sabato 1 agosto 2020

Lavoro asservito e lavoro spirituale

Sul quotidiano “la Repubblica” di ieri, 31 luglio 2020, nella pagina 26 leggo un articolo interessante di Carlo Galli. Il titolo è “L’Università vada a lezione”.
Trascrivo alcune parole del testo, poi le commento.
L’autore premette che “La funzione dell’Università è complessa”, quindi chiarisce: “Nel nostro tempo quella funzione ha un nome: produzione e trasmissione di capacità critiche. Tanto nelle aree scientifiche e tecniche quanto in quelle umanistico sociali. L’Università deve elaborare un sapere non passivo, nozionistico, ma un sapere dinamico, che ha consapevolezza delle proprie radici e che è in grado di aprirsi a bisogni economici e civili nuovi”.
Per quanto riguarda me e gli studenti della mia generazione, noi non siamo stati avviati al metodo delle capacità critiche né dal liceo né dall’Università.
Dovevo preparare i miei esami traducendo i versi di  alcuni testi di un paio di autori e studiando sui manuali, praticamente a memoria,  notizie sulla vita e le opere di tutti gli altri scrittori di versi e di prose che non conoscevo.
Lo spirito critico me lo sono cercato, e forse pure un poco trovato, con la lettura e lo studio di tante  opere di tanti autori non solo greci latini e italiani, quindi, assimilati i testi, ne ho accresciuto la visione mentale leggendo  diversi  libri di  commento e di critica appunto, scritti magari da filosofi come Platone, Aristotele, Hegel,  Schopenhauer, Nietzsche, Kierkegaard. 
Sentiti appena nominare  quando andavo a lezione.
A quanto scrive il professor Galli aggiungo che è necessario interessare gli studenti, spingerli a leggere e studiare i libri dei classici europei poiché i giovani privi di  una cultura letteraria ampia e profonda che li difenda vengono assoggettati dalle mode e strumentalizzati dalla pubblicità.
Riferisco alcune parole dette dal poeta Eumolpo nel Satyricon
 :"ceterum neque generosior spiritus vanitatem amat, neque concipere aut edere partum mens potest nisi ingenti flumine litterarum inundāta" (118, 3), del resto uno spirito di razza non ama il vuoto, né una mente può concepire o produrre un'opera se non è inondata dall'ampio fiume della letteratura.
Senza un sapere umanistico e umano, i ragazzi possono diventare impiegati e funzionari, bene che vada, ma la loro funzione si limiterà a operazioni settoriali orbe di quella visione d’insieme che una cultura davvero universitaria  dovrà offrire a quanti non vogliono fermarsi a un lavoro asservito ma aspirano a quella geistige Arbeit di cui parla Massimo Cacciari nel suo libro appena: Il lavoro dello spirito (Adelphi, 2020).
 Lo sto leggendo e lo commenterò presto per imparare, quindi insegnare a chi mi legge quanto ho imparato.

giovanni ghiselli. Pesaro, 1 agosto 2020, ore 9, 25

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giovanni ghiselli



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