Dramma di giovanni ghiselli
VI parte
Secondo atto |
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Scena unica
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Il Preside. La classe.
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Preside. Un uomo non bello, nemmeno piacente
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Effettivamente voi senza esame non potrete accedere
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all'Università.
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Lasciate perdere i ricordi e guardate al futuro: avete davanti un
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corso di studi più elevato, e professori dagli intenti più limpidi.
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Perché dobbiamo dirla una buona volta questa benedetta verità:
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voi nell'ultimo biennio avete seguito un corso immorale.
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Ho sentito, senza volere, mentre passavo casualmente di qua,
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alcune parole della vostra strana, incresciosa
lamentela: volevo
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retrocedere, poiché non mi piace avere l'aria di ascoltare mentre
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mi avvicino e non intendo; tuttavia alcuni nomi sospetti di quella
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cantilena fastidiosa, mi hanno indotto a proseguire, francamente
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controvoglia, fino alla vostra presenza. Ed eccomi qua in mezzo a
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voi.
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Ebbene, io vi dico chiaro e tondo: non posso tollerare che nella
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mia scuola si leggano autori scelti con il criterio e il gusto
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dell'immoralità. E' una storia vecchia di due anni: quando presi la
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doverosa decisione di mettere ordine qua dentro, il sobillatore
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vostro commentava il Satyricon in una terza liceo di
ragazze, il
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Simposio in seconda, e il canto di Nausicaa in prima. Come
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vedete c'è sempre il sesso nella testa di quell'uomo che vi plagia. Il
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sesso e la politica: mi risulta che ha scritto articolacci dove si
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legge che per vedere chiaro nelle stragi, bisognerebbe togliere il
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segreto di Stato. Senza contare il torbidume erotico di cui mena
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vergognoso vanto.
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Io certe porcate non le ammetto perché sono padre di famiglia e so
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quanto facile è turbare la sensibilità inquieta degli adolescenti.
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Sicché, appena arrivato, cercai di ripulire la scuola da tanto
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marciume, ma non potei arrivare al repulisti definitivo poiché
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quello aveva l'appoggio degli studenti e dei genitori plagiati;
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tuttavia riuscii a sottrargli due classi sbattendolo in una quarta
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ginnasio: la vostra. Speravo che si sarebbe vergognato di trattare
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sesso e politica in una classe di quattordicenni; invece colui ha
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rincarato la dose: al Satyricon completamente guasto,
al Simposio
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pericolosamente ambiguo, al sesto canto dell''Odissea interpretato
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con malizia, ha osato aggiungere le laidezze sovversive che
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stavate rievocando or ora con la vostra nenia triste e spudorata.
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Freud, Svevo, Joyce, Kafka, Mann, Proust, non mi curo di leggerli
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poiché non mi sento attirato dalla putredine morale della
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decadenza; però se i punti cruciali sono quelli raccolti per caso dal
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mio orecchio: pansessualismo, giustizia, vizi, topi affogati, allora
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il ginnasio F non è piegato al mio volere, ma si lascia indirizzare
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da quella brutta persona sulla via raccapricciante dell'anarchia
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politica e della trivialità pseudoculturale.
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Studentessa
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Non è vero Preside, lei è informato male.
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Preside
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I miei informatori, docenti, segretari , bidelli, sono persone serie,
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precise, e mi hanno riferito le sconcezze che sono state dette in
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questa classe; lerciume che il vostro lamento opprimente del resto
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conferma. Sapete che cosa vuol dire pansessualismo? Tutto sesso,
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tutto sesso. E giustizia? Vergognosa polemica sociale: sovversione,
comunismo.
Alcuni di
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quei libri li ho letti; non sono poi tanto disinformato: il Simposio
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contiene un'apologia dell'omosessualità; il Satyricon è
la bibbia
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della corruzione, e dopo tutto anche il Seneca morale del vostro
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bel giustiziere, bastonava a sangue gli schiavi. No, certi scandali
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non li tollero più; quel sobillatore lo manderò via, e pure voi, se
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manterrete questo atteggiamento, sarete smembrati.
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Studentessa
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Sì come Penteo dalle Baccanti oppure Atteone dai cani.
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Preside
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Volete insegnarmi qualcosa? Io non ho niente da imparare.
