NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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martedì 11 agosto 2020

La scuola corrotta. VI

LA SCUOLA CORROTTA NEL PAESE GUASTO

Dramma di giovanni ghiselli

VI parte

Secondo atto
Scena unica


Il Preside. La classe.

Preside. Un uomo non bello, nemmeno piacente

Effettivamente voi senza esame non potrete accedere

all'Università.
Lasciate perdere i ricordi e guardate al futuro: avete davanti un

corso di studi più elevato, e professori dagli intenti più limpidi.
Perché dobbiamo dirla una buona volta questa benedetta verità:

voi nell'ultimo biennio avete seguito un corso immorale.
Ho sentito, senza volere, mentre passavo casualmente di qua,

alcune parole della vostra strana, incresciosa lamentela: volevo
retrocedere, poiché non mi piace avere l'aria di ascoltare mentre

mi avvicino e non intendo; tuttavia alcuni nomi sospetti di quella
cantilena fastidiosa, mi hanno indotto a proseguire, francamente

controvoglia, fino alla vostra presenza. Ed eccomi qua in mezzo a
voi.

Ebbene, io vi dico chiaro e tondo: non posso tollerare che nella
mia scuola si leggano autori scelti con il criterio e il gusto

dell'immoralità. E' una storia vecchia di due anni: quando presi la
doverosa decisione di mettere ordine qua dentro, il sobillatore

vostro commentava il Satyricon in una terza liceo di ragazze, il
Simposio in seconda, e il canto di Nausicaa  in prima. Come

vedete c'è sempre il sesso nella testa di quell'uomo che vi plagia. Il
sesso e la politica: mi risulta che ha scritto articolacci dove si

legge che per vedere chiaro nelle stragi, bisognerebbe togliere il
segreto di Stato. Senza contare il torbidume erotico di cui mena

vergognoso vanto.
Io certe porcate non le ammetto perché sono padre di famiglia e so

quanto facile è turbare la sensibilità inquieta degli adolescenti.
Sicché, appena arrivato, cercai di ripulire la scuola da tanto

marciume, ma non potei arrivare al repulisti definitivo poiché
quello aveva l'appoggio degli studenti e dei genitori plagiati;

tuttavia riuscii a sottrargli due classi sbattendolo in una quarta
ginnasio: la vostra. Speravo che si sarebbe vergognato di trattare
sesso e politica in una classe di quattordicenni; invece colui ha

rincarato la dose: al Satyricon completamente guasto, al Simposio
pericolosamente ambiguo, al sesto canto dell''Odissea interpretato

con malizia, ha osato aggiungere le laidezze sovversive che
stavate rievocando or ora con la vostra nenia triste e spudorata.

Freud, Svevo, Joyce, Kafka, Mann, Proust, non mi curo di leggerli
poiché non mi sento attirato dalla putredine morale della

decadenza; però se i punti cruciali sono quelli raccolti per caso dal
mio orecchio: pansessualismo, giustizia, vizi, topi affogati, allora

il ginnasio F non è piegato al mio volere, ma si lascia indirizzare
da quella brutta persona sulla via raccapricciante dell'anarchia

politica e della trivialità pseudoculturale.

Studentessa

Non è vero Preside, lei è informato male.

Preside

I miei informatori, docenti, segretari , bidelli, sono persone serie,
precise, e mi hanno riferito le sconcezze che sono state dette in

questa classe; lerciume che il vostro lamento opprimente del resto
conferma. Sapete che cosa vuol dire pansessualismo? Tutto sesso,

tutto sesso. E giustizia? Vergognosa polemica sociale: sovversione, comunismo.
 Alcuni di
quei libri li ho letti; non sono poi tanto disinformato: il Simposio

contiene un'apologia dell'omosessualità; il Satyricon è la bibbia
della corruzione, e dopo tutto anche il Seneca morale del vostro

bel giustiziere, bastonava a sangue gli schiavi. No, certi scandali
non li tollero più; quel sobillatore lo manderò via, e pure voi, se

manterrete questo atteggiamento, sarete smembrati.

Studentessa

Sì come Penteo dalle Baccanti oppure Atteone dai cani.

