Terzo atto
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Scena unica
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La classe, il maestro, il docente, il Preside
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Preside
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Ho fatto
chiamare il vostro ex insegnante per un confronto.
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Studente
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Lui è
ancora il nostro Maestro
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Preside
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Sì,
maestro di anarchia. Non c'è male più grande.
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Studente, sottovoce
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Però!!
Conosce l'Antigone di Sofocle [1]!
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Preside
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Per
esempio: perché lei, professore, si faceva dare del tu dagli
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studenti,
se non per confutare l'autorità e annientare la naturale,
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sacra
gerarchia?
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Maestro
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Non ho mai
proposto agli studenti di darmi del tu; ci arrivano
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spontaneamente
quando si accorgono che siamo tutti persone, cioè
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soggetti
morali e intelletti pensanti, capaci di dare e farsi rendere
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ragione.
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Preside
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Già, così
trovano tutte le ragioni per non studiare.
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Maestro
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Non è
vero. Questa presa di coscienza infatti avviene attraverso lo
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studio e
lo scambio delle idee: certo è che dopo avere provato il
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gusto
della loro dignità umana e scolastica, non sono più
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predisposti
al morbo dello studente servile: la coazione a ripetere
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riassunti
di manuali e traduzioni dettate senza una parola di
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commento.
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Docente, alzando la mano e aspettando che il preside
la guardi.
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Signor
Preside, potrei difendermi?
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Preside
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Prego
signora: la sua parola onesta è sempre gradita.
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Docente
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Scusi,
professore, ma io qui vengo calunniata: io non ometto mai
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di mettere in rilievo il sublime della poesia che traduco.
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Studente
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E la prosa
dove la mette?
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Docente
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Silenzio
tu! E' sublime anche quella. Sicuramente però io non
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vado a
caccia dell'idea politica come certi colleghi, poiché essa è
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pericolosa
quanto la dinamite, particolarmente nelle teste tanto
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verdi
degli adolescenti. Lei professore non crede?
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Maestro
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Così in
assoluto no. L'idea è pericolosa quando si accampa nella
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mente del
ragazzo senza ammettere confutazione dialettica; il
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giovane
deve conoscerne diverse. Il rischio dell'ideologia unica
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qui a
Bologna l'abbiamo corso intorno al 1975 quando il P.C.I.
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faceva il
piglia tutto, e l'intellettuale ganascione, echeggiando La
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distruzione della ragione di Lukàcs, proclamava che al di
fuori
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del
razionalismo materialistico c'è solo un irrazionalismo debole al
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servizio
della borghesia imperialistica e reazionaria.
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Successivamente
tale panrazionalismo gretto e totalitario divenne
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dispotico
, disgustoso al punto di spingere molti di noi verso
l'irrazionale,
con tanto di fricchettoni variopinti e
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ragazze
che sferruzzavano in classe . Questo succede ogni volta che la logica senza
pietà dei vari
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“illuminismi”
suscita per reazione movimenti di simpatia nei
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confronti
dell'istinto e del sentimento. Euripide con le Baccanti
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per
esempio, oppure il movimento dello Sturm und Drang . Forse
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volevamo
amare la vita più di quanto consenta la logica. Forse
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avevamo
torto.
Continua
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Il ragazzo
ricorda il v. 672:
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ajnarciva" de; mei'zon oujk e[stin kakovn
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non c'è
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male più
grande dell'anarchia. E' pronunciato dal tiranno Creonte.
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