PER VISUALIZZARE IL GRECO SCARICA IL FONT HELLENIKA QUI E GREEK QUIillustrazione da Eschilo. Le tragedie, Bologna, Zanichelli, 1922
Argomenti
Atena prepara il compromesso religioso e politico cercando di placare le
Erinni. Promette loro culti misterici. Varie interpretazioni dei misteri
Siamo giunti all'Esodo (vv. 778 - 1047) delle Eumenidi che tuttavia sono
ancora Erinni e lanciano maledizioni, sia contro i "giovani dèi "qeoi; newvteroi" (v.778) che le hanno umiliate, sia contro la regione (v.781) dove si
è svolto il processo. Minacciano "una scabbia che dissecca la vegetazione
e fa abortire le donne"(v. 785).
E' la desolazione che prende le terre inquinate da un miasma morale,
come la peste che infuria su Tebe all'inizio dell'Edipo re in
seguito agli atti contrari alla natura del protagonista che ha ucciso il re suo
padre e sposato la propria madre[1].
Atena cerca di mitigare la collera funesta delle “dee venerande” promettendo
loro culti e devozione a nome degli Ateniesi.
E' il compromesso tra la religione apollinea degli aristocratici,
Alcmeonidi in testa, e quella orfica importata da Epimenide cretese, profeta delle
Erinni e di Demetra Eleusinia, giunto ad Atene intorno al 600.
La religione delle dee venerande figlie di Crono consentì al loro
profeta la battaglia contro Delfi[2], roccaforte
della tradizione e degli Alcmeonidi che nel 636, o nel 632, guidati da Megacle,
avevano sventato il tentativo di Cilone di instaurare la tirannide,
ammazzandone i seguaci sebbene questi avessero cercato rifugio nel tempio delle
Erinni.
Quindi Epimenide stesso divenne capostipite di una famiglia nobiliare, e
dall'incontro di questa con i maledetti uccisori dei supplici ciloniani, gli
Alcmeonidi, nacque Pericle, il leone dei Greci.
Erodoto racconta che Agariste degli Alcmeonidi, incinta di Pericle, sognò
di partorire un leone (VI, 131).
Eschilo, ricordando nelle Eumenidi la vittoria del dio delfico
Apollo contro la Dike delle Erinni, esalterà in fondo la vittoria
degli Alcmeonidi sulle dee di Epimenide.
Nel compromesso vince la consorteria dei tirannicidi.
“Come ghenneta degli Eupatridi, i quali erano esclusi dal sacrificio di
sante focacce e di latte in onore delle Semnaí o Erinni, il poeta sentiva su
di sé (e su tutto il ghénos degli Eupatridi a cui apparteneva)
il sacro nembo del terrore, compagno alle Semnaí stillante sangue: esse erano
state offese un tempo dal ghénos degli Alcmeonidi quando
questi avevano offeso i Ciloniani vicino agli altari delle dee. Verso il 600
Epimenide aveva purificato Atene dal sacrilegio di circa trent’anni prima; ma
l’eco n’era viva ancora. D’altra parte, anche come ghenneta degli Eupatridi,
Eschilo era abbastanza vicino a Pericle, il quale (insieme col fratello) fu poi
tutore di un eupatrida, il famoso Alcibiade. Pericle, se per parte della madre
(una Alcmeonide) portava ancora nel sangue la tremenda offesa recata alle
Erinni dagli uccisori dei Ciloniani, tuttavia - per parte di padre (e perciò
sul piano giuridico) - era ghenneta dei Buzygi, purissimi dinanzi alle Erinni,
sì da poter identificare il loro eponimo (Buzyge), addirittura col
“purificatore” Epimenide. Perciò Eschilo si sentì chiamato, in quello scorcio
della sua vita e della sua opera, a interpretare la storia di Oreste secondo
una versione che placasse per sempre la ricerca ateniese di una compiuta
giustizia dinanzi alle opposte Dícai delle Erinni (le dee di Epimenide) e di Apollo
(il dio degli Alcmeonidi)”[3].
La vittoria sulle Erinni non vuole essere schiacciante: Atena promette alle
rivali vinte: "sedi e antri" dove potranno stare "assise su
altari dagli splendidi seggi" (v.806) e avranno onore dalla cittadinanza.
