giovedì 20 agosto 2020

Introduzione a Lucano. XXIII parte del poema "Pharsalia". IV libro

Pharsalia. IV libro (vv. 1-205)

La guerra in Spagna. Cesare guida i suoi contro i pompeiani Afranio e Petreio Il momento in cui le due schiere fraternizzano (vv. 157 - 205). La risposta umamistica a chi suscita l’odio.

Nel campo di Pompeo, in Spagna, erano capi iure pari Afranio e Petreio. Erano di pari grado e concordi. Con loro avevano truppe latine, poi truppe spagnole dell’Asturia, i vèttoni della Lusitania e Celti dei Galli che mescolavano il loro nome con gli Ibèri, i Celtibèri. Stavano nella regione nord orientale dell’altipiano iberico. I due eserciti si trovano nei pressi di Ilerda a nord del fiume HibērusPrima dies belli spectandas ducum vires exposuit  (24 - 25)
Quel primo giorno piguit sceleris; pudor arma furentum - continuit
Il giorno dopo però c’è battaglia. Prevalsero i pompeiani ma irritus et victor, 847), ma anche il vincitore rimase senza effetti poiché Cesare riuscì a ritirarsi.
Era un inverno senza pioggia: aruerat tellus hiberno dura sereno (55)   - areo, sono secco. Ma in primavera il tempo cambia.  Le nuvole vengono premute come spugna dal cielo. Esce la pioggia poi l’arcobaleno (arcus). Gli accampamenti vengono allagati. Subentra la fame Iamque comes semper magnorum prima malorum - saeva fames aderat (93 - 94) - miles eget. Ma chi ha denaro può comprare del grano: è Pro pallida tabes lucri/ 96, oh corruzione del lucro che fa impallidire l’affamato - interiezione  pallida tabes in vocativo.
C’è un allagamento. L’aspetto deforme del cielo e le congiunte tenebre della notte confondono le differenze tra le cose - rerum discrimina miscet - deformis caeli facies iunctaeque tenebrae (104 - 105).
Se il diluvio non fosse cessato, sarebbe finita la guerra ma la Fortuna accontentandosi della piccola paura di Cesare plena redit e gli dèi meritarono il favore di Cesare. Il tempo migliorava : noctes ventura luce rubebant (125) le notti rosseggiavano per l’avvicinarsi del sole. Gli alberi cominciano ad alzare le loro chione - Tollere silvas comas incipiunt 128 - 129 e i monti emergere dagli stagni - stagnis emergere colles.
I soldati di Cesare formarono piccole barche con rami di salice e pelli di giovenchi uccisi. Guizza l’imbarcazione sul fiume rigonfio tumidum super emicat amnem - 133. Sic Venetus stagnante Pado - navigat 134 - 135.
Petreio tendit in ultima mundi va verso i confini della terra cercando rinforzi
Cesare intanto fa attraversare il fiume Sicori a nuoto (Spagna Tarragonese)
Il duce parla evidenziando la viltà dei pompeiani che fuggono: nec liceat pavidis ignava occumbere morte (165), non sia concesso a loro di cadere con morte ignava. Inseguiamoli! Ma come i soldati dei due schieramenti si videro in faccia compresereo che si trattava di guerra civile, un’empietà -  deprensum est civile nefas (172).
Per un poco rimasero muti dallo spavento - Tenuere parumper –ora metu 172 - 173, tantum nutu motoque salutant ense suos - salutano i loro parenti soltanto con cenni e muovendo la spada. Poi come rupit amor leges, l’amore ebbe rotto le regole, audet transcendere vallum - miles , i soldati osano saltare fuori dalle trincèe e in amplexus effusas tendere palmas (176) tendere palme aperte all’abbraccio. Arma rigant armis (180) rigano di lacrime le armi, singultibus oscula rumpunt, interrompono i baci con i singhiozzi.
I soldati si confortano a vicenda suggerendo di porre fine alla guerra: cessa: iam iam civilis Erinys - concidet et Caesar generum privatus amabit (187 - 188), smetti, allora l’Erinni della guerra civile crollerà e Cesare da privato amerà il genero (187 - 188)

Si invoca la Concordia salus mundi (190)  che stutto abbracciando con un legame eterno ades aeterno omnia complectens nexu (189).
Pax erat, et castris miles permixtus utrisque - errabat (196 - 197), “duro concordes caespite mensas - instituunt et permixto libamina Baccho” (197 - 198)  su dura zolla pongono le mense della concordia e brindano e insieme libano a Bacco, si raccontano a vicenda i fatti di guerra per tutta la notte. Dum quae gesserunt fortia iactant - et dum multa negant quod solum fata petebant - est miseris renovata fidesatque omne futurum –crevit amore nefas”, mentre vantano i forti atti compiuti e mentre di molti negano la responsabilità  poiché li richiedeva solo il destino, per gli infelici si rinnovò il patto di fratellanza e ogni misfatto futuro diventa un’enormità grazie all’amore.
Cfr. il fraternizzare dei soldati costretti a considerarsi nemici e ad ammazzarsi a vicenda durante uno dei Natali della prima Guerra Mondiale.
Tale è la  risposta umanistica a chi aizza i mortali gli uni contro gli altri.


giovanni ghiselli

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