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Studentessa
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No, infatti. Lei no. Io però a questo punto capisco che non si tratta
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più di una faccenda personale tra lei, un docente buono e uno
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cattivo: ora la questione è politica, ed io ne voglio parlare alla
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classe, anche se lei non è più capace di imparare.
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Preside
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Come ti permetti? Stai peggio?
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Studentessa
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No. Sia gentile e mi lasci parlare. Oramai non solo la nostra classe,
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ma tutto l'Istituto, anzi tutto il paese, sente un bisogno profondo di
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pulizia morale e di intelligenza efficiente. Noi abbiamo lavorato
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efficacemente nel senso della moralità; ecco perché
rifiutiamo i
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sistemi mafiosi che penalizzano l'intelligenza morale.
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Preside
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Non è vero.
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Studentessa
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Lei dice "non è vero".
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Io affermo che il suo non è un giudizio perché lei non ha seguito
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il nostro lavoro: l'abbiamo invitata diverse volte, ma ci siamo
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sempre sentiti rispondere che l'atmosfera di questa classe non le è
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congeniale.
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Avrebbe potuto in ogni modo verificare il valore anche
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specificamente scolastico del nostro studio dai compiti scritti che
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le sono stati regolarmente consegnati. Ora faccio un tentativo
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estremo contro la sua ostinata volontà di non capire, e le spiego la
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sostanza del nostro impegno. Spero che il mio rendiconto valga
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più dei sospetti scatenati dai pettegolezzi insistenti delle spie,
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quasi un constans rumor
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da impero tacitiano.
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Le mie affermazioni non sono sospette siccome non hanno
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speranza di lucro di fronte a lei e agli attuali docenti; anzi, so
bene
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che se non riuscirò a convincerla, non avrò vita facile in questo
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istituto e forse dovrò andarmene, ma sono disposta a correre il
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rischio: una scuola che elimina persone desiderose di imparare,
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che annoia e mortifica invece di vivacizzare le menti, che
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annebbia le coscienze invece di trarre luce dal fumo, non è degna
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di essere considerata un luogo di educazione, né di essere
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frequentata.
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Preside
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Queste sono parole di una persona plagiata.
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Studentessa
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Non siamo stati plagiati, bensì educati da una persona, un
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maestro che abbiamo a nostra volta stimolato a studiare molto.
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Preside
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Ammesso e non concesso che quello studiasse, voi che cosa
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facevate?
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Studentessa
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Lui studiava, poi ci riferiva le sue letture con piacere, con
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chiarezza e pathos, cioè in maniera viva, commentandole
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attraverso altre letture, i suoi sentimenti, i suoi pensieri, e facendo
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confronti con le proprie esperienze di uomo umano.
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In tal modo ci provocava a leggere, a riflettere, a
reagire con il
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nostro punto di vista per il quale provava interesse e rispetto;
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insomma lavoravamo tutti con lo stesso scopo: progredire insieme
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e renderci migliori a vicenda.
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Quando lo criticavamo, anche aspramente, poiché le sue
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provocazioni avevano messo in crisi i luoghi comuni sui quali ci
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eravamo adagiati, lui reagiva impegnandosi di più, approfondendo
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ancora, scavando il terreno sotto il pregiudizio per farlo crollare,
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senza reprimerci né lasciarsi scoraggiare.
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In questo modo ci dava un esempio di fede ferrea in quanto
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faceva, ci mostrava con un lavoro instancabile che la cultura è la
|
nobiltà dell'uomo e l'educazione è divina.
Continua
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giovanni
ghiselli
[10] Diceria insistente. L'espressione è presa da
Tacito, Agricola, 43, dove lo
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storiografo avanza dubbi sulla morte naturale del suocero Agricola che
con i suoi
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successi aveva scatenato l'invidia dell'imperatore
Domiziano.
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che se non riuscirò a convincerla, non avrò vita facile in questo
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istituto e forse dovrò andarmene, ma sono disposta a correre il
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rischio: una scuola che elimina persone desiderose di imparare,
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che annoia e mortifica invece di vivacizzare le menti, che
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annebbia le coscienze invece di trarre luce dal fumo, non è degna
|
di essere considerata un luogo di educazione, né di essere
|
frequentata.
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