La corifèa ribadisce i propositi di vendetta ripetendo, parola per parola, la
minacciosa strofe precedente (vv. 777 - 792; 808 - 822); allora Atena menziona
il fulmine di Zeus con un tono di ritorsione che però addolcisce subito,
preferendo puntare ancora sulla persuasione: "Io ho fiducia in Zeus, che
bisogno c'è di dirlo? E sono l'unica tra gli dèi a conoscere le chiavi della
stanza in cui sta sigillato il fulmine (ejn w|/ keraunov~ ejstin
ejsfragismevno~, v. 828).
Ma non c'è bisogno di questo (ajll j oujde;n aujtou` dei`, v. 829). Lasciati persuadere. Non scagliare contro questa terra
parole di lingua temeraria, frutto che porta malessere a tutti. Sopisci l'amaro
ardore di nera onda poiché sarai venerata abitando con me" (vv. 826 - 833).
La corifèa ancora non si lascia convincere; allora Atena prova a lusingarla
non senza un pizzico di ironia: "sopporterò le tue collere: infatti tu sei
più anziana (geraitevra) e certo anche
più saggia di me (ejmou' sofwtevra), sebbene
anche a me Zeus concesse di capire qualcosa - fronei`n de;
kajmoi; Zeu;" e[dwken ouj kakw`" [4]"(vv. 848 - 850).
Quindi Atena
aggiunge altre promesse: "e tu, avendo una sede onorata presso la dimora
di Eretteo, otterrai da processioni di uomini e donne onori quanti non potresti
ottenere da altri mortali"(vv. 854 - 857).
Eretteo è un
mitico re di Atene e le processioni più importanti facevano parte dei culti
eleusini fondati da Demetra e dedicati alle divinità ctonie. I riti eleusini
erano misterici, ossia potevano assistervi solo gli iniziati. Il 19 Boedromione
(verso i primi di ottobre) c'era una processione da Atene ad Eleusi, con
scambio di frizzi e motti osceni tra i partecipanti, come in molte cerimonie a
sfondo agricolo. Il rito nacque con l'intento di ottenere abbondanza di messi,
poi anche la beatitudine dopo la morte. Il privilegio degli iniziati è descritto
nelle Rane di Aristofane: essi fruiscono di una splendida luce,
simile a quella terrena (v.155).
E'
interessante una riflessione di Schopenhauer sui misteri: "L'unico
residuo o piuttosto corrispettivo dei misteri dei greci è
la massoneria: l'essere accolti in essa è il muei'sqai[5] e
le teletaiv[6];
ciò che vi si impara sono i musthvria e i vari gradi sono mikrav,
meivzona, kai; mevgista musthvria[7].
Una simile analogia non è casuale, né ereditata, ma dipende dal fatto che
scaturisce dalla natura umana: presso i maomettani il corrispettivo dei misteri
è il sufismo. Presso i romani, che non avevano misteri propri, si veniva
iniziati ai misteri degli dèi stranieri, in particolare di Iside, il cui culto
si può rintracciare a Roma in tempi molto remoti"[8].
Secondo Jaeger i misteri costituirono "una forma più alta e
personale di religione"[9].
Nietzsche invece considera i “culti sotterranei” un antecedente del
cristianesimo che li assommerà in sé: “Il nascondiglio, il luogo oscuro è il cristiano. In
esso il corpo viene disprezzato, l’igiene respinta come sensualità; la Chiesa
si oppone perfino alla pulizia (la prima misura cristiana, dopo la cacciata dei
Mori, fu la chiusura dei bagni pubblici, e la sola Cordova ne possedeva 270).
