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Riprendo a
commentare il libro di Ivano
Dionigi Parole che allungano la vita. edito da Raffaello
Cortina (2020)
Oggi
indirizzo la mia attenzione sulla riflessione 52: Socrate necessario (p. 76)
Dice che
Socrate è necessario per il completamento di Prometeo, l’inventore di tutte le tevcnai.
Il Prometeo
di Eschilo si vanta di essere il padre di tutte le tevcnai utili ai mortali : "pa'sai tevcnai brotoi'sin
ejk Promhqevw" (v. 507)
Tuttavia lo stesso Titano deve riconoscere: ho infuso
in loro cieche speranze ("tufla;" ejn
aujtoi'" ejlpivda" katw/vkisa", v.250).
Soprattutto questa :" qnhtou;" g j e[pausa mh; prodevrkesqai movron", ho fatto smettere ai mortali di prevedere il destino di
morte"(v.248).
Lucrezio interpreta questa cecità nel III libro
del De rerum natura dove scrive che le piaghe della vita come
avidità e ambizione sono in gran parte nutrite dal terrore della morte “mortis
formidine aluntur” (64). Infatti il disprezzo e la povertà vengono sentiti
come presupposti della fine. Allora per ammassare i beni gli uomini fanno le
guerre civili, le stragi e odiano e temono le mense dei consanguinei et
consanguineum mensas odere timentque (73). Molti macerat
invidia (75) sempre per lo stesso timore della morte che i mortali
vorrebbero negare.
Un timor che
induce a rompere i vincoli dell’amicizia e a sconvolgere la pietà.
Gli uomini
temono la morte come i bambini temono il buio. Per diradare queste tenebre è
necessaria naturae species ratioque (93).
I benefici
di Prometeo ai mortali vengono smontati da diversi autori: da Eschilo appunto,
a Sofocle nel primo stasimo dell’Antigone, a Euripide nelle Baccanti dove
il coro rifiuta “gli uomini straordinari” e il sofovn che non è sofiva, a Platone, a Orazio, a Seneca che
in due ori della Medea denuncia il male della la navigazione,
a Leopardi, a Mary Shelley. Se a qualcuno interessano tutte queste
testimonianze, gliele manderò.
Ora vengo
Dionigi: “ Prometeo, vale a dire la tecnica, trionfa ormai in azienda, in
amministrazione, in clinica, all’università, nella vita individuale e nello
scenario universale”.
Tuttavia “A
Prometeo, in una sorta di coabitazione, sarà necessario e urgente affiancare
Socrate, colui che “ha richiamato la filosofia dal cielo, l’ha trasferita nelle
città, introdotta nelle case e portata a interessarsi della vita, dei costumi,
del bene e del male” (Cicerone, Le discussioni di Tuscolo, 5, 10). A
proposito di coegit de vita et moribus rebusque bonis et
malis quaerere, il personaggio Socrate del dialogo platonico Alcibiade
II parla con il giovane amico e gli dice:
SW. `Or´j oân, Óte g' œfhn kinduneÚein tÒ ge tîn ¥llwn
™pisthmîn ktÁma, ™£n tij ¥neu tÁj toà belt…stou ™pist»mhj
kekthmšnoj Ï, Ñlig£kij mn çfele‹n, bl£ptein d t¦ ple…w
tÕn œconta aÙtÒ, «r' oÙcˆ tù Ônti Ñrqîj ™fainÒmhn lšgwn;
vedi dunque,
quando dicevo che il possesso delle altre scienze se uno non
possiede la scienza di quanto è ottimo (l'idea del Bene), di rado giova, mentre per lo
più danneggia chi ce l'ha, non ti sembra che io parlavo dicendo
quanto è sostanzialmente corretto?
Alcibiade dà
ragione a Socrate il quale aggiunge
Ð d d¾ t¾n kaloumšnhn polumaq…an te kaˆ polutecn…an
kekthmšnoj, ÑrfanÕj d ín taÚthj tÁj ™pist»mhj, ¢gÒ -
menoj d ØpÕ mi©j ˜k£sthj tîn ¥llwn, «r' oÙcˆ tù Ônti
dika…wj pollù ceimîni cr»setai, ¤te omai ¥neu kubern»tou
diatelîn ™n pel£gei, crÒnon oÙ makrÕn b…ou qšwn; éste
sumba…nein moi doke‹ kaˆ ™ntaàqa tÕ toà poihtoà, Ö lšgei
kathgorîn poÚ tinoj, æj ¥ra poll¦ mn ºp…stato
œrga, kakîj dš, fhs…n, ºp…stato p£nta. (Alcibiade II 147b)
e chi possiede la cosiddetta conoscenza enciclopedica e politecnica ,
ma sia privo di questa scienza (del Bene[1]), e venga spinto da ciascuna delle altre, non farà uso
sostanzialmente di una grande tempesta senza un nocchiero, continuando a
correre sul mare, non a lungo del resto? Sicché mi sembra che anche qui capiti
a proposito quello che dice il poeta criticando uno che
effettivamente sapeva molte cose ma le sapeva tutte male
Veniamo ora alla conclusione di Ivano dionigi: “Tutti, a cominciare da
scienziati e tecnologi, abbiamo bisogno di Socrate: l’inventore del dia - logo,
il professionista dell’ignoranza (“So di non sapere”), lo stalker interrogante
(“Chi sei?” “Cosa fai?”, “Perché dici questo?” chiedeva a ogni interlocutore,
il fautore del linguaggio comune della pólis. Solo uno “fuori posto” (átopos)[2] e universale (kósmios) come Socrate , amico del pensiero, può donarci l’arte della sintesi, la
visione dell’insieme, la scienza dell’intero”.
Pesaro 13 agosto 2020, ore 18, 15. giovanni ghiselli
p. s
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[1] mevgiston
mavqhma, il massimo oggetto di scienza che è l'idea del Bene,
(cfr.Platone, Repubblica, 505a:"hJ tou'
ajgaqou' ijdeva mevgiston mavqhma".).
[2] Nel prologo del Fedro Socrate dice a Fedro che
se non credesse al mito di Borea che rapì Orizia figlia del re Eretteo, come
non ci credono oiJ sofoiv, non sarebbe l’uomo strano (a[topo~), fuori posto che è (229c). Potrei
dire, facendo il sapiente sofizovmeno~, che un colpo di vento di Borea gettò Orizia giù dalle
rupi o dall’Areopago. È un’interpretazione ingegnosa, ma chi la fa, poi deve
raddrizzare gli Ippocentauri, la Chimera, e Gorgoni e Pegasi e tutte le
stranezze della natura. E per questo ci vuole molto tempo libero: ejmoi; de; pro;
~ aujta; oujdamw`~ scolhv (229e).
Io non sono
ancora in grado di conoscere me stesso kata; to; Delfiko;n gravmma, perciò mi sembra ridicolo geloi`on dhv
moi faivnetai indagare
cose che mi sono estranee - ta; ajllovtria skopei`n. Dunque dico addio a tali questioni, esamino me
stesso skopw` ejmautovn, per vedere se per caso io non sia una bestia più
intricata e più invasa da brame di Tifone o se sono un essere vivente (zw`/on) più mite e semplice, partecipe per
natura di una sorte divina e priva di superbia fumosa (Fedro, 230a)
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