NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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sabato 2 gennaio 2021

Eschilo. "Le Eumenidi" III parte

statua di Atena antistante il parlamento Austriaco a Vienna
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le Eumenidi (terza parte)

 

 

Argomento

Oreste ad Atene viene attaccato dalle Erinni e chiede aiuto alla dea poliade. Quindi promette l’alleanza e la sicura fedeltà di Argo alla città protetta dalla dea Atena.

 

Quindi la scena si sposta sull'Acropoli di Atene dove Oreste abbraccia la statua della dea e la supplica di accoglierlo benigna (v. 236).

Poi rientra il coro delle Erinni (Epiparodo) e la corifèa ribadisce la loro feroce determinazione di cacciatrici del matricida: "infatti come un cane fa con un cerbiatto ferito, noi seguiamo le tracce del sangue che goccia"(vv.246 - 247).

La portavoce della banda sembra eccitata da una voluttà depravata di sguazzare nel sangue: "mi arride l'odore di sangue umano"(v.253).

Allora le Erinni si incitano a vicenda: "liquido sangue materno versato a terra, oh, non si raccatta, non si può richiamare indietro (ai|ma mhtrw`on camai; - dusagkovmiston, papai`) : il liquido versato al suolo è perduto. Ma bisogna che tu in cambio mi dia che da te vivo possa ingozzare denso liquido rosso dalle membra"vv. 261 - 265).

 L'offesa alla madre è un peccato per il quale non c'è remissione.

 Perciò Oreste deve morire ed essere trascinato sotto terra dove si trova " chi tra i mortali ha peccato commettendo sacrilegio contro dio o un ospite o i propri genitori"(vv. 269 - 271), trasgressioni considerate gravissime, lo abbiamo visto, già nelle Supplici, poi ricordate, sia pure in un contesto comico e con qualche variante, da Aristofane che nelle Rane scrive: "poi vedrai molto fango e sterco perenne, e in esso attuffati chi una volta ha maltrattato l'ospite, o eccitando un ragazzo lo ha derubato, o ha battuto la madre o ha percosso la mascella del padre[1] o ha giurato un giuramento falso"(vv. 145 - 150).

 

Luogo simile nell'Eneide dove sono elencati, con ampliamenti dovuti ai programmi restauratori di Augusto, i grandi criminali del Tartaro.

Dopo varie figure del mito, ecco i delinquenti umani :" Hic quibus invisi fratres, dum vita manebat,/ pulsatusve parens et fraus innexa clienti,/aut qui divitiis soli incubuere repertis/nec partem posuere suis (quae maxima turba est./quique ob adulterium[2] caesi, quique arma secuti/impia nec veriti dominorum fallere dextras""(Eneide, VI, vv. 608 - 613), qui ci sono quelli dai quali furono odiati i fratelli, finché la vita restava, o fu maltrattato il padre[3], o frode fu ordita al cliente, o quelli che da soli si stesero sulle ricchezze trovate e non ne fecero parte al prossimo loro (che è la masnada più grande), e quelli ammazzati per adulterio, e quelli che armi seguirono empie e non esitarono a ingannare la fede dei padroni.

 

Tra i dieci comandamenti dettati da Dio a Mosè si trova

“Onora tuo padre e tua madre.

Non uccidere.

Non commettere adulterio”. (Esodo, 20).

 

Oreste prova a difendersi da solo dicendo che il sangue della sua mano "dorme e svanisce"(Eumenidi, v. 280), in quanto oramai "la macchia del matricidio è lavata"(v. 281).

Ma questa volontà unilaterale non basta.

Il figlio di Agamennone chiama in aiuto Atena, eponima della città dove si è rifugiato, e in cambio promette che la dea: "conquisterà senza battaglia me e la mia terra e il popolo argivo che sarà giustamente fedele e alleato per sempre" (vv. 289 - 291).

Con questi versi Eschilo vuole dare una base mitico - religiosa alla lega stipulata tra gli Ateniesi e gli Argivi , in seguito al “maggiore errore politico”[4] commesso da Cimone che nel 462 portò aiuto agli Spartani in guerra contro gli Iloti ribelli. Il contingente ateniese venne bruscamente congedato e fallì la politica filospartana di Cimone che fu ostracizzato dagli Ateniesi (461 a. C.).

