Ritratto monetale di Antigono |
Argomento
Il potere e
il dovere
“Non solo
l’Ordine della rete non riesce ad assumere alcun valore popriamente catecontico (
ritardante o frenante) rispetto alle dinamiche del Gestell tecnico
- economico, al loro incessante generare contraddizioni e disuguaglianze, ma
ogni giorno di più, e proprio grazie ai suoi stessi successi, convince
l’individuo che l’istanza radicale di libertà che lo muove e lo agita non possa
comunque mai venire riconosciuta” (p. 23).
Si tratta dunque di trovare to; kaqh`kon, il dovere, l’obbligatorietà “ritardante o frenante” la quale convinca
l’individuo che la sua istanza radicale possa venire riconosciuta.
Questa parola greca equivale alla latina officium ed
è frequente, in questo senso di “dovere” nella filosofia stoica.
Perseo, un
discepolo di Zenone, scrisse Sulla monarchia la quale conteneva
l’idea professata da Antigono Gonata, re di Macedonia, del regnare come e[ndoxo"
douleiva (Eliano[1], Var.
hist. II 20), un onorevole servizio.
Il potere razionale
e morale deve venire esercitato al servizio dei sudditi: nelle Epistole
a Lucilio il maestro di Nerone già ripudiato dal discepolo imperiale
ricorda che nell'età dell'oro governare era compiere un dovere non esercitare
un potere assoluto: "Officium erat imperare, non regnum" (Ep.
90, 5).
Luogo simile
in I Promessi sposi: "Ma egli, persuaso in cuore di ciò che
nessuno il quale professi cristianesimo può negar con la bocca, non ci esser
giusta superiorità d'uomo sopra gli uomini, se non in loro servizio, temeva le
dignità, e cercava di scansarle" (cap. XXII).
Concetto
analogo si trova in Psicanalisi della società contemporanea di
E. Fromm: "Il capo non è soltanto la persona tecnicamente più qualificata,
come deve essere un dirigente, ma è anche l'uomo che è un esempio, che educa
gli altri, che li ama, che è altruista, che li serve. Obbedire a un cosiddetto
capo senza queste qualità sarebbe una viltà" (p. 299).
Questo
dovrebbe essere “il valore propriamente catecontico” anche a parer mio.
Torno a
Cacciari. La frustrazione che deriva dalla libertà ripetutamente e
continuamente frustrata genera “invidia, risentimento, odio - tutte ‘passioni
fredde’ tipiche dell’ ‘ultimo uomo’ nietzschiano” e tenderà a scaricarsi, ceto,
in prima battuta, sulle istituzioni politiche e i loro rappresentanti,
denunciandone corruzione, incompetenza, mancanza di autorità: sarà molto
difficile tuttavia arrestarla a questo livello, difficile che essa non ‘maturi’
da sé, sponte, il dubbio radicale: se quell’istanza di libertà (il
cui significato ultimo risiede nell’idea della geistige Arbeit)
possa mai venire soddisfatta nel contesto complessivo della logica del sistema”
(p. 24).
giovanni
ghiselli
[1] Claudio Eliano ( Preneste, 165/170 circa – 235) è stato un filosofo e scrittore romano in lingua greca. Ποικίλη iJστορία (Varia historia): in quattordici libri, di cui sono giunti interi i primi due e in forma di compendio parti dei rimanenti, come evidente dalle difformità di stile e lunghezza dei capitoli. Essa è costituita da una serie di aneddoti, aforismi e notizie su personaggi famosi della storia e della cultura antica. Le notizie che egli riporta sono tutt'altro che attendibili, e quasi mai ne è citata la fonte. Ciò nonostante l'opera è importante per ricostruire il formarsi dei nuclei narrativi e leggendari che si sarebbero tramandati nel medioevo riguardo ad Alessandro Magno, Pericle, Alcibiade, Semiramide e altri. Tra le decine di favole che i mirabilia raccolti da Eliano trasmisero alla diffusione orale dei secoli successivi, abbiamo una delle prime versioni del "tema di Cenerentola", ambientata in contesto egiziano (si veda a proposito la storia di Rodopi).
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