NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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sabato 2 gennaio 2021

Eschilo. "Le Eumenidi" II parte

Teatro Don Bosco di Trapani: Le Eumenidi da Eschilo a Pasolini
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Le Eumenidi (seconda parte)

 

Clitennestra che è pure "un sogno" (v. 116), continua a incitarle.

Sicché le vergini Erinni si svegliano con mugolii e gemiti. La corifèa quindi grida: "prendilo prendilo prendilo prendilo; stai attenta!"(labe; labe; labe; labe fravzou, v. 130), con un uso ossessivo della paratassi che indica la primitività di queste creature [1].

La paura che molti uomini hanno della donna.

Non poche volte diventa terrore folle e omicida.

Eschilo, Verga e Shakespeare.

La madre assassinata, vedendo le sue vendicatrici che si muovono, le incita: "tu soffiandogli contro un soffio di sangue, emaciandolo con l’alito, con il fuoco del ventre (nhduvo~ puriv), incalzalo, consumalo con un secondo inseguimento" (Eschilo, Eumenidi, vv.137 - 139). Il fuoco del ventre rappresenta la paura che può fare del sesso della donna.

Vengono in mente le varie lupe, culminanti in quella di Verga: "Al villaggio la chiamavano la Lupa perché non era sazia giammai di nulla. Le donne si facevano la croce quando la vedevano passare, sola come una cagnaccia[2], con quell'andare randagio e sospettoso della lupa affamata; ella si spolpava i loro figliuoli e i loro mariti in un batter d'occhio, con le sue labbra rosse, e se li tirava dietro alla gonnella solamente a guardarli con quegli occhi da satanasso" (La Lupa ).

Nel Re Learthe lunatic king protagonista eponimo della tragedia dice: “Guardate quella signora che sorride in modo affettato, la cui faccia fa presagire neve dove il corpo si biforca (whose face betwen her forks presages snow), che affètta virtù e scuote il capo a sentir nominare il piacere; la puzzola e il cavallo nutrito d'erba fresca non vanno alla lussuria con un appetito più sfrenato (with a more riotous appetite). Sotto la vita esse sono centauri (down from the waist they are centaurs), sebbene donne nella parte superiore (though women all above); solo fino alla cintola esse sono eredi degli dèi; sotto è tutta del demonio: lì c'è l'inferno, lì ci sono le tenebre, lì c'è la fossa solforosa che brucia (there is the sulphurous pit burning), che scotta, c'è il fetore, c'è la consuzione" (, IV, 6)

 

La Parodo delle Eumenidi di Eschilo (vv. 143 - 177) è piena dei lamenti delle Erinni. Esse si dolgono degli "dèi nuovi" ( oiJ newvteroi[3] qeoiv, v. 162) che governano l'universo trascurando la giustizia[4].

Una preghiera nera contro la nuova religione (in questo caso la cristiana) si trova nel Lohengrin[5] di Richard Wagner.

La pronuncia la malvagia Ortrud nemica della pura Elsa e del santo cavaliere cristiano del Graal, Lohengrin, figlio di Parsifal. La donna terribile è congiurata con gli dèi pagani "profanati" dall'avvento del cristianesimo, come le Erinni e le altre divinità ctonie della mitologia inferiore, lo furono dall'affermarsi della religione olimpica: "O Dei profanati! Aiutate ora la mia vendetta! Punite l'oltraggio che qui vi si arreca! Fortificatemi nel servigio della vostra santa causa! Annientate la turpe illusione dei rinnegati! Wodan, Te, forte, io chiamo! Freia! O Augusta, ascoltami! Benedite in me l'inganno e l'ipocrisia, affinché sia felice la mia vendetta!” (II, 2).

 L'ombelico della terra è insozzato di sangue (v.166). Ma ci penseranno loro a vendicare la madre punendo il colpevole.

 

All'inizio del Primo episodio (vv.179 - 243) Apollo esce dal tempio con l'arco teso contro le Erinni, ordinando loro di "uscire subito fuori" (v.179) poiché la loro sede non è quella delfica, bensì i luoghi: "dove si tagliano teste, dove si strappano gli occhi con processi e supplizi, si distruggono i semi e si danneggia la virilità dei ragazzi (paivdwn kakou'tai clou'ni~), e ci sono mutilazioni, lapidazioni, e mugghiano con lunghi gemiti quelli trafitti nella schiena"(vv. 186 - 190).

 Dunque esse devono abitare in un "antro di leone che ingozza sangue"(v. 193).

 

Insomma queste divinità più antiche rappresentano il dolore, la miseria, e possono essere venerate solo da gente per la quale la vita è tortura e strazio.

 

Segue un dibattito tra Apollo e le Erinni. Il dio ricorda che la donna uccisa dal figlio, aveva ammazzato il suo sposo (v. 211), e la corifèa ribatte che la moglie non si macchiò del delitto di un consanguineo (v. 212). E' dunque vincolante solo il legame di sangue per l'antichissima religione. Un vincolo molto sentito da Sofocle, come vedremo.

 

Apollo replica che esistono anche patti di fedeltà sanciti dal matrimonio e, per giunta:" Viene disonorata e buttata via da questo discorso Cipride, dalla quale ai mortali derivano le gioie più care. Il letto infatti per l'uomo e la donna è fatale (eujnh; ga;r ajndri; kai; gunaiki; movrsimo~), è più grande del giuramento (o{rkou jsti meivzwn), ed è protetto dalla giustizia"(vv. 215 - 218).

 

Il letto, vedremo è il mobile più importante della casa nell'Alcesti di Euripide (vv. 177 e sgg.), e nella Medea è un nodo di affetti così sacro e forte che, se l’uomo unilateralmente lo scioglie o lo taglia, rende la donna feroce (vv. 265 - 266).

 

Ma l'Erinni corifèa risponde: "mi aizza il sangue della madre" (230), e aggiunge che per questo motivo non può cessare di dare la caccia a Oreste.

 

giovanni ghiselli



[1] Altrettanto ripetutamente minaccia la prima strega del Macbeth di Shakespeare, con l’ aggiunta di un anticipo di nonsense: “una moglie di marinaio aveva nel grembiale delle castagne, e masticava, masticava, masticava. "Dammi qua" feci io. "Vai via strega !" grida quella carogna rimpinzata. Suo marito è andato ad Aleppo, capitano della Tigre. Ma io farò vela per colà imbarcata in uno staccio. And like a rat without a tail - I'll do, I'll do and I'll do" (I, 3), come un topo senza coda io farò e farò e farò.

[2] In I Malavoglia troviamo: "quella cagna della Vespa" (XV cap).

[3] A Roma nell'età di Cesare e Catullo si chiamavano così i poeti che volevano raffinare le lettere latine, snellirle, ma erano guardati con sospetto dai tradizionalisti

[4] La lotta tra vecchi e nuovi dèi si trova pure nei Veda (dove si chiamano Asura e Deva) e nella mitologia scandìnava (Asi e Vani).

[5] Del 1850.

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