Argo approfittò dell’appoggio di Atene per stabilire il suo dominio su Micene e Tirinto.

“Nell’alleanza con Argo si intravede anche una motivazione ideologica: Argo aveva trasformato il suo regime in democratico, e le Supplici di Eschilo, datate ormai tra il 463 (o il 466), e il 461 a. C., ne sono un interessante riscontro. Contro l’oligarchica Sparta, l’intesa con Atene ha un profilo ideologico”[5]

 

Oreste dunque si fa portavoce anche della nuova tendenza antispartana propugnata da Pericle. La corifèa però cerca di annientarlo apostrofandolo con un dissanguato nutrimento dei demoni, ombra (“ajnaivmaton bovskhma daimovnwn, skiavn”, v.302).

 

Nell'Agamennone (del 458) del resto Ares viene definito "oJ crusamoibo;" d j [Arh" swmavtwn" (v.437), il cambiavalute dei corpi, nel senso che la guerra distrugge le vite e arricchisce gli speculatori.

 invece di uomini

urne e cenere giungono

alla casa di ciascuno"(434 - 436).

 

Secondo Gaetano De Sanctis, Eschilo con questa tragedia ha voluto mettere in guardia gli Ateniesi"contro le guerre ingiuste, pericolose e lontane, onde tornano, anziché i cittadini partiti per combattere, le urne recanti le loro ceneri. La lista dei caduti della tribù Eretteide mostra quale eco dovesse avere nei cuori tale monito durante quella campagna d'Egitto (anni 459 - 454) in cui fu impegnato il fiore delle forze ateniesi"[6].

 

2 gennaio 2021

giovanni ghiselli

 

 

 



[1] Questo spauracchio non distoglie Fidippide, il giovane delle Nuvole corrotto dalla cattiva educazione di Socrate, dal picchiare il padre Strepsiade; e l'antica tradizione che inculca il rispetto per i genitori e gli anziani non gli impedisce di coonestare l'atto empio con ragionamenti sofistici. 

[2] Si pensi alla volontà augustea di reprimere l’adulterio dilagante e di incoraggiare la monogamia. Essa verrà codificata, invano, dalla lex Iulia de adulteriis coercendis, dalla lex Iulia de maritandis ordinibus ( entrambe del 18 a. C.) e dalla lex Papia Poppaea ( del 9 d. C. ). Seneca nel De beneficiis mette in rilievo la diffusione di poliandria e poligamia : “Numquid iam ullus adulterii pudor est, postquam eo ventum est, ut nulla virum habeat, nisi ut adulterum inritet? Argumentum est deformitatis pudicitia”(III, 16, 3), c'è forse più un poco di vergogna dell'adulterio, dopo che si è arrivati al punto che nessuna donna ha il marito, se non per stimolare l'amante? La pudicizia è indizio di bruttezza. Si ricordi anche l'irrisorio "casta est quam nemo rogavit” di Ovidio (Amores, I, 8, 44), è casta quella cui nessuno ha fatto proposte.

[3] Trattare male i genitori dunque è un peccato classico. Della mancanza di affetto e comprensione per il proprio padre dovrà dolersi a lungo lo Zeno di Svevo dopo lo schiaffo e la morte di lui: "Magari mi fossi comportato con semplicità e avessi preso fra le mie braccia il mio caro babbo divenuto per malattia mite e affettuoso!" (La coscienza di Zeno, p. 59.).

Così pure il protagonista dell'autobiografico Il male oscuro di Giuseppe Berto conclude il suo romanzo con queste parole: "si è fatto tardi ma innaffierò egualmente l'orto e stasera proverò a portare i due bidoni pieni come faceva mio padre può darsi che ce la faccia senza versare l'acqua né cadere, e poi sarà tempo di dire Nunc dimittis servum tuum Domine, forse è già tempo" (p. 416).

[4] D. Musti, Storia greca, p. 337.

[5] D. Musti, Storia greca, p. 350.

[6] Storia dei Greci , II vol., p.91

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