Terzo libro. Dall’inizio al v. 197
Argomenti
Il sogno di Pompeo. Cesare a Roma. La plebe viene sfamata poiché da
affamata non ha più paura di niente e si ribella. Cesare preferisce essere
temuto che amato. Ogni potere nuovo deve essere duro (Eschilo, Virgilio e
Machiavelli). Il mare provocato fa pagare il fio (Lucano e Seneca)
Pompeo salpa
per la Grecia tenendo gli occhi fissi alla terra d’Esperia dum cernit
vanescere finché vede svanire - patrios portus, dum litora numquam
ad visus reditura suos e la sommità del monte coperto dalle nuvole .
Il sogno di Pompeo
Durante il
viaggio verso la Grecia Pompeo sogna la moglie morta Giulia, figlia di Cesare.
Gli appare
un’immagine piena di orrore plena horroris himago
Giulia
usciva con aspetto triste per hiantes terras, attraverso spaccature
della terra, e stava in piedi come una furia sul rogo acceso. Si attribuisce la
colpa della guerra civile dovuta alla sua morte avvenuta nel 54. Dunque è stata
trascinata nel tartaro.
Cornelia, la
seconda moglie di Pompeo che si è precipitata a sposarlo tepido busto,
a rogo ancora caldo è definita paelex, concubina di Pompeo.
Giulia
tornerà a tenerlo agitato di notte alternandosi con suo padre: “sed teneat
Caesarque dies et Iulia noctes” (27)
La figlia di
Cesare lo chiama coniunx e gli dice che le dimenticanze della
riva Letea non le ha fatto scordare il marito.
Gli predice
la morte: bellum te faciet civile - meum (34 - 35), sarà la
guerra civile a farti mio. Quindi sparì.
Intanto Titan
iam pronus in undas - ibat (40 - 41), il sole già si tuffava a testa
in giù in mezzo alle onde.
Quindi
Pompeo sbarcò in Grecia, la terra ospitale che offrì alle poppe facili approdi
- obtulit hospita tellus - puppibus accessus faciles (44 - 45)
Cesare non
si allieta di avere cacciato Pompeo siccome non ha navi per inseguirlo.
Allora
marcia su Roma e saccheggia il tesoro di Stato.
Cesare a Roma
Neque enim
iam sufficit ulla - praecipiti fortuna viro (50 - 51) a quell’uomo impetuoso non basta più
nessuna buona fortuna.
Cesare pensa
a dominare Roma di cui è rimasto padrone. Sa che le cause delle ire e le fasi
culminanti del favore vengono attirati dai prezzi del mercato - gnarus
irarum causas et summă favoris - annonā momentă trahi - 56 - 57.
Di fatto
solo la fame rende libere le città, e la paura viene comprata, quando i potenti
nutrono il volgo ozioso: la plebe
digiuna non conosce la paura.
Namque
assĕrit urbis - sola fames, emiturqe metus, com segne potentes - vulgus alunt
: nescit plebes ieiuna timere” (III, 56 - 58).
Curione viene
mandato in Sicila - vis illic ingens pelagi, semperque laborant –aequora ne
rupti repetant confinia montes, là è grande la forza del mare e le acque
faticano sempre perché i monti spezzati non riprendano la vicinanza. Anche in
Sardegna vengono mandate delle truppe. Le due isole sono terre fertili e sono
state i primi granai di Roma. Solo la Libia le sorpassa quando riceve grande
quantità di pioggia. Cesare invece muove verso Roma agmina victor non
armata trahens sed pacis habentia vultum tirandosi dietro con aspetto
pacifico aspetto pacifico III - 71 - 72.
Il duce si
accorge di non essere amato poiché non ha trionfato sui nemici ma è temuto e ne
è contento: “gaudet tamen esse timori - tam magno populis et se non mallet
amari” non preferirebbe essere amato 83 - 84.
