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Lisistrata dà lezione di buone maniere e
di conciliazione a uomini e donne, a Spartani e Ateniesi. E’ la magistra pacis
come Diotima nel Simposio platonico è la professoressa dell’amore
Lisistrata risponde che non è difficile
risolvere le contese se una ha a che fare con gente matura che non cerca il
cimento degli uni contro gli altri.
Tavca d j ei[somai. Lo saprò presto.
domanda
dove sia la Pace pou`
jstin hJ Diallaghv, la riconciliazione
(1114) e dall’alto scende con un argano una bella ragazza nuda che la
personifica. Lisistrata le chiede di recarsi a Sparta e di portare lì i suoi
cittadini, e la prega di farlo mh; caleph`/ th`/ ceiriv non
con mano dura e arrogante, né come facevano i nostri uomini da ignoranti - ajmaqw`" 1117 bensì come conviene alle donne - 1116 ajll j wJ" gunai`ka"
eijkov" (1119) in modo del tutto
affabile - oijkeivw"
pavnu.
Lisistrata biasima la cattiva educazione
e la condanna come disdicevole e improduttiva. Il maleducato aggressivo è
spesso un ignorante e un frustrato, ed è quasi sempre un debole.
Del resto bisogna agire con decisione. E se
qualcuno non ti dà la mano, prendilo per il bischero (th'" savqh" a[ge 1119 cfr. saivnw scodinzolo).
Poi dovrà portare lì anche gli Ateniesi
Quindi cita un verso di Melanippe la
saggia di Euripide (fr. 487)
ejgw; gunh; mevn
eijmi, nou'" d j e[nestiv moi (1124),
sono una donna ma ho senno!
Queste citazioni dei tragici soprattutto
di Euripide, rende l’idea di quanto dovevano essere popolari ossia noti al
popolo le tragedie rappresentate.
Quindi Lisistrata rimprovera i maschi
che vanno a purificare con l’acqua gli altari a Olimpia, alle Termopili, a
Delfi, e in altri luoghi che sarebbe lungo elencare, e mentre incombono i
nemici barbari con gli eserciti, voi - li apostrofa - fate morire uomini e
città della Grecia [Ellhna"
a[ndra" kai; povlei" ajpovllute
(1135).
I veri nemici vuole dire Aristofane sono
i Persiani, anticipando L’ifigenia in Aulide di Euripide di un lustro e
Isocrate di vari decenni.
Il Pritano ribatte sono io che muoio,
così arrapato (scappellato) - ejgw; d j ajpovllumai ajpeywlhmevno" –ajpoywlevw - ywlhv , hJ - è il glande tirato indietro.
Lisistrata ricorda agli Spartani che
Cimone portò 4000 opliti ateniesi in loro aiuto contro i Messeni e o{lhn e[swse th;n Lakedaivmona (1144), salvò l’intera Sparta (cfr. Plutarco Vita di
Cim 16; Tucidide I, 102).
In quel tempo Messene incombeva sopra i
voi e anche il dio con le scosse - hj de; Messhvnh tovte - ujmi`n ejpevkeito cwj qeo;"
seivwn a{ma - 1141 - 1142
Era il 462 durante la III guerra
messenica (464 - 455). A Sparta ci fu un terremoto che fece cadere anche alcune
cime del Taigeto. Si ribellarono gli iloti della Laconia, della Messenia e un
paio di comunità perieciche dell’area montuosa. I Messeni si arroccarono
sull’Itome 800 metri
Gli Spartani però temettero collusioni
tra gli insorti e gli Ateniesi e il contingente di Cimone venne bruscamente
rimandato a casa. Atene si alleò con Argo, con Tessali in senso antispartano e
con Megara in funzione anticorinzia. Cimone venne ostracizzato nel 461.
L’ostracismo serviva già a regolare i conti tra i partiti.
Lisistrata dunque rinfaccia questo aiuto
e l’ingratitudine degli Spartani che hanno devastato l’Attica più volte.
Il Pritano le dà ragione. Lo Spartano ammette
il loro torto e ammira il culo della Pace, indicibilmente bello: “ajdikivome": ajll j oj prwktov"
a[faton wJ" kalov" (1148)
Lisistrata poi, per par condicio,
rimprovera gli Ateniesi ingrati verso gli Spartani che cacciarono Ippia nel 511
e liberarono la povli"
dalla tirannide.
Quindi lo Spartano elogia Lisistrata
come la donna più buona e il Pritano dice di non avere mai visto kuvsqon kallivona 1158 una fica più bella (cfr. cunnus).
Ora euripidaristofaneggio
Tale richiesta di pace si trova anche
nelle Fenicie di Euripide rappresentate nello stesso periodo di tempo (tra il
411 e il 409).
Giocasta strappa a Eteocle l’aura
eschilea del re preoccupato del bene comune. La madre contrappone all’ambizione
del figlio l’ jisovthς, l’uguaglianza, una norma del cosmo come si vede
nella distribuzione di ore di luce e di buio, uguali nel corso dell’anno. La brama
del più è invece il principio della discordia.
Contro le trame oligarchiche. Tucidide
ricorda che nello stesso governo dei Quattrocento prevalevano invidie e rancori
poiché nessuno voleva l’uguaglianza ma ciascuno pretendeva di essere il primo.
Tali sforzi portarono alla rovina di una oligarchia nata da una democrazia
(VIII, 89, 3).
Giocasta dunque professa un atto di fede
nella democrazia e nell’uguaglianza e nella pace.
Il più ha soltanto un nome: tiv d’ ejsti; to; plevon ;
o[nomj e[cei movnon ( 553) , poiché ai
saggi basta il necessario (ejpei; tav g j ajrkounqj iJkana; toi'ς ge swvfrwsin 554), le ricchezze non sono proprietà privata dei
mortali (ou[toi ta;
crhvmat j i[dia kevkthntai brotoiv 555),
noi siamo curatori di cose che gli dèi possiedono (ta; tw'n qew'n d j e[conteς ejpimelouvmeqa, 556) e quando essi vogliono ce li ritolgono o{tan de; crhv/zw's j , au[t j
ajfairou'ntai pavlin (557).
A Polinice Giocasta fa notare che i
favori di Adrasto sono ajmaqei'ς cavriteς (569) e tu sei venuto qua porqhvswn povlin a
distruggere la città ajsuvneta, dissennatamente (Cfr. le Troiane).
Euripide attraverso Giocasta si rivolge
ai politici ateniesi di quegli anni: mevqeton to; livan, mevqeton ( imp. aor m. duale di meqivhmi.
584), abbandonate l’eccesso, abbandonatelo. E’ un monito alla parte oligarchica
e a quella democratica.
Bologna 8 settembre 2021 ore 17, 45
giovanni ghiselli
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