La piscina di Debrecen nel 1979. Con Alfredo che mi dà consigli
Nel
pomeriggio andai in piscina per non perdere l’abbronzatura presa al mare
con Ifigenia. Prendevo il sole e leggevo Proust, quando Alfredo mi venne vicino
e sorridendo con malizia disse: “Se la tua fidanzata è di parola e, come hai
detto che siete d’accordo, ti dà tempestiva notizia delle corna che ti mette,
puoi stare sicuro che fino a un paio di giorni fa non ti ha tradito, perché in
collegio non c’era posta per te”.
Poi mi
indicò una donna giovane, molto, bionda ma bella, un’inserviente che
aveva conosciuto in cucina e invitato in piscina: era stesa su un asciugamano
rosso orlato di giallo non lontana da noi; ci guardava non senza sorrisi con il
viso poco abbronzato e con tutto il corpo ben fatto: snello, slanciato e
formoso. Incarnava l’idea della femmina umana fiorente, un po’ come
la mia compagna, ma in versione scolorita e un po’ più plebea.
Gli occhi
azzurri . Troppo chiara rispetto ai miei gusti.
“Vedi
quella? - fece Alfredo non senza malizia - è un bel bocconcino. Io la punto. Io
so’ sincero, Gianni: sono venuto qua per fare sesso. Quella ci sta”.
Invero, data
la scarsa esperienza e l’avvenenza non travolgente del vecchio amico, la
previsione mi sembrò non del tutto realistica.
Lo guardai
per dirgli che la cosa non mi riguardava punto, ma lui continuò: “Tu Gianni fai
l’anacoreta pazzo qui a Debrecen dove il buon Dio ci ha riuniti per scambiare piacere
e amore con le ragazze d’Europa: quella è una slava di Novi Sad e ha una
sorella. Ancora più bella e non meno disponibile. Possiamo spassarcela in
quattro, allegramente”.
“Un’altra
volta”, gli dissi.
“Va be’, ma
la prossima volta che vieni in questo paradiso dell’amore, cerca di non
portarti dietro problemi di fedeltà. Ti ricordi
l’angoscia del ’73 per l’Esmeralda, l’etera Esmeralda come l’hai
chiamata più tardi?
Se non te ne
liberavi in tempo, pensa, non beccavi la Päivi, il grande amore mensile del
’74”.
“Sì,
tu non hai tutti i torti, amico mio, ma l’Esmeralda con tutti i sui
difetti mi è servita a tenere i contatti con Bologna durante
l’esilio patavino, mi ha dato una mano per uscire dalla scuola media di
Carmignano di Brenta dove cominciavo ad ammuffire. Perfino il lavoro mi ha
aiutato a trovare”
“E Ifigenia
che cosa ti fa trovare?”
“Qualche
cosa di sano e di forte dentro di me. Senti, Alfredo, noi siamo amici e io mi
trovo bene con te. Non ho dimenticato la tua generosità in diverse occasioni.
Come quando venisti all’aeroporto di Rimini a salutarmi e incoraggiarmi mentre
partivo per la Finlandia, incerto sul da farsi con Päivi incinta. Portasti
perfino un regalo per lei. Poi quella storia non finì bene, come sai, ma il tuo
gesto fu nobile e io te ne sono grato. La mia fedeltà però, almeno per qualche
tempo, lasciala perdere. Non me la sento di comportarmi diversamente da come ho
deciso e ho promesso: mi sentirei un buffone, ne andrebbe della mia identità.
Avrei paura
di trasformarmi in un cane, o in un altro quadrupede, che quando
vede la bellezza, invece di contemplarla e onorarla, cerca di montarci sopra
per ricavarne piacere e magari seminare tante piccole bestie. Non sono un
animale e nemmeno un funzionario della specie.
Anche
tu del resto hai l’età per prendere sul serio te stesso e gli altri. Quella
ragazza bionda potrebbe esserti figlia; trattala con ogni riguardo, da quel
signore che sei”.
“Ho capito.
Ti saluto”, disse e desistette. Mi guardò immusonito e tornò dalla sua bella.
Non ci provò più, con me dico, ma quando, con il volgere delle stagioni, gli
dissi come era andata a finire la storia che ora sto raccontando a voi
miei lettori, fece: “Non te la prendere Gianni: pensa al ricevimento
del Rettore dove hai beccato la Päivi, o alla festa della conoscenza dove Eros
raduna femmine e maschi umani perché si amino, dove hai
conosciuto Helena e Kaisa , tre donne che se non sbaglio sono state
le più importanti della tua vita, se non altro per la costruzione della tua
identità. Pensa a quante puoi trovarne ancora fino ai settanta anni e oltre,
sempre che tu non venga paralizzato da scrupoli assurdi e ubbie prive di senso.
Le donne vanno trattate come loro trattano noi. Né più né meno. Ti hanno
tradito o lasciato quasi sempre, ora sta a te.”
“Sarebbe
bello che ci trattassimo bene a vicenda, e io lo spero ancora”,
risposi con
il barlume di ottimismo che mi era rimasto dopo tante vicende, non
tutte gioiose e belle.
Pesaro 13
agosto 2020, ore 11, 30 giovanni ghiselli
p. s.
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