Preside

Volete insegnarmi qualcosa? Io non ho niente da imparare.

Studentessa

No, infatti. Lei no. Io però a questo punto capisco che non si tratta
più di una faccenda personale tra lei, un docente buono e uno

cattivo: ora la questione è politica, ed io ne voglio parlare alla
classe, anche se lei non è più capace di imparare.


Preside
Come ti permetti? Stai peggio?


Studentessa
No. Sia gentile e mi lasci parlare. Oramai non solo la nostra classe,

ma tutto l'Istituto, anzi tutto il paese, sente un bisogno profondo di
pulizia morale e di intelligenza efficiente. Noi abbiamo lavorato

efficacemente nel senso della moralità; ecco perché rifiutiamo  i
sistemi mafiosi che penalizzano l'intelligenza morale.


Preside
Non è vero.


Studentessa
Lei dice "non è vero".

Io affermo che il suo non è un giudizio perché lei non ha seguito
il nostro lavoro: l'abbiamo invitata diverse volte, ma ci siamo

sempre sentiti rispondere che l'atmosfera di questa classe non le è
congeniale.

Avrebbe potuto in ogni modo verificare il valore anche
specificamente scolastico del nostro studio dai compiti scritti che

le sono stati regolarmente consegnati. Ora faccio un tentativo
estremo contro la sua ostinata volontà di non capire, e le spiego la

sostanza del nostro impegno. Spero che il mio rendiconto valga
più dei sospetti scatenati dai pettegolezzi insistenti delle spie,

quasi un constans rumor
[10]

da impero tacitiano.
Le mie affermazioni non sono sospette siccome non hanno

speranza di lucro di fronte a lei e agli attuali docenti; anzi, so bene 
che se non riuscirò a convincerla, non avrò vita facile in questo

istituto e forse dovrò andarmene, ma sono disposta a correre il
rischio: una scuola che elimina persone desiderose di imparare,

che annoia e mortifica invece di vivacizzare le menti, che
annebbia le coscienze invece di trarre luce dal fumo, non è degna

di essere considerata un luogo di educazione, né di essere
frequentata.



Preside
Queste sono parole di una persona plagiata.


Studentessa
Non siamo stati plagiati, bensì educati da una persona, un

maestro che abbiamo a nostra volta stimolato a studiare molto.

Preside

Ammesso e non concesso che quello studiasse, voi che cosa
facevate?

Studentessa
Lui studiava, poi ci riferiva le sue letture con piacere, con

chiarezza e pathos, cioè in maniera viva, commentandole
attraverso altre letture, i suoi sentimenti, i suoi pensieri, e facendo

confronti con le proprie esperienze di uomo umano.
In tal modo ci provocava a leggere, a riflettere, a reagire con il

nostro punto di vista per il quale provava interesse e rispetto;
insomma lavoravamo tutti con lo stesso scopo: progredire insieme

e renderci migliori a vicenda.
Quando lo criticavamo, anche aspramente, poiché le sue

provocazioni avevano messo in crisi i luoghi comuni sui quali ci
eravamo adagiati, lui reagiva impegnandosi di più, approfondendo

ancora, scavando il terreno sotto il pregiudizio per farlo crollare,
senza reprimerci né lasciarsi scoraggiare.

In questo modo ci dava un esempio di fede ferrea in quanto
faceva, ci mostrava con un lavoro instancabile che la cultura è la

nobiltà dell'uomo e  l'educazione è divina.

Continua
giovanni ghiselli

[10] Diceria insistente. L'espressione è presa da Tacito, Agricola, 43, dove lo
storiografo avanza dubbi sulla morte naturale del suocero Agricola che con i suoi

successi aveva scatenato l'invidia dell'imperatore Domiziano.
che se non riuscirò a convincerla, non avrò vita facile in questo

istituto e forse dovrò andarmene, ma sono disposta a correre il
rischio: una scuola che elimina persone desiderose di imparare,

che annoia e mortifica invece di vivacizzare le menti, che
annebbia le coscienze invece di trarre luce dal fumo, non è degna

di essere considerata un luogo di educazione, né di essere
frequentata.



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