"Oreste" di Euripide. XVII
parte (vv. 957-1021)
Coro
(O infelice vergine, come resti
senza voce
mentre abbassi verso terra il volto
adombrato,
come una che sta per scoppiare in
gemiti e lamenti).
Inizio il lamento, o terra
Pelasgia,
ficcando la bianca unghia
attraverso le guance, 961
sanguinosa rovina,
e il colpo sul capo che spetta alla
dea
sotterranea dei morti, la bella
fanciulla Persefone.
Gridi la terra dei Ciclopi , 965
ponendo sulla testa il ferro della
rasatura,
le pene della casa.
Pietà, pietà qui viene avanti
per i condannati a morte,
che una volta erano i condottieri
dell’Ellade. 970
Se n’è andata infatti se n’è
andata, sparisce tutta
la stirpe dei figli di Pelope e
quello splendore
che c’era una volta su quella casa
beata;
l’invidia degli dèi l’ha abbattuta,
e il malevolo
voto di morte tra i cittadini. 975
Ahi foriere di ogni pianto
travagliate stirpi
degli effimeri, guardate come
il destino
va contro le speranze.
Uno prende in cambio le pene di un
altro
Nel lungo tempo: 980
e dei mortali la vita tutta è instabile.
Elettra
Potessi raggiungere la pietra
tesa a metà tra il cielo
e la terra con catene,
di anelli d’oro, zolla dall’Olimpo
fatta muovere in circolo,
per gridare tra i gemiti
al vecchio padre Tantalo 985
che generò generò i progenitori,
le sciagure della casa quali io
vidi,
l’alato inseguimento dei puledri
quando con la forza che regge una
quadriga
Pelope guidò il carro sul mare
gettando nel gonfio flutto marino
Mirtilo ucciso 990
conducendo il carro verso le rive
Gerestie
dalle bianche spume ondeggianti
dei flutti marini.
Da dove per la casa mia 995
partì una maledizione piena di
gemiti,
il parto tra le greggi del figlio
di Maia,
quando nacque il mostro
funesto dal vello d’oro
rovina di Atreo allevatore di
cavalli: 1000
donde la Discordia fuorviò
l’alato carro del sole
accostando il cammino del cielo che
è volto alla sera
all’Aurora che ha un solo
destriero,
e la corsa della Pleiade dalle
sette vie 1005
Zeus fa volgere su altra strada,
e in cambio delle morti dà altre
morti
e i banchetti eponimi di Tieste
e i letti della Cretese Aerope
l’infida
dalle infide nozze: e gli ultimi
mali 1010
su di me e il padre mio giunsero
Con dolorose necessità sulla mia
casa
Coro
Ed ecco si trascina fin qui tuo
fratello
Condannato con voto di morte,
e il più fedele di tutti Pilade,
uomo pari a un fratello, dirigendo
1015
il passo malato di Oreste,
compagno di appoggio con piede
premuroso
Elettra
Ahimé, io gemo vedendoti fratello
Sull’orlo della tomba , e davanti
alla pira funerea.
Ahimé davvero di nuovo: siccome ti
vedo negli occhi 1020
con l’ultima vista, sono uscita di
senno.
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