venerdì 14 agosto 2020

Elogi della semplicità



L'elogio della "magnifica negligenza" si trova anche nel grande romanzo di Musil :" Una casta dominante rimane sempre un poco barbarica (...) Erano invitati insieme in residenze campestri, e Ulrich notò che vi si vedeva sovente mangiare la frutta con le mani, senza sbucciarla, mentre nelle case dell'alta borghesia il cerimoniale con coltello e forchetta era rigidamente osservato; la stessa osservazione si poteva fare a proposito della conversazione che quasi soltanto nelle case borghesi era signorile e distinta, mentre negli ambienti aristocratici prevalevano i discorsi disinvolti, senza pretese, alla maniera dei cocchieri. Le dimore borghesi erano più igieniche e razionali. Nei castelli patrizi d'inverno si gelava; le scale logore e strette non erano una rarità, e accanto a sontuose sale di ricevimento si trovavano camere da letto basse e ammuffite. Non esistevano montavivande né bagni per la servitù. Ma, a guardar bene, c'era proprio in questo un senso più eroico, il senso della tradizione e di una magnifica negligenza!"[1].

Nel Duvskolo" di Menandro la figlia di Cnemone fa innamorare Sostrato con la sua aria in certo modo liberalmente agreste:"ejleuqerivw" gev pw" a[groikov"  ejstin" (vv. 201-202).

Il conte Leinsdorf, promotore della grande Azione Patriottica, l'Azione Parallela, "del "popolo" pensava fermamente che fosse "buono" (…) era fermamente convinto che il vero socialismo concordava con le sue opinioni (…) E' chiaro come il sole che soccorrere i poveri è un dovere cavalleresco, e che per la vera nobiltà non c'è poi una così gran differenza tra un fabbricante e un suo operaio"[2].

Il motto che riassume questo stile potrebbe essere l'affermazione di Pericle: "filokalou'mevn te ga;r met j eujteleiva" kai; filosofou'men a[neu malakiva"" (Tucidide, II, 40, 1). in effetti amiamo il bello con semplicità e amiamo la cultura senza mollezza.
Più avanti Tucidide indica la semplicità come il nutrimento di quell'anima nobile che venne negata dalle guerre civili: a causa di queste ("dia; ta;" stavsei""), fu sancito ogni genere di malizia nel mondo greco e sparì, derisa, la semplicità di cui per lo più la nobiltà ha parte:"kai; to; eu[hqe" , ou'J to; gennai'on plei'ston metevcei, katagelasqe;n hjfanivsqh" (III, 83, 1).
 Sembra l'elogio funebre della nobiltà che è anche, forse soprattutto, semplicità, ingenuità e schiettezza

Sulla semplicità dei Greci si è espresso come è noto J. J. Winckelmann:" Infine, la generale e principale caratteristica dei capolavori greci è una nobile semplicità e una quieta grandezza, sia nella posizione che nell'espressione…la nobile semplicità e la quieta grandezza delle statue greche costituiscono il vero segno caratteristico degli scritti greci dei tempi migliori"[3].
Questa formula con l'archeologo tedesco prese nuovo vigore:"Così, quando Winckelmann predicava dell'arte greca la edle Einfalt und stille Grösse, di fatto trascriveva un topos già corrente in Francia; ma la noble simplicité e la grandeur sereine dei Greci celebrate da Fénelon, Du Bos, Mariette, dal giovane Voltaire non avevano mai avuto sui loro lettori un effetto comparabile"[4]. 


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La semplicità.
 Può essere vero quello che afferma Pound[5]: "Beauty is difficult ", la bellezza  è difficile[6], ma c'è un mezzo per rendere pervie le vie erte e arte che ci portano alla vetta del Bello: questo va coniugato con la semplicità, come dice in sintesi il  Pericle di Tucidide:"filokalou'mevn te ga;r met j eujteleiva" kai; filosofou'men a[neu malakiva"" (II, 40, 1) in effetti amiamo il bello con semplicità e amiamo la cultura senza mollezza.
Ancora Pound:"The thought of what America would be like/if the Classics had a wide circulation/troubles my sleep "[7], il pensiero di come sarebbe l'America se i Classici circolassero di più mi turba il sonno.

L'accoppiamento della bellezza con la semplicità può essere introdotto da questa dichiarazione d'amore che Euripide, nell'Eracle[8], attraverso "il cantuccio" del coro, rivolge alla poesia:
"non cesserò mai di unire/le Grazie alle Muse,/dolcissima unione./Che io non viva senza la Poesia/ma sia sempre tra le corone./Ancora vecchio l'aedo /fa risuonare la Memoria"(vv.673-679).

 Nelle Fenicie[9] di Euripide Polinice afferma la parentela della semplicità con la giustizia e con la verità:"aJplou'" oJ mu'qo" th'" ajlhqeiva" e[fu,-kouj poikivlwn dei' ta[ndic' eJrmhneuavtwn" (vv. 469-470), il discorso della verità è semplice e quanto è conforme a giustizia non ha bisogno di interpretazioni ricamate. Invece l' a[diko" lovgo" , essendo malato dentro, ha bisogno degli artifici degli scaltri:"nosw'n ejn auJtw'/ farmavkwn dei'tai sofw'n" (v. 472).