Cristiano è un certo gusto per la crudeltà verso di sé e verso gli altri;
l’odio per i dissenzienti; la volontà di perseguitare (…) Cristiano è l’odio
mortale per i signori della terra, per i “nobili” (…) Cristiano è l’odio per
lo spirito, per l’orgoglio, il coraggio, la libertà, per il
libertinage dello spirito; cristiano è l’odio per i sensi, per le
gioie dei sensi, per la gioia in generale (…) Il cristianesimo vuole dominare
su belve predatrici; il suo espediente è farne dei malati, - la
ricetta cristiana per ammansire, per la “civilizzazione” è
l’infiacchimento (…) Il prete valuta, dissacra la natura: è
solo a questa condizione che egli esiste (…) il prete vive dei
peccati, egli ha bisogno che si “pecchi” (…) il cristianesimo,
forma fino ad oggi insuperata di mortale avversione contro la realtà (…) Tutti
i concetti della Chiesa (…) sono la più malvagia falsificazione di moneta che
esista, intesa a svilire la natura, i valori di natura (…)
Quando uno colloca il peso della vita non nella vita, ma nell’
“al di là” - nel nulla - , ha tolto alla vita in generale il suo peso (…) Al
cristianesimo la malattia è necessaria, pressappoco come alla
grecità è necessaria un’esuberanza di salute - rendere malati è la vera
intenzione recondita dell’intero sistema di procedure di salvezza della Chiesa
(…) Si legga Lucrezio, per capire che cosa ha combattuto Epicuro: non il
paganesimo, ma il “cristianesimo”, intendo dire la corruzione delle anime per
mezzo dei concetti di colpa, pena e immortalità. - Egli combatteva i
culti sotterranei, l’intero cristianesimo latente (…) Ed Epicuro
avrebbe vintp, ma in quella apparve Paolo (…) il cristianesimo come formula per
superare - e per assommare - i culti sotterranei d’ogni sorta, quelli di
Osiride, della gran Madre, di Mitra, per esempio: in questa intuizione sta il
genio di Paolo (…) la croce quale segno di riconoscimento per la più
sotterranea congiura mai esistita - contro salute, bellezza, costituzione
bennata, coraggio, spirito, bontà dell’anima, contro
la vita medesima[10]”.
In cambio di questi culti, Atena chiede prosperità e pace: "tu dunque
su questi miei luoghi non scagliare incitamenti sanguinari, rovine di giovani
anime pazze per furori non provocati dal vino; non aizzare i cuori come quelli
dei galli, non collocare nei miei cittadini Ares intestino, e violenza
reciproca. La guerra rimanga fuori dalla porta (qurai`o~ e[stw
povlemo~) , e non sia penosa per chi abbia violenta brama
di gloria; ma non approvo la lotta di uccelli domestici"( ejnoikivou d j
o[rniqo~ ouj levgw mavchn, Eumenidi , vv.858 - 866).
Con queste parole sono deprecate le guerre civili[11].
Bologna 4 gennaio 2021 ore 11, 15
giovanni ghiselli
p. s.
Statistiche del blog
Sempre1073632
Oggi167
Ieri364
Questo mese1182
Il mese scorso11741
[1] Cfr. Seneca,
Oedipus: maximum Thebis scelus - maternus amor est "(vv.629
- 630), il delitto più grande a Tebe è l'amore per la madre.
[2]"oujk a[r j e[hn
gaivh" mevso" ojmfalo;" oujde; qalavssh""(Epimenide, fr.3B11 DK), non c' era un ombelico centrale della terra
né del mare.
[3] S. Mazzarino, Il pensiero
dtorico classico I, pp. 94 - 95
[4] Una battuta
conciliante che prefigura questa del Giulio Cesare di Shakespeare
quando Cassio fa a Bruto:"I said an elder soldier, not a better:/ Did I
say better?, Ho detto un soldato più anziano, non migliore; ho detto forse
migliore?" (IV, 3, vv. 56 - 57).
[5] Essere iniziati
[6] Riti di iniziazione
[7] Piccoli, maggiori e massimi misteri.
[8] Parerga e paralipomena, Tomo
II, p. 537.
[9] Paideia, III vol., p. 131.
[10] F. Nietzsche, L’Anticristo (del
1895) passim.
[11] Cacciari
commenta quella di Corcira (427 - 425 a. C.) descritta da Tucidide
“Sinistro carnevale, mondo a rovescio, in cui è necessario lottare con ogni
mezzo per superarsi e in cui nessuna neutralità è ammessa. Così appare, a
Corcira, per la prima volta tra gli Elleni, la più feroce di tutte le guerre
(Tucidide, III, 82 - 84)”. (M.
Cacciari, Geofilosofia dell'Europa, pp. 42 - 43.)
Nessun commento:
Posta un commento