NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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domenica 9 agosto 2020

Introduzione a Lucano. Quattordicesima parte del poema "Pharsalia"

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Secondo canto della Pharsalia fino al v. 213

Argomento
Le guerre civili: lamenti e accuse dei cittadini romani.

A Roma gli uomini rimpiangono le guerre contro i Cartaginesi e ne auspicano altre, ma contro nemici esterni pregando gli dèi: civile avertite bellum (93)
Giove viene bestemmiato come saeve parens (59) padre nostro crudele
C’è chi ricorda le guerre di Mario, quelle esterne e quelle civili.
Stat cruor in templis multāque rubentia caede - lubrĭca saxa madent (103 - 104) si raggruma il sangue nei templi e rossi sassi scivolosi sono madidi di strage.
Cfr. Tacito che premette alle sue Historiae “opus adgredior opīmum casibus, atrox proeliis, discors seditionibus, ipsā etiam pace saevom, quattuor principes ferro interempti, trina bella civilia” I, 2) . Quindi :"Pollutae caerimoniae, magna adulteria, plenum exiliis mare, infecti caedibus scopuli. Atrocius in urbe saevītum: nobilitas, opes, omissi gestique honores pro crimine et ob virtutes certissimum extium" (Historiae, I, 2), cerimonie insozzate, grandi adultèri, pieno di esilii il mare, macchiati di strage gli scogli. A Roma si incrudelì in modo più atroce, la nobiltà, la ricchezza, le cariche lasciate e accettate considerate un delitto e per le virtù assicurata la morte.

Lucano denuncia il fatto che durante la guerra civile vengano ammazzati perfino i bambini innocenti: “crimine quo parvi caedem potuere mereri?”(Pharsalia, II, 108). Sed satis est iam posse mori (109), per essere ammazzati basta poter morire.

Nelle Troiane di Euripide cruciali sono i versi con i quali Andromaca accusa i Greci di essere loro i veri barbari: “w\ bavrbar j ejxeurovnte~ [Ellhne~ kakav - tiv tonde pai`da kteivnet j oujde;n ai[tion; (vv,764 - 765), o Greci inventori della barbarie, perché uccidete questo bambino che non è colpevole di niente? Ammazzare un bambino per paura di suo padre è la viltà e la barbarie più grande che ci sia.

Il popolo romano viene apostrofato come degener o populus (116)
Mario venne eletto console per la settima volta per l’86 ma in gennaio morì. Ne vengono enumerati i delitti, però Lucano gli riconosce anche dei meriti. Poi Silla tornò dall’Oriente e a Porta Collina nell’82 sconfisse i populares di Cinna dopo due anni di guerra civile: “ille quod exiguum restabat sanguinis urbi - hausit” (139 - 140)
Periere nocentes (i seguaci di Mario vinti) quando potevano sopravvivere solo i nocentes che avevano vinto.
Tunc data libertas odiis, resolutaque legum - frenis ira ruit (145 - 146), allora fu data libertà agli odi e l’ira sciolta dai freni delle leggi si precipita.
Quindi viene descritta un’età del ferro, quella della totale peccaminosità. Servi che ammazzano i padroni, figli che uccidono il padre, Busta repleta fuga, permixtaque viva sepultis (152) tombe che si riempiono di fuggiaschi, corpi vivi mescolati con i sepolti. Molti si uccisero
Non ci furono tanti delitti nella Tracia di Diomede, neppure nella Libia di Anteo, né nella Pisa di Enomao. Dati mitologici di gusto tragico per mettere in rilievo l’enormità dei delitti di Silla con altri casi di efferatezza, non però tanto efferata.

Un esempio simile si trova nelle Troiane di Seneca dove Andromaca dice che nessun Colco, né alcuno Scita o abitante le rive del Caspio ha mai commesso un simile orrore
Non Busiridis - puerilis aras sanguis aspersit feri” (Troiane, 1106 - 1107) il sangue di un fanciullo non ha mai spruzzato gli altari del feroce Busiride, “ “nec parva gregibus membra Diomedes suis - epulanda posuit” (1108 - 1109) né Diomede (il re tracio) ha mai gettato membra infantili in pasto ai suoi armenti nelle greppie insanguinate (cfr. Euripide, Alcesti).

Parlano i cittadini che ricordano gli scempi e gli strazi della guerra civile. Un esempio: “avulsae cecidere manus exectaque lingua - palpitat et muto vacuum ferit aera motu ”, caddero le mani strappate e la lingua tagliata palpita e colpisce l’aria vuota di suono con moto muto (Pharsalia, II, 181 - 182).
Cfr. l’espressionismo macabro di Ennio:
quomque caput caderet carmen tuba sola peregit
Et pereunte viro raucus sonus aere cucurrit” (Annales fr. 404)
e quando il capo cadeva, la tromba da sola portò a termine lo squillo e mentre l’uomo moriva il rauco suono uscì di corsa dal bronzo.
Ricorda poi “chiama gli abitator de l’ombre eterne/il rauco suon de la tartarea tromba” Tasso, Gerusalemme liberata, IV, 3, 1 - 2).

Ci fu un massacro di Sanniti seguaci della parte popolare. Perpetrata la strage, gli uccisi cadevano a stento, tanto numerosi erano: vix caede peracta - procumbunt (203 - 204). Quando cadono i cadaveri schiacciano corpi ancora vivi (206).
Silla stava seduto come spettatore.
Nel Tevere le barche rimanevano impigliate nei cadaveri che facevano pure da diga alle onde.

Nel’Iliade XXI, 281 Achille assalito dal fiume Scamandro perché ha compiuto una strage che ferma la corrente, teme che sia stato scritto, era destino ei[marto, che lui l’eroe dovesse morire annegato come un ragazzo porcaio (wJ" pai'da suforbovn) travolto da un torrente. Invece la sua ora non era giunta e se la cavò.
Il fiume, lo Scamandro divino dai gorghi profondi gli aveva detto: “le mie correnti amabili sono piene di morti, non posso più versare l’acque nel mare divino e tu massacri funesto” (XXI, 218 - 220)

 Il mare venne segnato di rosso dalle acque cruente del Tevere.
Per questo Silla ha meritato di essere chianmato salvezza del mondo e Felix Sulla vocatur (221). Il risultato della guerra civile è sempre lo stesso.
Così piangevano i vecchi sic maesta senectus flebat ricordando il passato praeteriti memor (213).

giovanni ghiselli, Pesaro 9 agosto 2020 ore10, 55


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