Quando vado al pesce azzurro di Fano in bicicletta mi vengono in mente le immagini di amanti e di amici morti. Mi chiedono di portarli con me e io lo faccio, brindo con loro, pranzo con loro.
Talora però, finito il pranzo, li lascio lì nel tavolo illuminato e scaldato dal sole ma pur sempre ingombro di piatti sudici e posate sporche. Gli amici mi chiedono di portali via con me.
Io torno indietro e li prendo, ma talvolta li perdo per strada, sulla ciclabile che ai primi di ottobre è già in parte ombreggiata. Cadono dalla canna del veicolo dove li ho caricati e provano a chiamarmi. Le loro voci però sono appena pecepibili siccome sormontate dal rumore del vento e del mare agitato. D’altra parte io ho fretta di arrivare, per riposare, studiare scrivere e non mi attardo a riprenderli.
La sera verso le 20, è già notte oramai, quando, sazio di studio, vado sul molo del porto, rivedo i loro visi che prima mi rimproverano dolcemente, dicendomi “quello che ti abbiamo insegnato noi, tu non potrai imparerarlo da tutti i tuoi libri; noi non ti abbiamo mai abbandonato. Non farlo nemmeno tu.
Pometto e loro mi perdonano. Verso le 21 andiamo a cena tutti insieme. E, nonostante l’estate finita, siamo contenti. Ci attendono tante cose belle e buone a Bologna.
Baci
Gianni
Pesaro 3 ottobre 2021 ore 11, 43
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