Lucrezio (I, 641-642) condanna gli stolti che ammirano e amano quanto rimane nascosto sotto parole contorte:"omnia enim stolidi magis admirantur amantque/inversis quae sub verbis latitantia cernunt ", gli stolti ammirano e amano di più tutto ciò che scorgono nascosto sotto parole contorte.

Chirone, dikaiovtato" Kentauvrwn[10], il più giusto dei Centauri, "nodrì Achille"[11] insegnandogli quella naturalezza e semplicità di costumi che è la quintessenza dell'educazione sana. Il figlio di Peleo nell'Ifigenia in Aulide di Euripide riconosce tale alta paideia all'uomo piissimo che l'ha allevato:"ejgw; d j, ejn ajndro;" eujsebestavtou trafei;"-Ceivrwno", e[maqon tou;" trovpou" aJplou'" e[cein" (vv. 926-927), ho imparato ad avere semplici i costumi.
 In tal modo il figlio di Peleo imparò a non apprendere gli usi degli uomini malvagi (v. 709).
  

E' pure degna di menzione la polemica di Schopenhauer[12] contro la filosofia (hegeliana) delle università, fatta di "ghirigori che non dicono nulla, e offuscano con la loro verbosità perfino le verità più comuni e più comprensibili". 

Pirra è simplex munditiis, semplice nell'eleganza (Orazio, Ode I, 5, 5).
 "Simplex munditiis è un ossimoro, perché i due termini hanno associazioni di significato opposte, la semplicità e la ricercatezza (munditia)...Come ha detto bene Romano, "il concetto classico di semplicità nell'eleganza è scolpito in questo ossimoro che potrebbe essere assunto come motto del programma stilistico di Orazio"[13].
Analogo ossimoro troviamo in Marziale che si augura una prudens simplicitas (10, 47, 79, una semplicità competente.
 La prudenza e la semplicità sono coniugate anche dal Nuovo Testamento :"Ecce ego mitto vos sicut oves in medio luporum; estote ergo prudentes sicut serpentes et simplices sicut columbae" (Matteo, 10, 16), ecco io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe.

La semplicità però non  è rozzezza, anzi va sempre collegata alla nobiltà. Infatti la semplicità è una complessità risolta e non si deve confondere con la facilità la quale "invece è una truffa che rischia di impoverire tragicamente i nostri giorni (…) La nostra cultura ormai scansa ogni sentore di fatica, ogni peso, ogni difficoltà: abbiamo esaltato il trash e il pulp (…) abbiamo accettato che le televisioni venissero invase da gente che imbarcava applausi senza essere capace a fare nulla; abbiamo accolto con entusiasmo ogni sbraitante analfabeta, ogni ridicolo chiacchierone, ogni comico da quattro soldi, ogni patetica "bonazza" (…)  la Facilità ormai ha dissolto tante capacità intellettuali e manuali, e si parla a vanvera perché così abbiamo sentito fare ogni sera, si pensa e si vive a casaccio perché così fanno tutti"[14].


    Fine neglegentia.


Torniamo al II canto della Pharsalia di Lucano.
Pompeo si allontana da Roma e occupa Capua, le mura del colono dardano Capys. Nell’Appennino l’Italia si gonfia e in nessun luogo si è avvicinata tanto all’Olimpo. Un limite ai monti lo pongono Pisa da un lato, dall’altro Ancona “illinc Dalmaticis obnoxia fluctibus Ancon” (402), esposta ai flutti della Dalmazia.




[1]R. Musil (1880-1942), L'uomo senza qualità , p. 269.

[2] R. Musil, L'uomo senza qualità , p. 84.
[3] J. J. Winckelmann, Pensieri sull'imitazione dell'arte greca (del 1755), p. 29 e p. 32.
[4] S. Settis, Futuro del 'classico' , p. 48.
[5] 1885-1972.
[6] Del resto esserne esclusi significa soffrirne la mancanza:"For I am homesick after mine own kind/And ordinary people touch me not/ And I am homesick/after mine own kind that know, and feel/And have some breath for beauty and the arts ", ho nostalgia di gente del mio stampo e la gente dozzinale non mi tocca. Ho nostalgia di gente del mio stampo che conosce e sente e respira il bello e l'arte (E. Pound, Prigioniero, da Personae del 1907)..  
[7] Cantico del sole da Quia pauper amavi  (1919).
[8] Composta intorno al 415 a. C.
[9] Composte intorno al 410 a. C.
[10]  Odissea XI, 832.
[11] Dante, Inferno, XII, 71.
[12] Parerga e paralipomena p.210, vol.I
[13]G. B. Conte, Scriptorium Classicum  3,  p. 22.
[14] I miei ragazzi insidiati dal demone della Facilità, Marco Lodoli, in La Repubblica 6 novembre 2002, p. 14.

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