Massimo Cacciari Il lavoro dello spirito. Adelphi,
Milano, 2020
La iunctura lavoratore - servo è, o
dovrebbe essere, ossimorica: “nella nuova Età questa condizione è
insostenibile, essa determina una contraddizione destinata a esplodere.
Potremmo allora dire che il solo lavoro ‘logicamente’ possibile nel mondo
contemporaneo - e cioè coerente con la missione dello Scientifico, quella di
aprire a illimitate potenzialità - è il lavoro spirituale, geistige
Arbeit. Spirito, Geist, è il Dio che anima dal suo interno l’operari umano, Natura
naturans spinoziana fattasi storia e destino, creazione infinita,
causa di sé. Alla sua immagine dovrà corrispondere la forma del lavoro umano”
(p. 13).
Il primo autore europeo a mettere in rilievo il valore
del lavoro è Esiodo (fine VIII - inizi VII secolo). Nel suo secondo
poema, Opere e giorni, il poeta di Ascra nobilita la fatica
del lavoratore che mette tutto il proprio impegno per strappare a una terra
ingenerosa ogni possibile, ultimo prodotto. Questa lotta ha qualche cosa di
eroico.
L'autore distingue due tipi di [eri" : quella cattiva che fa crescere la guerra malvagia e (Opere e giorni v.
14), e l'altra buona, produttiva: una contesa che, generata prima della sorella
dalla Notte, Zeus pose alle radici della terra (v. 19), cioè alla base del
progresso umano.
Questa suole svegliare al lavoro anche l'ozioso.
Buona è tale competizione per i mortali (ajgaqh; d j [Eri" hJvde
brotoi'sin). Allora il vasaio gareggia con il vasaio,
l'artigiano con l'artigiano, il mendico con il mendico e l'aedo con l'aedo (vv.
24 - 26).
Più avanti Esiodo afferma che davanti al valore gli
dei hanno posto il sudore: "th'" d j ajreth'" iJdrw'ta
qeoi; propavroiqen e[qhkan"(Opere ,
289). La virtù del lavoro non è certo inferiore a quella della guerra. Un topos
che si ritroverà in diversi altri autori.
Erodoto (V secolo a. C.) racconta che Serse
chiese al greco Demarato se i Greci fossero capaci di resistere al suo assalto.
Egli rispose che alla Grecia era sempre stata familiare la povertà: " JEllavdi penivh
aijei; suvntrofo" ", mentre la virtù è un acquisto successivo
operato grazie alla saggezza e a leggi severe. Avvalendosi di questa, la Grecia
si difende dalla miseria e dalla tirannide (VII, 2).
Torniamo a Cacciari: “ il lavoro filosofico,
compiutosi nella scienza moderna, non tollera giudici sopra di sé; e perciò
esso diviene il paradigma dello spirito dell’epoca. Dunque, la
sua forma impone il cammino rivoluzionario verso la liberazione del lavoro tout
court. Le forze che re - agiscono a questo destino finiranno necessariamente
divorate dal fuoco che si sprigiona dalla bocca, dal logos, del
Geist.
Anzi, fuoco divoratore è il Lavoro stesso, per Hegel
come per Marx.
Era questa la rosa che avrebbe dovuto sbocciare dalla
croce del presente.
Cacciari nella nota 2 spiega: “ E’ la ragione, nella
Prefazione alla Filosofia del diritto, la rosa che sboccia dalla
croce del presente, poiché la ragione è riconciliazione con la
realtà, e dunque mantenimento della libertà soggettiva in ciò che è
sostanziale. ”
A me che conosco Hegel ben poco, anzi solo l’Estetica per
lettura diretta, il resto per delega, by deputy se preferite,
torna in mente una immagine forte simile a questa forte simile a questa per
averla notata leggendo La nascita della tragedia di Nietzsche:
“Il Greco conobbe e sentì i terrori e le atrocità dell’esistenza: per poter
comunque vivere, egli dové porre davanti a tutto ciò la splendida nascita
sognata degli dèi olimpici. L’enorme diffidenza verso le forze titaniche della
natura, la Moira spietatamente troneggiante su tutte le conoscenze, l’avvoltoio
del grande amico degli uomini Prometeo, il destino orrendo del saggio Edipo, la
maledizione della stirpe degli Atridi, che costringe Oreste al matricidio,
insomma la filosofia del dio silvestre con i suoi esempi mitici, per la quale
perirono i malinconici Etruschi –fu dai Greci ogni volta superata, o comunque
nascosta e sottratta alla vista, mediante quel mondo artistico intermedio degli
dèi olimpici. Fu per poter vivere che i Greci dovettero, per profondissima
necessità, creare questi dèi: questo evento noi dobbiamo senz’altro immaginarlo
così, che dall’originario ordinamento titanico del terrore fu sviluppato attraverso
quell’impulso apollineo della bellezza, in lenti passaggi, l’ordinamento divino
olimpico della gioia, allo stesso modo che le rose spuntano da spinosi
cespugli"[1].
“Dal crogiuolo sanguinoso della Rivoluzione il
procedere creativo della geistige Arbeit; dal Sistema della scienza
quello della Libertà. L’epoca ‘grande borghese’ è dominata da questa idea” (Il
lavoro dello spirito, p. 14)
Pesaro 16 agosto, ore 9, 50. giovanni ghiselli
Continua
p. s
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