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Conclusione della tragedia: le Erinni ricevono un piccolo contento e
desistono dalla furia divenendo eumenidi, benevole. Nel compromesso la
religione olimpica e i “nuovi dei” prevalgono su quelli precedenti relegati
sotto la terra.
Le Erinni, difficili a placarsi, oppongono ancora qualche resistenza, ma
oramai sono vicine a trasformarsi nelle benevole Eumenidi.
La corifèa infatti accetta la dimora offertale da Atena nella sua
città e le chiede pure quali onori debba attendersi (v.894). Pallade la lusinga
dicendole che la prosperità di ogni casa dipenderà da lei (v.895). La Furia
diviene sempre meno malevola finché ammette: "mi sembra che mi
affascinerai e desisto dalla furia"(v.900).
Quindi Atena chiede prosperità per i buoni, e sterminio contro gli empi,
una distruzione affidata alle Erinni stesse (v.910).
Nel canto finale il Coro benedice Atene e promette la sua protezione al
paese; allora Pallade riconosce alle dee venerande un grande potere sopra e
sotto terra (vv. 950 - 951): la linea culturale più antica è inserita
nella polis di Atena e di Eschilo.
Le Erinni è vero possono dare: "ad alcuni gioia di canti, ad altri
invece una vita oscurata dalle lacrime"(vv.953 - 955), ma da ora in avanti
questo avverrà secondo una norma razionale che punisce la colpa e premia il
merito individuali. Atena constata che la ragione umana l’ha avuta vinta sui
vaneggiamenti magici.
"E' prevalso Zeus protettore
dell’assemblea (ajgorai'o~) e la nostra gara di benefìci (ajgaqw'n e[ri~) vince per sempre"(vv.973
- 975). Alle due e[ride~ di Esiodo[1], quella cattiva e quella buona, si
aggiunge questa che è ottima.
E' la vittoria della parola colta e persuasiva sul mugolio con il quale si
erano presentate le Erinni entrando in scena (vv. 117 e sgg.).
Isocrate nel Panegirico metterà in rilievo che Atene, di
cui fa un caldo elogio, elargisce al mondo intero i doni di civiltà e di
religione ricevuti dai suoi dèi.
Il coro si unisce alla deprecazione
del fremito raccapricciante della guerra civile (stavsi") e augura la concordia che
"tra i mortali è il rimedio di molti mali" (a[ko" v.986, quasi una panacea).
"Il messaggio che con questa
trilogia Eschilo vuole trasmettere è quello della concordia tra tutti i
cittadini, un programma chiaramente stabilizzante"[2].
Atena quindi invita i cittadini a
onorare favorevoli le dee favorevoli (eu[frona~ eu[frone~, v. 992) dai cui volti, già
spaventosi, la dea vede derivare grandi vantaggi per i cittadini : “ejk tw'n
foberw'n proswvpwn[3]
- mevga kevrdo~ oJrw' toi'sde polivtai~”(vv. 990 - 991).
Così le Eumenidi diventano sempre più benevole appunto, e
lanciano benedizioni: "salve, siate felici nel fortunato possesso della
ricchezza, siate felici cittadini di Atene, che state vicino a Zeus, cari alla
vergine cara, rimanendo saggi nel tempo: il padre ha sacro rispetto per chi sta
sotto le ali di Pallade (vv. 996 - 1002).
Atena contraccambia l'augurio mentre si forma una processione che deve
accompagnare le dee venerande alla loro dimora sotterranea dove saranno ospiti;
la parola greca è mevtoikoi (v.1011),
meteci, che indica una condizione la quale non gode della piena cittadinanza e
dell'optimum ius; questi infatti erano stranieri che, pur coabitanti,
non godevano dei diritti politici e subivano restrizioni anche nel campo dei
diritti civili.
Nel compromesso tra le due religioni dunque, quella olimpica prevale. Anche
Atena si unisce alla processione che mette al sicuro, sotto terra, le vecchie dee:
"vi accompagnerò alla luce di fiaccole fulgenti nei luoghi inferi sotto la
terra con queste ancelle che custodiscono il mio simulacro"(vv. 1022 - 1024).
Al corteo è invitato o[mma ga;r pavsh~ cqono;~[4]
- Qhsh'ido~ (v. 1025 - 1026), "l'occhio di tutta la terra di
Teseo", una nobile schiera di donne giovani e anziane con vesti di
porpora, un colore ctonio. Quindi la processione si muove verso la sede delle
Eumenidi, le dee venerande divenute propizie. Fiaccole vivaci illuminano il
cammino e i devoti alternano religioso silenzio (v.1035) con grida di giubilo e
danze che chiudono la tragedia (v.1047).
Bologna 4 gennaio 2021 ore 18, e 9 minuti
giovanni ghiselli
p. s
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[1] Nelle Opere e i giorni Esiodo
distingue due diversi tipi di [Eri": quella cattiva che fa crescere la guerra malvagia e
la lotta (v. 14) e l'altra che, generata prima della sorella dalla Notte, Zeus
pose alle radici della terra (v. 19), cioè alla base del progresso umano.
Questa suole svegliare al lavoro anche l'ozioso. Allora il vasaio gareggia con
il vasaio, l'artigiano con l'artigiano, il mendico con il mendico e l'aedo con
l'aedo (vv. 24 - 26).
[2] V. Di Benedetto (Introduzione
di), Eschilo Orestea, p. 18.
[3] Cfr. l’Edipo re di Sofocle
dove il coro, nella sciagura tebana, chiede ad Atena:" eujw'pa pevmyon
ajlkavn" (v. 189), manda un aiuto dal bel volto. Le maledizioni devono diventare benedizioni e
i volti belli da spaventosi che erano.
[4] Espressione di
sapore pindarico: poqevw stratia'~ ojfqalmo;n ejma'~ (Olimpica VI, 18), mi manca l’occhio dell’esercito, dice
Adrasto di Anfiarao, sprofondato nella terra. Un altro premio di consolazione
per le Eumenidi e tutte le donne sconfitte.
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