NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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domenica 3 gennaio 2021

Eschilo. "Le Eumenidi", VIII parte

Apollo
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Argomenti

La paura della donna (che l’uomo ha della donna). Risposte confutatorie del maschilismo di Apollo

 

La madre non è indispensabile continua Febo: "ne è qui testimone la figlia di Zeus Olimpio, la quale non venne nutrita nelle tenebre di un utero - oujk ejn skovtoisi nhduvo" teqrammevnh, ma è come un virgulto (e[rno~ [1]) che nessuna dea avrebbe potuto partorire" (Eumenidi, vv.664 - 666).

 

In questi tre versi si vede la paura dell'uomo per l'oscurità della donna che è poi la zona oscura di se stesso, la propria parte femminile, l’anima di Jung, una parte con la quale invece hanno un buon rapporto gli uomini che amano le donne e, siccome ne sono stati contraccambiati, amano anche se stessi.

 

Anche Dioniso nacque senza madre. La storia è raccontata nelle Baccanti (vv. 519 - 527)[2].

In the third play, The Eumenides, the winner of the battle of the sexes - in Athens and amongs the gods - is decided. From a feminist perspective, it is ironic that this play dramatises the so called beginning of democracy[3], nel terzo dramma, Eumenidi, chi vince la battaglia dei sessi, ad Atene e tra gli dei è deciso. Da una prospettiva femminista, è ironico che quest’opera drammatizzi il cosiddetto principio della democrazia.

 

Voglio citare, in contrapposizione all’antifemminismo di questa tragedia, qualche riga dell'Ulisse di Joyce che elogia l’amore della madre:" Se non fosse stato per lei la maratona del mondo lo avrebbe schiacciato sotto i piedi, spiaccicata lumaca senza vertebre. Lei aveva amato quel debole sangue acquoso trasfuso dal proprio (…) Amor matris , genitivo soggettivo e oggettivo, questa è forse l'unica cosa vera nella vita. La paternità forse è una finzione legale. Chi è il padre di un qualsiasi figlio perché qualsiasi figlio debba amarlo o viceversa (...) Il figlio nascituro guasta la bellezza: nato, porta dolore, separa l'affetto, accresce le preoccupazioni. E' un maschio: la sua crescita è il declinare del padre, la sua giovinezza l'invidia del padre, il suo amico il nemico del padre (...) Che cosa mai li congiunge in natura? Un istante di cieca foia"[4].

 

Seguono questa linea confutatoria del patriarcato Dacia Maraini e Oriana Fallaci le quali, giustamente, rifiutano questo declassamento del loro ventre a “contenitore”:

“La madre non è più all’origine della vita, ma è solo un contenitore di vite altrui. E’ il padre che concepisce, che dà il soffio dell’energia vitale (…) D’altronde la Bibbia non racconta qualcosa di simile? Non stabilisce che è la donna che nasce dal corpo dell’uomo?” [5].

 

 “Cosa credi che sia: un contenitore, un barattolo dove si mette un oggetto da custodire? Sono una donna, perdio, sono una persona (…) Ti faccio una concessione: ingrasso, ti regalo il mio corpo. Ma la mia mente no (…) Poveretto. Non è colpa sua, hanno raccontato anche a lui che Dio è un vecchio con la barba bianca, che Maria era un’incubatrice, che senza Giuseppe non avrebbe trovato nemmeno una stalla, che ad accendere il fuoco fu Prometeo” [6].

 

Many feminist critics and historians have analysed The Oresteia as a text central to the formalisation of misogyny … The Oresteia enacts ‘the battle of the sexes’, using Athenian cultural and political codes to prescribe that women must lose the battle”[7], molti critici femministi hanno analizzato l’Orestea come un testo fondamentale per la formalizzazione della misoginia (…) L’Orestea mette in scena la ‘battaglia dei sessi’, usando i codici culturali e politici ateniesi per prescrivere che le donne devono perdere la battaglia.

 

giovanni ghiselli

 



[1] Un virgulto ( [erno" ) osservato presso l'altare di Apollo, è il frammento della natura santa cui Odisseo paragona la vergine Nausicaa (Odissea , 6, vv. 162 - 163): anche qui la ragazza viene distinta dalla donna e dalla sessualità.

[2] Vedi la scheda di approfondimento successiva al v. 113 della Medea.

[3] Sue - Ellen case, Op. cit., p. 14.

[4]Ulisse , p 38 e p. 284.

[5] Dacia Maraini, Lettera sull’aborto, da Un clandestino a bordo, (1987), Milano, 2002.

[6] O. Fallaci, Lettera a un bambino mai nato, p. 58.

[7] Sue - Ellen Case, Feminism and theater, p.12.

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