Nel Principe (XVII), Machiavelli menziona la
“disputa: s’elli è meglio essere
amato che temuto”
Ebbene: “rispondesi, che si vorrebbe essere l’uno e
l’altro; ma perché elli è difficile accozzarli insieme, è molto più sicuro essere temuto che amato, quando
si abbia a mancare dell’uno de’ dua”
E, poco più avanti: “Debbe, non di manco, el principe,
farsi temere in modo, che, se non acquista lo amore, che fugga l’odio; il che
farà sempre, quando si astenga dalla roba de’ sua cittadini e de’ sua sudditi e
dalle donne loro…ma, sopra a tutto, astenersi dalla roba d’altri; perché li
uomini dimenticano più presto la morte del padre che la perdita del
patrimonio”.
Soprattutto il principe nuovo deve esercitare il
potere con durezza
Nel Prometeo incatenato di Eschilo, Efesto, pur riluttante per
compassione, deve incatenare il ribelle nella deserta solitudine della Scizia:
infatti è Zeus che lo vuole e la sua mente è inesorabile: "a{pa" de; tracu;" o{sti" a}n nevon krath'/" (v. 35), chiunque
comandi da poco tempo è duro.
Di questo
verso si ricorderà Virgilio quando la sua Didone si giustifica con
Enea: "res dura et regni novitas me talia cogunt /moliri et late
fines custode tueri " (Eneide , I, 563 - 564): la dura condizione e la novità del regno mi costringono a tali precauzioni e a
fare vigilare per lungo tratto i confini dalle guardie.
Didone e
Zeus sono duri per difendere i loro regni nuovi dalle tante insidie che li
minacciano.
Machiavelli
cita questi versi di Virgilio per avallare e autorizzare questa sua affermazione:"Et
infra tutti e' principi, al principe nuovo è impossibile fuggire el nome di
crudele, per essere li stati nuovi pieni di pericoli"[1].
Insomma è un arcanum imperii che, svelato, diventa lex.
Cesare del
resto non intende infierire contro i Romani. Entra nella città comunque
attonita dal terrore - urbem attonitam terrore subit”.
Quelli che
lo temono lo sopravvalutano: “fuit haec mensura timoris:/ velle putant
quodcumque potest” 100 - 101, pensano che voglia tutto quello che può.
La
Curia, il senato è testis privatae vocis, uditore testimone al
servizio di un cittadino privato. Molti sedili del Senato sono vuoti
Il tribuno
Metello si oppone invano alla rapina dell’erario perpetrata da Cesare che non
si degna nemmeno di ucciderlo.
Cesare si
impadronisce di tutti i tesori, il patrimonio del popolo romano - Romani
census populi - 157: “tristi spoliantur templa rapina, - pauperiorque
fuit tum primum Caesare Roma”” 167 - 168, allora per la prima volta Roma fu
più povera di Cesare. Viene saccheggiato il tesoro di Stato nel tempio di
Saturno.
Intanto la
Grecia manda truppe a Pompeo.
Vengono menzionate diverse località, molte della Tessaglia tra cui Iolco da dove si mossero gli Argonauti
Catalogo
degli alleati di Pompeo.
Vengono elencati i popoli e le città destinate a cadere con lui. C’è
tutta la Grecia
proxima vicino bello vicina alla
guerra imminente. Mandano truppe Anfissa e Cirra focesi, il Parnaso iugo desertus utroque (Pharsalia, III, 173) che rimase
abbandonato nelle due cime: Cirra sacra
ad Apollo e Nisa sacra alle Muse.
Cfr. Dante: “Infino a qui l’un giogo di Parnaso-assai
mi fu; ma or con amendue-m’è uopo intrar
nell’aringo rimaso” (Paradiso, I,
16-18)
La Beozia attraversata dal Cefiso, la Tebe di Cadmo, le truppe di
Pisa e dell’Alfeo, populisque per aequora
mittens -Sicaniis Alphĕos aquas (176-177)
il fiume che manda le acque alla gente di Sicilia passando attraverso le
distese marine
Gli Arcadi hanno lasciato le montagne del Menalo; i soldati
di Trachis il monte Eta, quello di Ercole “tum
Maenala liquit-Arcas et herculeam
miles Trachinius Oeten” (178).
