PER VISUALIZZARE IL GRECO SCARICA IL FONT HELLENIKA QUI E GREEK QUIPrometeo: il titano ribelle secondo Massimo Luconi al Teatro Grande di Pompei
Non mancano del resto espressioni di simpatia indirizzate al Titano ribelle.
Vediamone alcune
Nel dialogo Prometeo o il
Caucaso di Luciano (125 - 185 d. C.) il Titano si difende davanti
a Ermes. Dice che il suo furto fa parte degli scherzi che rallegrano i simposi
i quali altrimenti sono gravati da ubriachezza, sazietà, silenzio. Lo sdegno di
Zeus mostra molta piccineria e volgarità di sentimenti. Prometeo rivendica il
merito di avere plasmato gli uomini che abbelliscono la terra e onorano gli
dèi. Delle donne, parimenti fatte da Prometeo, gli dèi si innamorano e per
incontrarle scendono sulla terra trasformati in tori, cigni, satiri. Il fuoco
poi è usato per i sacrifici agli dèi.
Goethe rappresenta Prometeo che dice
a Giove: "Io non conosco al mondo/nulla di più meschino di voi, o dèi/ (…)
Io renderti onore? E perché?/Hai mai lenito i dolori/di me ch'ero afflitto?/
Hai mai calmato le lacrime/di me
ch'ero in angoscia?/ (…) Io sto qui e creo uomini/a mia immagine e
somiglianza,/una stirpe simile a me,/fatta per soffrire e per piangere,/per
godere e gioire/e non curarsi di te,/come me!"[1].
Settembrini, il letterato illuminista
di La Montagna Incantata [2] di
Thomas Mann, esalta la figura di Prometeo come l'archetipo dell'umanista: "Che
cos'era però in fondo l'umanesimo? Nient'altro che amore verso gli uomini,
quindi: politica e ribellione contro tutto ciò che macchiava e offendeva l'idea
dell'uomo. Gli si era rimproverato un eccessivo rispetto della forma, ma anche
la bella forma era da lui curata per amore della dignità umana, in splendido
contrasto col medioevo che non solo era caduto nell'abisso della inimicizia
verso gli uomini e nella superstizione, ma nella più vergognosa trascuratezza
di forma. Fin dal principio egli aveva parteggiato e combattuto per la causa
dell'umanità, per i suoi interessi terreni, proclamando sacra la libertà di
pensiero, la gioia della vita, e pretendendo che il cielo fosse lasciato agli
uccelli. Prometeo! Quello era stato il primo umanista, identico a quel Satana
cui Carducci aveva dedicato un inno" (Quarto capitolo, Angoscia crescente).
Più avanti Settembrini santifica
anche l’ u{bri~ di Prometeo in quanto amica
dell'umanità e favorevole alla ragione:"Ma l'"Hybris" della
ragione contro le oscure potenze è altissima umanità, e se chiama su di sé la
vendetta di dèi invidios (...) questa è sempre una rovina onorata. Anche
l'azione di Prometeo era "Hybris" e il suo tormento sulla roccia
scita noi lo consideriamo il martirio più santo. Ma come siamo invece di fronte
all'altra "Hybris", a quella contraria alla ragione,
all'"Hybris" della inimicizia contro la schiatta umana?" (Sesto
capitolo, Mutamenti)
Per Settembrini dunque le u{brei" sono due, come le e[ride" per Esiodo.
L’altra ybris è il
naufragio nel lascivo esperimento con le potenze dell’antiragione
L’ybris di Prometeo ha
ricevuto il più sacro dei martìri p.526
Il percorso intero contiene anche
un’analisi particolareggiata dei versi cruciali del dramma di Eschilo che si
conclude con una tempesta, correlativo oggettivo dell’anima sconvolta di
Prometeo il quale viene inabissato nel caos che aveva cercato di ripristinare
contro l’ordine olimpico stabilito da Zeus.
[1] Vv. 13
- 14, 38 - 42, 52 - 58 dell'Inno Prometeo del 1774 (l'anno del Werther)
trad. it. di G. Baioni
[2] Der
Zauberberg, Del 1924.
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