Massimo Recalcati è tornato a
illuminarci. Nel quotidiano “la
Repubblica” di oggi, 11 agosto 2020, in un suo articolo
dal titolo immaginifico “I negazionisti puberali” (p. 26) se la prende prima
con i cattivi maestri Donald Trump e Jair Bolsonaro, poi con tutti gli
adolescenti di tutti i paesi e di tutti i tempi, come se fossero tutti uguali
con un annichilimento delle diversità degli individui e dei caratteri che per
me è inaccettabile.
Ed è pure in contraddizione con la sua premessa.
Sentite: “ Se il trauma del Covid ci ha obbligato ad
essere adulti, ad avere una visione della vita che non può restringersi a
quella del nostro Ego (…) questa recente e nuova ondata anti-politica mostra,
ancora una volta, quanto sia antropologicamente difficile vedere al di là della
nostra vita individuale (…) Non a caso l’attitudine negazionista appartiene
clinicamente al tempo dell’adolescenza patologica dove il reclamo assoluto
della propria libertà appare sganciato da ogni riferimento etico a quello della
responsabilità considerato solamente come una impostura per imbrigliare la
forza in sé indomabile di una libertà che non vuole sottomettersi a nient’altro
se non a se stessa e che, soprattutto, respinge di assumere le conseguenze dei
propri atti. Ecco nuovamente spiccare i paradigmi di Trump e Bolsonaro”.
Tutti uguali dunque i ragazzi che vivono il “tempo dell’adolescenza patologica”, compresi
i capi di Stato nominati sopra: due ragazzini in erba o fanciulli in fiore.
Sicché sono miliardi di individualisti senza individualità.
Rispondo con un commento basato più sulle mie
esperienze di maestro di scuola che sulle letture. Gli adolescenti rifiutano
gli adulti, i loro suggerimenti e i loro insegnamenti, quando intuiscono, poi
capiscono che questi non sono rivolti a potenziare la vita bensì a limitarla o
addirittura a mortificarla.
Io affermo che la ragazza e il ragazzo che sentono e
provano il beneficio dell’educatore, lo ascoltano, lo rispettano e fanno tesoro
dei suoi insegnamenti.
Nel post precedente ho cercato di chiarire che cosa è
un cattivo insegnante. Posso scrivere lo stesso di un cattivo genitore, un
cattivo politico, un prete cattivo. E’ uno che non si prende cura delle persone
che gli sono affidate. Uno che “se ne frega” e che frega. Uno che quando parla
o scrive impiega parole insignificanti nel contesto ma reputate segno di intelligenza e cultura, quale il risibile
“antropologicamente” citato sopra.
L’ignorante può rimanerne incantato e lasciarsi
fregare lì per lì.
Ma il giovane con appena un po’ di coscienza si
sente preso in giro da tali mistificatori che non gli danno niente e si volta
dall’altra parte. E fa bene
Saluti
Gianni
p. s. non scrivo solo per me. Mi sta a cuore educare,
criticare, smascherare.
Pesaro 11 agosto 2020 ore 18
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