sabato 15 agosto 2020

Che il nostro Ferragosto sia buono!

Ieri sera, 14 agosto,  all’ora di cena, ossia tra le nove e le dieci, ho percorso la ciclabile tra Pesaro e Fano in bicicletta per vedere se era vero quanto avevo letto nel quotidiano “la Repubblica” : “Tutto esaurito in Riviera. Sarà un ferragosto di fuoco” (p. 5).
 Del tutto falso: trovata pubblicitaria per spingere gli uomini-scimmia all’imitazione.
Molti locali sulla spiaggia erano chiusi o vuoti, tranne due o tre su una trentina.

Oggi 15 agosto, diversi mortali scorrazzano con motorini e motociclette assordando chi vuole studiare, poi si ingozzano deformando il proprio aspetto, quindi si intruppano diffondendo il contagio.
A me il giorno di festa pare il più propizio al lavoro, alla solitudine, allo sport e alla frugalità. Magari non contravvengo alla tradizione quando vado a correre i miei sei chilometri giornalieri sulla spaggia tra Pesaro e Fano, sotto il monte Ardizio, e non evito le secchiellate d’acqua marina tiratami addosso dalle bambine e dai bambini. Sono carini e questi battesimi mi lusingano.
Visto è che è finita l’estate, ma fa ancora un bel caldo. Grazie a Dio.
Ma il poverello di Pesaro, mendico e vecchio per giunta, direte voi, non può permettersi altro. Benedice il caldo perché non ha i quattrini per l’impianto di aria condizionata. Infatti: non ne ho i mezzi prima di tutto mentali. Io del resto non conto.

Allora vi ricordo Esiodo, lettori cari e vi raccomando di non abbuffarvi, non intrupparvi, non andare in discoteca. Lavorate mentalmente piuttosto: leggete, studiate, riflettete, leggete. Poi andate a correre e fatevi ribatttezzare dai bambini.

Il primo autore europeo a mettere in rilievo il valore del lavoro è Esiodo (fine VIII-inizi VII secolo). Nel  suo secondo poema Opere e giorni il poeta di Ascra nobilita la fatica del lavoratore che lotta per strappare a una terra ingenerosa l’estremo prodotto. Questa lotta ha qualche cosa di eroico.
Nelle Opere e giorni l'autore distingue due diversi tipi di  [eri": quella cattiva che fa crescere la guerra malvagia e la lotta (v. 14), e l'altra che, generata prima della sorella dalla Notte, Zeus pose alle radici della terra (v. 19), cioè alla base del progresso umano.
 Questa suole svegliare al lavoro anche l'ozioso. Buona è tale contesa per i mortali (ajgaqh; d j  [Eri" hJvde brotoi'sin) Allora il vasaio gareggia con il vasaio, l'artigiano con l'artigiano, il mendico con il mendico e l'aedo con l'aedo (vv. 24-26).

Più avanti Esiodo afferma che davanti al valore gli dei hanno posto il sudore:"th'" d j ajreth'" iJdrw'ta qeoi; propavroiqen e[qhkan"(Opere , 289). La virtù del lavoro non è certo inferiore a quella della guerra. Ed è sicuramente preferibile ai vizi delle abbuffate, delle sbornie, delle discoteche e all’istinto del branco degli uomini-babbuini

Erodoto (V secolo a. C.) racconta che Serse chiese al greco Demarato se i Greci fossero capaci di resistere al suo assalto. Egli rispose che alla Grecia era sempre stata familiare la povertà:"   JEllavdi penivh aijei; suvntrofo"", mentre la virtù è un acquisto successivo operato grazie alla saggezza e a leggi severe. Avvalendosi di questa, la Grecia si difende dalla povertà e dalla tirannide (VII, 2).
 Pesaro 15 agosto 2020, ore 10, 25. giovanni ghiselli

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