Ieri
sera, 14 agosto, all’ora di cena, ossia
tra le nove e le dieci, ho percorso la ciclabile tra Pesaro e Fano in
bicicletta per vedere se era vero quanto avevo letto nel quotidiano “la Repubblica” : “Tutto
esaurito in Riviera. Sarà un ferragosto di fuoco” (p. 5).
Del tutto falso: trovata pubblicitaria per
spingere gli uomini-scimmia all’imitazione.
Molti
locali sulla spiaggia erano chiusi o vuoti, tranne due o tre su una trentina.
Oggi
15 agosto, diversi mortali scorrazzano con motorini e motociclette assordando
chi vuole studiare, poi si ingozzano deformando il proprio aspetto, quindi si
intruppano diffondendo il contagio.
A
me il giorno di festa pare il più propizio al lavoro, alla solitudine, allo
sport e alla frugalità. Magari non contravvengo alla tradizione quando vado a
correre i miei sei chilometri giornalieri sulla spaggia tra Pesaro e Fano,
sotto il monte Ardizio, e non evito le secchiellate d’acqua marina tiratami
addosso dalle bambine e dai bambini. Sono carini e questi battesimi mi
lusingano.
Visto
è che è finita l’estate, ma fa ancora un bel caldo. Grazie a Dio.
Ma
il poverello di Pesaro, mendico e vecchio per giunta, direte voi, non può
permettersi altro. Benedice il caldo perché non ha i quattrini per l’impianto
di aria condizionata. Infatti: non ne ho i mezzi prima di tutto mentali. Io del
resto non conto.
Allora
vi ricordo Esiodo, lettori cari e vi raccomando di non abbuffarvi, non
intrupparvi, non andare in discoteca. Lavorate mentalmente piuttosto: leggete,
studiate, riflettete, leggete. Poi andate a correre e fatevi ribatttezzare dai
bambini.
Il
primo autore europeo a mettere in rilievo il valore del lavoro è Esiodo (fine
VIII-inizi VII secolo). Nel suo secondo
poema Opere e giorni il poeta di
Ascra nobilita la fatica del lavoratore che lotta per strappare a una terra
ingenerosa l’estremo prodotto. Questa lotta ha qualche cosa di eroico.
Nelle Opere e giorni l'autore distingue due
diversi tipi di [eri":
quella cattiva che fa crescere la guerra malvagia e la lotta (v. 14), e l'altra
che, generata prima della sorella dalla Notte, Zeus pose alle radici della
terra (v. 19), cioè alla base del progresso umano.
Questa suole svegliare al lavoro anche
l'ozioso. Buona è tale contesa per i mortali (ajgaqh; d j [Eri" hJvde brotoi'sin) Allora il vasaio gareggia con il vasaio, l'artigiano
con l'artigiano, il mendico con il mendico e l'aedo con l'aedo (vv. 24-26).
Più avanti
Esiodo afferma che davanti al valore gli dei hanno posto il sudore:"th'" d j ajreth'"
iJdrw'ta qeoi; propavroiqen e[qhkan"(Opere ,
289). La virtù del lavoro non è certo inferiore a quella della guerra. Ed è
sicuramente preferibile ai vizi delle abbuffate, delle sbornie, delle
discoteche e all’istinto del branco degli uomini-babbuini
Erodoto (V secolo a. C.) racconta che Serse chiese al greco Demarato se i Greci fossero capaci
di resistere al suo assalto. Egli rispose che alla Grecia era sempre stata
familiare la povertà:" JEllavdi penivh aijei;
suvntrofo"",
mentre la virtù è un acquisto successivo operato grazie alla saggezza e a leggi
severe. Avvalendosi di questa, la
Grecia si difende dalla povertà e dalla tirannide (VII, 2).
Pesaro 15 agosto 2020, ore 10, 25. giovanni
ghiselli
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