Pharsalia. IV libro (vv. 1-205)
La
guerra in Spagna. Cesare guida i suoi contro i pompeiani Afranio e
Petreio Il momento in cui le due schiere fraternizzano (vv. 157 -
205). La risposta umamistica a chi suscita l’odio.
Nel
campo di Pompeo, in Spagna, erano capi iure pari Afranio
e Petreio. Erano di pari grado e concordi. Con loro avevano truppe
latine, poi truppe spagnole dell’Asturia, i vèttoni della
Lusitania e Celti dei Galli che mescolavano il loro nome con gli
Ibèri, i Celtibèri. Stavano nella regione nord orientale
dell’altipiano iberico. I due eserciti si trovano nei pressi di
Ilerda a nord del fiume Hibērus. Prima dies
belli spectandas ducum vires exposuit (24 - 25)
Quel
primo giorno piguit sceleris; pudor arma furentum -
continuit
Il
giorno dopo però c’è battaglia. Prevalsero i pompeiani ma irritus
et victor, 847), ma anche il vincitore rimase senza effetti
poiché Cesare riuscì a ritirarsi.
Era
un inverno senza pioggia: aruerat tellus hiberno dura
sereno (55) - areo, sono secco. Ma
in primavera il tempo cambia. Le nuvole vengono premute
come spugna dal cielo. Esce la pioggia poi l’arcobaleno (arcus).
Gli accampamenti vengono allagati. Subentra la fame Iamque
comes semper magnorum prima malorum - saeva fames aderat (93
- 94) - miles eget. Ma chi ha denaro può comprare del grano:
è Pro pallida tabes lucri/ 96, oh
corruzione del lucro che fa impallidire l’affamato -
interiezione pallida tabes in vocativo.
C’è
un allagamento. L’aspetto deforme del cielo e le congiunte tenebre
della notte confondono le differenze tra le cose - rerum
discrimina miscet - deformis caeli facies iunctaeque tenebrae (104
- 105).
Se
il diluvio non fosse cessato, sarebbe finita la guerra ma
la Fortuna accontentandosi della piccola paura di
Cesare plena redit e gli dèi meritarono il favore
di Cesare. Il tempo migliorava : noctes ventura luce
rubebant (125) le notti rosseggiavano per l’avvicinarsi
del sole. Gli alberi cominciano ad alzare le loro chione - Tollere
silvas comas incipiunt 128 - 129 e i monti emergere dagli
stagni - stagnis emergere colles.
I
soldati di Cesare formarono piccole barche con rami di salice e pelli
di giovenchi uccisi. Guizza l’imbarcazione sul fiume
rigonfio tumidum super emicat amnem - 133. Sic
Venetus stagnante Pado - navigat 134 - 135.
Petreio tendit
in ultima mundi va verso i confini della terra cercando
rinforzi
Cesare
intanto fa attraversare il fiume Sicori a nuoto (Spagna Tarragonese)
Il
duce parla evidenziando la viltà dei pompeiani che fuggono: nec
liceat pavidis ignava occumbere morte (165), non sia
concesso a loro di cadere con morte ignava. Inseguiamoli! Ma come i
soldati dei due schieramenti si videro in faccia compresereo che si
trattava di guerra civile, un’empietà - deprensum
est civile nefas (172).
Per
un poco rimasero muti dallo spavento - Tenuere parumper –ora
metu 172 - 173, tantum nutu motoque salutant ense
suos - salutano i loro parenti soltanto con cenni e muovendo la
spada. Poi come rupit amor leges, l’amore ebbe rotto le
regole, audet transcendere vallum - miles , i
soldati osano saltare fuori dalle trincèe e in amplexus
effusas tendere palmas (176) tendere palme aperte
all’abbraccio. Arma rigant armis (180) rigano di
lacrime le armi, singultibus oscula rumpunt, interrompono
i baci con i singhiozzi.
I
soldati si confortano a vicenda suggerendo di porre fine alla
guerra: cessa: iam iam civilis Erinys - concidet et Caesar
generum privatus amabit (187 - 188), smetti, allora l’Erinni
della guerra civile crollerà e Cesare da privato amerà il genero
(187 - 188)
Si
invoca la Concordia salus mundi (190) che
stutto abbracciando con un legame eterno ades aeterno
omnia complectens nexu (189).
Pax
erat, et castris miles permixtus utrisque - errabat (196 -
197), “duro concordes caespite mensas - instituunt et permixto
libamina Baccho” (197 - 198) su dura zolla pongono
le mense della concordia e brindano e insieme libano a Bacco, si
raccontano a vicenda i fatti di guerra per tutta la notte. Dum quae
gesserunt fortia iactant - et dum multa negant quod solum fata
petebant - est miseris renovata fides, atque omne
futurum –crevit amore nefas”, mentre vantano i forti
atti compiuti e mentre di molti negano la responsabilità poiché
li richiedeva solo il destino, per gli infelici si rinnovò il patto
di fratellanza e ogni misfatto futuro diventa un’enormità grazie
all’amore.
Cfr.
il fraternizzare dei soldati costretti a considerarsi nemici e ad
ammazzarsi a vicenda durante uno dei Natali della prima Guerra
Mondiale.
Tale
è la risposta umanistica a chi aizza i mortali gli uni
contro gli altri.
giovanni
ghiselli
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