Giacomo Balla, Il dubbio (particolare) |
Il dono di Prometeo agli uomini (il fuoco) e l’antidono di Zeus (la donna).
Esiodo e la
considerazione malevola della donna
Nella Teogonia, Esiodo racconta
che Zeus si era sdegnato poiché Prometeo aveva cercato di ingannarlo due volte: la prima dividendo tra gli uomini e
gli dèi un bue di notevole mole in maniera iniqua e sfavorevole agli immortali;
la seconda restituendo agli uomini il fuoco che il dio supremo aveva tolto ai
mortali, per rappresaglia nei confronti della benevolenza di Prometeo.
Esiodo quale denigratore delle
donne
Allora Zeus, in cambio del
fuoco preparò per loro un malanno ("aujti;ka d j ajnti; puro;" teu'xen kako;n ajnqrwvpoisi", v. 570). Questo male fu
plasmato da Efesto con la terra: era simile ad una vereconda fanciulla che
Atena adornò con un cinto, una veste, un velo, serti di fiori e una corona
d'oro dove lo stesso Ambidestro aveva cesellato figure di fiere terribili,
quanti ne nutre la terra ed il mare (v. 582). Una prefigurazione delle
leonesse, le tigri e le scille in cui vengono trasfigurate Clitennestre e
Medee. Comunque questa creatura divenne uno splendido malanno ("kalo;n kakovn", v. 585) per gli uomini, un inganno scosceso
("dovlon aijpuvn", v. 589) e senza rimedio.
Ecco già delineato il "popolo nemico"[1] da cui
derivano a quello dei maschi malanno e sciagura ("ph'ma", v.592).
Nelle Opere e giorni Esiodo
torna sul mito di Prometeo e di Pandora, la prima donna: Zeus, sdegnato per l’inganno
di Prometeo, dai tortuosi pensieri, versò sugli uomini lacrimevoli affanni e
nascose il fuoco (kruvye de;
pu'r[2], v. 50), poi, siccome il figlio di
Giapeto lo rubò di nuovo celandolo ejn koivlw/ navrqhki (v.
52), in una verga cava, l’adunatore di nembi, adirato, aggiunse un’altra
sciagura e disse:
“Figlio di Giapeto, che più di tutti
conosci pensieri maliziosi,
tu gioisci di avere rubato il fuoco
e di avere ingannato il mio volere,
grande sciagura per te e per gli
uomini futuri.
io a quelli in cambio del fuoco
darò un malanno, del quale tutti
godano nella foga della
passione, circondando di affetto il proprio malanno”.
Così disse; poi scoppiò a ridere il
padre degli uomini e degli dèi.
E comandò all’inclito Efesto di
mescolare al più presto
terra con acqua, e di metterci voce
e vigore
di essere umano, e di renderla
simile alle dèe immortali nell’aspetto:
un bella, amabile, forma di ragazza;
poi ad Atena
ordinò di insegnarle le opere: a
tessere la tela lavorata con arte;
e all’aurea Afrodite di versare la
grazia attorno al suo capo
e il desiderio doloroso e gli
affanni che divorano le membra;
e inoltre ordinava a Ermes il
messaggero Argifonte
di metterci dentro una mente
di cagna e un carattere scaltro (Opere e giorni, vv. 54 - 78).
Ermes poi infuse in questa donna la
parola e la
chiamò Pandora poiché tutti gli immortali le avevano regalato un dono
avevano donato un dono ( o{ti
pavnte" jOluvmpia dwvmat j e[conte" - dw`ron ejdwvrhsan, 81 - 82).
giovanni ghiselli
[1]Cfr. C.
Pavese:"Sono un popolo nemico, le donne, come il popolo tedesco. Il
mestiere di vivere , 9 settembre, 1946.
[2] Cfr.
Virgilio, Georgica I, 131: ignemque removit.
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