremmo sintetizzare con
“nella bellezza”.
Vengo
dunque a Dionigi il quale dopo Pontiggia ricorda Lucrezio: “Queste
considerazioni mi sono tornate alla mente rileggendo quel passo di
Lucrezio dove l’autore del De rerum natura contrappone
i tempi passati a quelli presenti e denuncia il
parallelismo inverso tra il progresso materiale e il regresso morale
dell’umanità”.
Tale
“progresso materiale” retrogrado rispetto a quello morale
corrisponde allo “sviluppo” di Pier Paolo Pasolini:" E' in
corso nel nostro paese (…) una sostituzione di valori e di modelli,
sulla quale hanno avuto grande peso i mezzi di comunicazione di massa
e in primo luogo la televisione. Con questo non sostengo affatto che
tali mezzi siano in sé negativi: sono anzi d'accordo che potrebbero
costituire un grande strumento di progresso culturale; ma finora sono
stati, così come li hanno usati, un mezzo di spaventoso regresso, di
sviluppo appunto senza progresso, di genocidio culturale per due
terzi almeno degli italiani"[1].
Aggiungo
Morin: ““Concepito in modo solo tecnico-economico, lo sviluppo a
breve termine è insostenibile. Abbiamo bisogno di un concetto più
ricco e complesso dello sviluppo, che sia nello stesso tempo
materiale, intellettuale, affettivo, morale (…) Il XX secolo non è
uscito dall’età del ferro planetaria, vi è sprofondato”[2].
“L’umanesimo
non dovrebbe più essere portavoce dell’orgogliosa volontà di
dominare l’Universo. Diviene essenzialmente quello della
solidarietà fra umani, la quale implica una relazione ombelicale con
la natura e con il cosmo”[3].
Ora
torniamo a Dionigi che cita Lucrezio: “Allora (tum) gli
uomini primitivi morivano per mancanza di cibo (penuria cibi),
adesso (nunc) noi moriamo per eccesso (copia) di cibo:
quelli morivano avvelenati per ignoranza (imprudentes), adesso
(nunc) noi avveleniamo gli altri con ogni mezzo (5,
1007-1010). Non è forse la rappresentazione esatta dei nostri
giorni?”
Sì,
lo è. Sulla spiaggia di Pesaro le persone snelle sono un’esigua
minoranza. Genitori obesi mangiano a tutte le ore in compagnia di
figli obesi anche di pochi anni.
Dionigi
conclude così: “Noi, supernutriti, ricorriamo alle cure dimagranti
e avveleniamo il prossimo con le fake news sparse a
piene mani. Sollertius dice il latino, ricorrendo a
“qualunque tecnica, stratagemma, inganno”.
Io
chiudo citando alcuni versi della prima satira di Giovenale:
“Poena
tamen praesens, cum tu deponis amictus,
turgidus
et crudum pavonem in balnea portas:
hinc
subitae mortes atque intestata senectus (vv.
142-144, però la punizione è presente, quando deponi le vesti
gonfio e porti nel bagno il pavone non digerito: di qui morti
improvvise e la vecchiaia senza testamento.
Ovviamente
non le auguro a nessuno ma scongiuro i genitori di educare i figli
alla frugalità.
Pesaro 19
agosto 2020, ore 17, 40. giovanni ghiselli
p.
s.
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