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La paura della donna (che l’uomo ha della donna). Risposte confutatorie del maschilismo di Apollo
La madre non è indispensabile
continua Febo: "ne è qui testimone la figlia di Zeus Olimpio, la quale non
venne nutrita nelle tenebre di un utero - oujk ejn skovtoisi nhduvo" teqrammevnh, ma è come un virgulto (e[rno~ [1]) che nessuna dea avrebbe potuto
partorire" (Eumenidi, vv.664 - 666).
In questi tre versi si vede la paura
dell'uomo per l'oscurità della donna che è poi la zona oscura di se stesso, la
propria parte femminile, l’anima di Jung, una parte con la quale
invece hanno un buon rapporto gli uomini che amano le donne e, siccome ne sono
stati contraccambiati, amano anche se stessi.
Anche Dioniso nacque senza madre. La
storia è raccontata nelle Baccanti (vv. 519 - 527)[2].
“In the third play, The Eumenides, the winner of the battle
of the sexes - in Athens and amongs the gods - is decided. From a feminist
perspective, it is ironic that this play dramatises the so called beginning of
democracy”[3], nel
terzo dramma, Eumenidi, chi vince la battaglia dei sessi, ad Atene
e tra gli dei è deciso. Da una prospettiva femminista, è ironico che quest’opera drammatizzi il
cosiddetto principio della democrazia.
Voglio citare, in contrapposizione
all’antifemminismo di questa tragedia, qualche riga dell'Ulisse di
Joyce che elogia l’amore della madre:" Se non fosse stato per lei la maratona del mondo lo avrebbe
schiacciato sotto i piedi, spiaccicata lumaca senza vertebre. Lei aveva amato
quel debole sangue acquoso trasfuso dal proprio (…) Amor matris , genitivo soggettivo e
oggettivo, questa è forse l'unica cosa vera nella vita. La paternità forse è
una finzione legale. Chi è il padre di un qualsiasi figlio perché qualsiasi
figlio debba amarlo o viceversa (...) Il figlio nascituro guasta la bellezza:
nato, porta dolore, separa l'affetto, accresce le preoccupazioni. E' un
maschio: la sua crescita è il declinare del padre, la sua giovinezza l'invidia
del padre, il suo amico il nemico del padre (...) Che cosa mai li congiunge in
natura? Un istante di cieca foia"[4].
Seguono questa linea confutatoria
del patriarcato Dacia Maraini e Oriana Fallaci le quali, giustamente, rifiutano
questo declassamento del loro ventre a “contenitore”:
“La madre non è più all’origine
della vita, ma è solo un contenitore di vite altrui. E’ il padre che
concepisce, che dà il soffio dell’energia vitale (…) D’altronde la Bibbia non
racconta qualcosa di simile? Non stabilisce che è la donna che nasce dal corpo
dell’uomo?” [5].
“Cosa credi che sia: un
contenitore, un barattolo dove si mette un oggetto da custodire? Sono una
donna, perdio, sono una persona (…) Ti faccio una concessione: ingrasso, ti
regalo il mio corpo. Ma la mia mente no (…) Poveretto. Non è colpa sua, hanno
raccontato anche a lui che Dio è un vecchio con la barba bianca, che Maria era
un’incubatrice, che senza Giuseppe non avrebbe trovato nemmeno una stalla, che
ad accendere il fuoco fu Prometeo” [6].
“Many
feminist critics and historians have analysed The Oresteia as
a text central to the formalisation of misogyny … The Oresteia enacts
‘the battle of the sexes’, using Athenian cultural and political codes to
prescribe that women must lose the battle”[7], molti
critici femministi hanno analizzato l’Orestea come un testo fondamentale
per la formalizzazione della misoginia (…) L’Orestea mette in scena la ‘battaglia dei
sessi’, usando i codici culturali e politici ateniesi per prescrivere che le
donne devono perdere la battaglia.
giovanni ghiselli
[1] Un
virgulto ( [erno" ) osservato presso l'altare di
Apollo, è il frammento della natura santa cui Odisseo paragona la vergine
Nausicaa (Odissea , 6, vv. 162 - 163): anche qui la ragazza viene
distinta dalla donna e dalla sessualità.
[2] Vedi
la scheda di approfondimento successiva al v. 113 della Medea.
[3] Sue - Ellen
case, Op. cit., p. 14.
[4]Ulisse , p 38 e p. 284.
[5] Dacia Maraini, Lettera sull’aborto, da Un
clandestino a bordo, (1987), Milano, 2002.
[6] O.
Fallaci, Lettera a un bambino mai nato, p. 58.
[7] Sue - Ellen
Case, Feminism and theater, p.12.
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