L'elogio della
"magnifica negligenza" si trova anche nel grande romanzo di Musil :" Una casta dominante
rimane sempre un poco barbarica (...) Erano invitati insieme in residenze
campestri, e Ulrich notò che vi si vedeva sovente mangiare la frutta con le
mani, senza sbucciarla, mentre nelle case dell'alta borghesia il cerimoniale
con coltello e forchetta era rigidamente osservato; la stessa osservazione si
poteva fare a proposito della conversazione che quasi soltanto nelle case
borghesi era signorile e distinta, mentre negli ambienti aristocratici
prevalevano i discorsi disinvolti, senza pretese, alla maniera dei cocchieri.
Le dimore borghesi erano più igieniche e razionali. Nei castelli patrizi
d'inverno si gelava; le scale logore e strette non erano una rarità, e accanto
a sontuose sale di ricevimento si trovavano camere da letto basse e ammuffite.
Non esistevano montavivande né bagni per la servitù. Ma, a guardar bene,
c'era proprio in questo un senso più eroico, il senso della tradizione e di una
magnifica negligenza!"[1].
Nel Duvskolo" di Menandro la
figlia di Cnemone fa innamorare Sostrato con la sua aria in certo modo
liberalmente agreste:"ejleuqerivw" gev pw" a[groikov" ejstin" (vv. 201-202).
Il conte Leinsdorf,
promotore della grande Azione Patriottica, l'Azione Parallela, "del
"popolo" pensava fermamente che fosse "buono" (…) era
fermamente convinto che il vero socialismo concordava con le sue opinioni (…)
E' chiaro come il sole che soccorrere i poveri è un dovere cavalleresco, e che
per la vera nobiltà non c'è poi una così gran differenza tra un fabbricante e
un suo operaio"[2].
Il motto che riassume questo
stile potrebbe essere l'affermazione di Pericle: "filokalou'mevn
te ga;r met j eujteleiva" kai; filosofou'men a[neu malakiva"" (Tucidide, II, 40,
1). in effetti amiamo il bello con
semplicità e amiamo la cultura senza mollezza.
Più avanti Tucidide indica
la semplicità come il nutrimento di quell'anima nobile che venne negata dalle
guerre civili: a causa di queste ("dia;
ta;" stavsei""), fu sancito ogni genere di malizia nel mondo
greco e sparì, derisa, la semplicità di
cui per lo più la nobiltà ha parte:"kai; to; eu[hqe" , ou'J
to; gennai'on plei'ston metevcei, katagelasqe;n hjfanivsqh"
(III, 83, 1).
Sembra l'elogio funebre della nobiltà che è
anche, forse soprattutto, semplicità, ingenuità e schiettezza
Sulla semplicità dei Greci
si è espresso come è noto J. J. Winckelmann:" Infine, la generale e
principale caratteristica dei capolavori greci è una nobile semplicità e una
quieta grandezza, sia nella posizione che nell'espressione…la nobile semplicità
e la quieta grandezza delle statue greche costituiscono il vero segno
caratteristico degli scritti greci dei tempi migliori"[3].
Questa formula con
l'archeologo tedesco prese nuovo vigore:"Così, quando Winckelmann
predicava dell'arte greca la edle Einfalt und stille Grösse, di fatto
trascriveva un topos già corrente in Francia; ma la noble simplicité
e la grandeur sereine dei Greci celebrate da Fénelon, Du Bos, Mariette,
dal giovane Voltaire non avevano mai avuto sui loro lettori un effetto
comparabile"[4].
.
La semplicità.
Può essere vero quello che afferma Pound[5]: "Beauty is
difficult ", la bellezza è
difficile[6], ma c'è un mezzo per rendere pervie le vie erte e arte che ci portano
alla vetta del Bello: questo va coniugato con la semplicità, come dice in
sintesi il Pericle di Tucidide:"filokalou'mevn
te ga;r met j eujteleiva" kai; filosofou'men a[neu malakiva"" (II, 40, 1) in
effetti amiamo il bello con semplicità e amiamo la cultura senza mollezza.
Ancora Pound:"The
thought of what America would be like/if the Classics had a wide
circulation/troubles my sleep "[7], il pensiero di come
sarebbe l'America se i Classici circolassero di più mi turba il sonno.
L'accoppiamento della
bellezza con la semplicità può essere introdotto da questa dichiarazione
d'amore che Euripide,
nell'Eracle[8], attraverso "il cantuccio" del coro,
rivolge alla poesia:
"non cesserò
mai di unire/le Grazie alle Muse,/dolcissima unione./Che io non viva senza la Poesia/ma sia sempre tra le
corone./Ancora vecchio l'aedo /fa risuonare la Memoria"(vv.673-679).
Nelle Fenicie[9] di Euripide Polinice afferma la parentela della semplicità con la giustizia e con
la verità:"aJplou'" oJ mu'qo" th'" ajlhqeiva"
e[fu,-kouj poikivlwn dei' ta[ndic' eJrmhneuavtwn" (vv. 469-470), il discorso della verità è
semplice e quanto è conforme a giustizia non ha bisogno di interpretazioni
ricamate. Invece l' a[diko" lovgo" , essendo malato dentro, ha
bisogno degli artifici degli scaltri:"nosw'n ejn auJtw'/ farmavkwn
dei'tai sofw'n"
(v. 472).
