martedì 25 agosto 2020

Introduzione a Lucano. XXVI parte del poema "Pharsalia". Conclusione del IV libro


Introduzione a Lucano. XXVII parte del poema "Pharsalia". Conclusione del IV libro

Il cesariano Curione, sconfitto da Giuba re di Numidia, muore eroicamente.

Il comandante pompeiano era Varo alleato di Giuba - re di Numidia succeduto a Iempsale che Pompeo nel 60 aveva rimesso sul trono - cui molti popoli mandavano truppe. Numidi, Getuli, il Maurus concolor Indo 678 che ha il colore degli indiani, i Marmaridi veloci, misti al Garamante bruciato dal sole mixti Garamante perusto 679, poi Afer venator, il cacciatore africano 685.
Giuba odiava il cesariano Curione il quale lege tribunicia - 690 - aveva proposto di cacciarlo dalla terra dei suoi avi Libyamque auferre tyranno - dum regnum te, Roma facit e di strappare la Libia a un tiranno, mentre Roma fa di te un regno sottomesso.
 Curione ha soldati poco affidabili, non provati e non temprati Rheni in undis 696 nelle onde del Reno.
Curione pensa di attaccare per non lasciare i soldati nell’ozio: variam semper dant otia mentem (704) gli ozi lasciano fluttuare incerta la mente.
I soldati come i gladiatori odiano i loro simili odere pares - 710 
La fortuna belli è blanda lusinghiera con Curione ma deceptura futuris malis ma pronta a ingannarlo con mali futuri (712)
Curione ha un primo successo cacciando i soldati di Varo foeda fuga (714) in sconcia fuga. Giuba con il suo secondo Sabbura preparano un tranello - infectaque semper - Punica bella dolis - (736 - 737) le guerre puniche sono sempre tinte di imbroglio.
Cfr. la perfidia plus quam punica di Annibale.

Lisandro concluse la guerra del Peloponneso sconfiggendo gli Ateniesi: se la rideva di quanti stimavano che i discendenti di Eracle dovessero sdegnare di vincere con il tradimento e raccomandava sempre:" o{pou ga;r hJ leonth' mh; ejfiknei'tai prosraptevon ejkei' th;n ajlwpekhvn" dove di fatto non giunge la pelle del leone, bisogna cucirle sopra quella della volpe" (Plutarco, Vita di Lisandro, 7, 6). La perfidia plus quam punica[1] di Annibale e quella italica di Machiavelli hanno indubbiamente avuto dei maestri negli Elleni.

Nel XVIII capitolo de Il Principe Machiavelli ricorda "come Achille e molti altri di quelli principi antichi furono dati a nutrire a Chirone centauro, che sotto la sua disciplina li costudissi". E ne deduce: "Il che non vuol dire altro, avere per precettore uno mezzo bestia et uno mezzo uomo, se non che bisogna a uno principe sapere usare l'una e l'altra natura; e l'una sanza l'altra non è durabile. Sendo dunque uno principe necessitato sapere usare la bestia, debbe di quelle pigliare la golpe et il lione; perché il lione non si difende da' lacci, la golpe non si difende da' lupi. Bisogna adunque essere golpe a conoscere e' lacci, e lione a sbigottire e' lupi. Coloro che stanno semplicemente in sul lione, non se ne intendano. Non può, per tanto, uno signore prudente né debbe osservare la fede, quando tale osservanzia li torni contro e che sono spente le cagioni che la feciono promettere".

Curione dunque nell’ottobre del 49 cade nella trappola di Giuba: “bellumque trahebat - auctorem civile suum - (738 - 739), la guerra civile tirava a sé il suo fautore.

La fortuna aveva fatto apparire giuste le reazioni di Cesare dato che i tribuni cesariani erano stati trattati con ingiustizia: il Senato con il senatus consultum ultimum del 7 dicembre del 50, agitando il fantasma dei Gracchi, aveva cacciato da Roma divisa in due i tribuni Marco Antonio e Cassio Longino.

Curione lingua venali, dall’oratoria che si vende[2], li aveva portati da Cesare, quindi aveva consigliato al duce “tolle moras semper nocuit differre paratis” (I, 281).
Cfr. Dante Inferno XXVIII lo presenta sbigottito “con la lingua tagliata nella strozza” 101. Tra i seminatori di discordia. “Questi, scacciato, Il dubitar sommerse - in Cesare, affermando che ‘l fornito - sempre con danno l’attender sofferse” (97 - 99)

Curione dunque cadde nella trappola degli Africani che li attaccano dopo averli presi in trappola. L’esercito viene circondato da ogni parte - undique saepta iuventus - e schiacciato. I cadaveri non cadono a terra tanto sono ristretti e compressi: “compressum turbā stetit omne cadaver ” (IV, 787). Curione cadde con gli altri impiger ad letum et fortis virtute coacta (798) senza risparmiarsi e coraggioso di un valore obbligato. Era stato plebeius signifer portabandiera della plebe.
Curione è morto da prode e avrebbe potuto fare molto bene alla repubblica, ma
perdita tunc urbi nocuerunt saecula, postquam
Ambitus et luxus et opum metuenda facultas
Transverso mentem dubiam torrente tulerunt” (816 - 818) generazioni perdute allora rovinarono l’Urbe, dopo che il brigare e il lusso e la disponibilità di ricchezze da temere sempre, trascinarono la mente ondeggiante con una fiumana traviata.
Curione cambiò partito “Gallorum captus spoliis et Caesaris auro” (820), catturato dal bottino gallico e dall’oro di Cesare. Roma è diventata oggetto di compra vendita dopo “Sulla potens Mariusque ferox et Cinna cruentus” (822)

Nel Bellum iugurthinum Sallustio afferma che con Mario per la prima volta fu seriamente contrastata la superbia della nobiltà: tunc primum superbiae nobilitatis obviam itum est (5). Mario è homo novus che emerge quando Giugurta aveva la certezza omnia Romae venalia esse (20). Gli stessi Romani, durante la guerra di Numanzia, alla quale Micipsa aveva mandato il nipote auspicando che vi morisse, facevano sperare a Giugurta che, morto lo zio, sarebbe diventato re. In ipso (Giugurta) maxumam virtutem, Romae omnia venalia esse (8).
In quella circostanza (ea tempestate) nell'esercito romano: “in exercitu nostro fuere complures novi atque nobiles, quibus divitiae bono honestoque potiores erant, factiosi domi, potentes apud socios, clari magis quam honesti, qui Iugurthae non mediocrem animum pollicitando accendebant si Micipsa rex occidisset, fore uti solus imperi Numidiae potiretur” (8).


Fine IV libro




[1] Tito Livio, XXI, 4.
[2] Era stato partigiano di Pompeo.

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