I Selli antichi
hanno lasciato le querce di Dodona rimaste silenziose sul vertice caonio (180).
Dei Selloiv Achille pregando Zeus
in favore di Patroclo dice che vivono intorno a Dodona sono profeti del dio, sono ajniptovpode" non si lavano (nivptw) i piedi e dormono per terra (camaieu'nai-camaiv-eujnhv) –Iliade, XVI, 234-235).
Eracle nelle Trachinie
dice che entrato nel bosco dei Selli udì le loro voci dalla quercia di Zeus:
gli dissero che sarebbe stato liberato da tutte le tribolazioni, ma poi ha
visto che questa luvsi" sarebbe stata
la morte.
Ebbene anche Sofocle qualifica i Selli come montani
che dormono per terra (Trachinie,
1166).
Solo poche sono le navi ateniesi “tresque petunt veram credi Salamina
carinae” 183, solo tre chiedono che Salamina (la battaglia del 180) sia
creduta vera. Nel catalogo delle navi dell’Iliade,
“il popolo” di atene ne aveva mandate 50-
Creta antica di cento popoli viene con Gortina e Cnosso
cfr. Omero,
Odissea XIX, 172 ss. là si trovano ejnnhvkonta povlhe" novanta città con una lingua mista l’una alle altre a[llh d’ a[llwn glw'ssa memigmevnh (175): Achei, Eteocretesi, Cidòni e Dori divisi in tre
stirpe, e i gloriosi Pelasgi. La città più importante era Cnosso e là regnava
Minosse per nove anni.
Poi vari Epiroti tra cui gli Encheli et nomine
prisco- encheliae versi testantes funera Cadmi (189-190) con il loro nome antico attestano la morte e
la metamorfosi di Cadmo
e[gcelu", anguilla.
Vengono menzionate diverse località, molte della Tessaglia tra cui Iolco da dove si mossero gli Argonauti
Il mare sfidato la fa pagare ai provocatori:"Inde
lacessitum primo mare, cum rudis Argo/miscuit ignotas temerato litore
gentes/primaque cum ventis pelagique furentibus undis/composuit mortale genus,
fatisque per illam/accessit mors una ratem" (III, 193 - 197), di lì[2] il mare per la prima volta venne
provocato, quando l'inesperta Argo mescolò genti che non si conoscevano sulla
costa profanata, e per prima mise la razza umana alle prese con i venti e con
le onde furiose del mare, e una morte attraverso quella nave si aggiunse ai
destini dei mortali.
Viene condannata la confusione conseguente alla
negazione del principium individuationis. Ancora l' u{bri" di Serse.
Cfr. Seneca: "Quisquis audacis tetigit
carinae/nobiles remos, nemorisque sacri/Pelion densa spoliavit umbra; quisquis
intravit scopulos vagantes,/et tot emensus pelagi labores,/barbara funem
religavit ora,/raptor externi rediturus auri:/exitu diro temerata ponti/iura piavit./Exigit
poenas mare provocatum " ( Seneca, Medea, vv. 608 - 616),
tutti quelli che toccarono i remi famosi della nave audace, e spogliarono il
Pelio dell'ombra densa della foresta sacra; chiunque passò tra gli scogli
vaganti[3] e, attraversati tanti travagli del
mare, gettò l'ancora su una barbara spiaggia, per tornare impossessatosi
dell'oro straniero: con morte orribile espiò le violate leggi del mare. Fa pagare
il fio il mare provocato.
Pesaro, 17 agosto, 2020, ore 11, 45. giovanni ghiselli
p. s.
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