Lucrezio (I, 641-642) condanna gli stolti che ammirano e
amano quanto rimane nascosto sotto parole contorte:"omnia enim stolidi magis admirantur amantque/inversis quae sub verbis
latitantia cernunt ", gli stolti ammirano e amano di più tutto ciò che
scorgono nascosto sotto parole contorte.
Chirone, dikaiovtato" Kentauvrwn[10], il più
giusto dei Centauri, "nodrì Achille"[11]
insegnandogli quella naturalezza e semplicità di costumi che è la quintessenza
dell'educazione sana. Il figlio di Peleo nell'Ifigenia
in Aulide di Euripide riconosce
tale alta paideia all'uomo piissimo che l'ha allevato:"ejgw;
d j, ejn ajndro;" eujsebestavtou trafei;"-Ceivrwno", e[maqon
tou;" trovpou" aJplou'" e[cein" (vv. 926-927), ho
imparato ad avere semplici i costumi.
In tal modo il figlio di Peleo imparò a non apprendere gli usi
degli uomini malvagi (v. 709).
E' pure
degna di menzione la polemica di Schopenhauer[12] contro la filosofia
(hegeliana) delle università, fatta di "ghirigori che non dicono nulla, e
offuscano con la loro verbosità perfino le verità più comuni e più
comprensibili".
Pirra è simplex munditiis, semplice
nell'eleganza (Orazio, Ode I,
5, 5).
"Simplex
munditiis è un ossimoro, perché i due termini hanno associazioni di
significato opposte, la semplicità e la ricercatezza (munditia)...Come ha detto bene Romano, "il concetto classico
di semplicità nell'eleganza è scolpito in questo ossimoro che potrebbe essere
assunto come motto del programma stilistico di Orazio"[13].
Analogo ossimoro troviamo in Marziale che si augura
una prudens simplicitas (10, 47, 79, una semplicità competente.
La prudenza e la semplicità sono coniugate
anche dal Nuovo Testamento :"Ecce ego mitto vos sicut oves in
medio luporum; estote ergo prudentes sicut serpentes et simplices sicut
columbae" (Matteo, 10, 16), ecco io vi mando come pecore in
mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le
colombe.
La
semplicità però non è rozzezza, anzi va
sempre collegata alla nobiltà. Infatti la semplicità è una complessità risolta
e non si deve confondere con la facilità la quale "invece è una truffa che
rischia di impoverire tragicamente i nostri giorni (…) La nostra cultura ormai
scansa ogni sentore di fatica, ogni peso, ogni difficoltà: abbiamo esaltato il
trash e il pulp (…) abbiamo accettato che le televisioni venissero invase da
gente che imbarcava applausi senza essere capace a fare nulla; abbiamo accolto
con entusiasmo ogni sbraitante analfabeta, ogni ridicolo chiacchierone, ogni
comico da quattro soldi, ogni patetica "bonazza" (…) la Facilità ormai ha dissolto tante capacità
intellettuali e manuali, e si parla a vanvera perché così abbiamo sentito fare
ogni sera, si pensa e si vive a casaccio perché così fanno tutti"[14].
Fine neglegentia.
Torniamo al II canto della Pharsalia di Lucano.
Pompeo si allontana da Roma e occupa Capua, le mura del
colono dardano Capys. Nell’Appennino l’Italia si gonfia e in nessun luogo si è
avvicinata tanto all’Olimpo. Un limite ai monti lo pongono Pisa da un lato,
dall’altro Ancona “illinc Dalmaticis
obnoxia fluctibus Ancon” (402), esposta ai flutti della Dalmazia.
[2] R. Musil, L'uomo senza qualità , p. 84.
[3] J. J. Winckelmann, Pensieri sull'imitazione
dell'arte greca (del 1755), p. 29 e p. 32.
[4] S. Settis, Futuro del 'classico' , p. 48.
[5] 1885-1972.
[6] Del
resto esserne esclusi significa soffrirne la mancanza:"For I am
homesick after mine own kind/And ordinary people touch me not/ And I am
homesick/after mine own kind that know, and feel/And have some breath for
beauty and the arts ", ho nostalgia di gente del mio stampo e la gente dozzinale non mi
tocca. Ho nostalgia di gente del mio
stampo che conosce e sente e respira il bello e l'arte (E. Pound, Prigioniero,
da Personae del 1907)..
[7] Cantico del sole da Quia pauper amavi (1919).
[8] Composta intorno al 415 a. C.
[9] Composte intorno al 410 a. C.
[10] Odissea
XI, 832.
[11] Dante, Inferno, XII, 71.
[13]G. B. Conte, Scriptorium
Classicum 3, p. 22.
[14] I miei
ragazzi insidiati dal demone della Facilità, Marco Lodoli, in La Repubblica 6 novembre
2002, p. 14.
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