NUOVE DATE alla Biblioteca «Ginzburg»: Protagonisti della storia antica

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martedì 5 gennaio 2021

Eschilo. "Prometeo incatenato", III. Voci favorevoli a Prometeo: Luciano, Goethe, Mann

Prometeo: il titano ribelle secondo Massimo Luconi al Teatro Grande di Pompei
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Non mancano del resto espressioni di simpatia indirizzate al Titano ribelle.

 

Vediamone alcune

Nel dialogo Prometeo o il Caucaso di Luciano (125 - 185 d. C.) il Titano si difende davanti a Ermes. Dice che il suo furto fa parte degli scherzi che rallegrano i simposi i quali altrimenti sono gravati da ubriachezza, sazietà, silenzio. Lo sdegno di Zeus mostra molta piccineria e volgarità di sentimenti. Prometeo rivendica il merito di avere plasmato gli uomini che abbelliscono la terra e onorano gli dèi. Delle donne, parimenti fatte da Prometeo, gli dèi si innamorano e per incontrarle scendono sulla terra trasformati in tori, cigni, satiri. Il fuoco poi è usato per i sacrifici agli dèi.

 

Goethe rappresenta Prometeo che dice a Giove: "Io non conosco al mondo/nulla di più meschino di voi, o dèi/ (…) Io renderti onore? E perché?/Hai mai lenito i dolori/di me ch'ero afflitto?/

Hai mai calmato le lacrime/di me ch'ero in angoscia?/ (…) Io sto qui e creo uomini/a mia immagine e somiglianza,/una stirpe simile a me,/fatta per soffrire e per piangere,/per godere e gioire/e non curarsi di te,/come me!"[1].

 

Settembrini, il letterato illuminista di La Montagna Incantata [2] di Thomas Mann, esalta la figura di Prometeo come l'archetipo dell'umanista: "Che cos'era però in fondo l'umanesimo? Nient'altro che amore verso gli uomini, quindi: politica e ribellione contro tutto ciò che macchiava e offendeva l'idea dell'uomo. Gli si era rimproverato un eccessivo rispetto della forma, ma anche la bella forma era da lui curata per amore della dignità umana, in splendido contrasto col medioevo che non solo era caduto nell'abisso della inimicizia verso gli uomini e nella superstizione, ma nella più vergognosa trascuratezza di forma. Fin dal principio egli aveva parteggiato e combattuto per la causa dell'umanità, per i suoi interessi terreni, proclamando sacra la libertà di pensiero, la gioia della vita, e pretendendo che il cielo fosse lasciato agli uccelli. Prometeo! Quello era stato il primo umanista, identico a quel Satana cui Carducci aveva dedicato un inno" (Quarto capitolo, Angoscia crescente).

 

Più avanti Settembrini santifica anche l’ u{bri~ di Prometeo in quanto amica dell'umanità e favorevole alla ragione:"Ma l'"Hybris" della ragione contro le oscure potenze è altissima umanità, e se chiama su di sé la vendetta di dèi invidios (...) questa è sempre una rovina onorata. Anche l'azione di Prometeo era "Hybris" e il suo tormento sulla roccia scita noi lo consideriamo il martirio più santo. Ma come siamo invece di fronte all'altra "Hybris", a quella contraria alla ragione, all'"Hybris" della inimicizia contro la schiatta umana?" (Sesto capitolo, Mutamenti)

Per Settembrini dunque le u{brei" sono due, come le e[ride" per Esiodo.

L’altra ybris è il naufragio nel lascivo esperimento con le potenze dell’antiragione

L’ybris di Prometeo ha ricevuto il più sacro dei martìri p.526

Il percorso intero contiene anche un’analisi particolareggiata dei versi cruciali del dramma di Eschilo che si conclude con una tempesta, correlativo oggettivo dell’anima sconvolta di Prometeo il quale viene inabissato nel caos che aveva cercato di ripristinare contro l’ordine olimpico stabilito da Zeus.

 



[1] Vv. 13 - 14, 38 - 42, 52 - 58 dell'Inno Prometeo del 1774 (l'anno del Werther) trad. it. di G. Baioni

[2] Der Zauberberg, Del 1924.


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